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La violenza del regime di Maduro nel documento/denuncia di Michelle Bachelet

Claudio Madricardo 05/07/2019
Michelle Bachelet, ex presidente socialista cilena e attuale alta incaricata dell’Onu per i diritti umani, ha concentrato in un documento di diciotto pagine la sua dura condanna nei confronti del regime di Nicolás Maduro, accusato di violare i diritti economici e sociali dei venezuelani.

Il rapporto analizza il periodo compreso tra l’inizio del 2018 e il maggio di quest’anno, ed è frutto di 558 interviste a vittime, testimoni, avvocati, medici, giornalisti, ex militari fatte durante la sua recente visita al Paese a fine giugno, data la scarsa possibilità di accedere alle fonti e statistiche ufficiali, spesso del tutto inesistenti.
Il documento conferma le accuse che le ONG e la stampa locale hanno mosso nei confronti del governo in questi anni, incapace perfino di garantire i sistemi di produzione e distribuzione degli alimenti. Situazione che ha aumentato la quantità di persone che, per sopravvivere, deve ricorrere ai programmi di assistenza alimentare, non solo per la scarsità di cibo, ma anche per i prezzi altissimi dovuti a un’inflazione senza precedenti.
Bachelet ha denunciato anche la mancanza di medicinali e la fuga dei medici, con la conseguente diffusione nel Paese di malattie che prima erano state sconfitte o controllate. A tal punto che 1.557 persone sono morte per mancanza di cure negli ospedali e 40 sono decedute durante il lungo blocco dell’elettricità che ha colpito il Paese nelle scorse settimane.
Durissima l’accusa che riguarda le violazioni delle libertà di opinione ed espressione, dove è aumentata invece l’egemonia del governo nell’ambito della comunicazione, ottenuta attraverso restrizioni nei confronti della stampa non allineata e arresti di giornalisti non graditi al potere.
Per la repressione del dissenso il governo ha fatto ricorso all’uso eccessivo della forza attraverso i suoi corpi di polizia, spesso ha autorizzato detenzioni arbitrarie, maltrattamenti e torture degli oppositori e perfino esecuzioni extragiudiziali, ricorrendo alle intimidazioni da parte dei collettivi chavisti come forma di controllo sociale.
Bachelet muove accuse durissime anche nei confronti delle istituzioni responsabili della protezione dei diritti umani, come il sistema giudiziario, incapace di portare a termine indagini solide che si concludano con la condanna degli abusi e difendano le vittime e i testimoni.
Una condotta che contribuisce a creare una situazione d’impunità che favorisce il ripetersi delle violazioni, mentre i programmi sociali messi in campo dal governo operano sulla base della discriminazione politica e come strumento di controllo sociale, col risultato che lo spazio democratico nel Paese si è ristretto. Una situazione che, secondo Bachelet, è destinata a spingere i venezuelani a lasciare il loro Paese, ingrossando in futuro un fenomeno che ha già interessato quattro milioni di persone.
Alle accuse di Michelle Bachelet ha risposto ieri il governo di Nicolás Maduro definendo la sua una visione selettiva e apertamente parziale sulla vera situazione dei diritti umani nel Paese, i cui risultati sono dovuti alle debolezze presenti nella metodologia utilizzata nell’elaborazione.
Una difesa debole da parte di un governo che difficilmente a questo punto può indicare nelle sanzioni americane anche l’origine delle violazioni dei diritti d’espressione e politici, come già fa per la disastrosa situazione economica. E un aiuto di fatto da parte dell’alta commissaria dell’Onu alla battaglia dell’opposizione a Maduro che oggi tenta di riempire le piazze di Caracas.