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Cos’è questa storia del “muro” tra la Slovenia e l’Italia

Il Post 6 LUGLIO 2019
Se ne parla da qualche giorno, anche se sembra che nessuno voglia davvero costruirne uno.

Dalla fine di giugno si è cominciato a sentir parlare della possibile costruzione di un muro lungo il confine tra la Slovenia e l’Italia, con lo scopo di fermare i migranti che arrivano in Italia seguendo la cosiddetta “rotta balcanica”. A parlare per primo di qualcosa del genere era stato il ministro dell’Interno Matteo Salvini, e si era poi detto favorevole all’idea di “barriere fisiche” lungo il confine anche il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, della Lega. Entrambi, però, non avevano mai parlato di un progetto concreto, né tantomeno quello di costruire un muro lungo quasi 300 chilometri come scritto approssimativamente da alcuni giornali.
La “rotta balcanica” è un percorso che dalla Turchia, attraverso i paesi della ex Jugoslavia, negli ultimi anni è stato usato da migliaia di migranti per arrivare in Europa. Se ne parlò molto nel 2015, durante il momento più difficile della crisi dei migranti, quando diversi paesi – tra cui l’Ungheria e la stessa Slovenia – cominciarono a costruire muri e barriere di filo spinato per proteggere i loro confini.
Da allora il numero di migranti che percorrono quella rotta si è molto ridotto e così anche il numero di persone che arrivano in Italia dopo aver attraversato la Slovenia. Anche se sembra che ci sia stato un aumento negli ultimi mesi, si parla di numeri piuttosto piccoli: da gennaio a giugno 2019, scrive il Gazzettino, nella zona di Trieste è stato contato l’arrivo di 652 persone. Un conto esatto degli arrivi totali è comunque difficile, e ci sono altre stime: qualcuno parla di un migliaio di arrivi fin qui nel 2019; il governatore Fedriga parla di 80-100 persone che arrivano ogni giorno.
Salvini aveva spiegato a fine giugno che da luglio sarebbero cominciati pattugliamenti congiunti della polizia italiana e di quella slovena lungo il confine tra i due paesi. Riguardano una decina di chilometri di confine, nel punto in cui è più facile attraversarlo passando dai sentieri meno battuti attraverso i boschi. Salvini aveva però detto che nel caso i pattugliamenti non fossero bastati ad arginare l’arrivo di migranti, il governo avrebbe preso in considerazione la possibilità di chiedere una sospensione del trattato di Schengen sulla libera circolazione dei cittadini dell’Unione Europea oppure, come soluzione estrema, avrebbe preso in considerazione la costruzione di «barriere fisiche» lungo il confine.
Anche se di fatto la sua idea sembrava quella, Salvini non aveva parlato esattamente di un “muro”: nei giorni successivi alle sue dichiarazioni, i giornali avevano però parlato di questo e – in un’intervista al Fatto Quotidiano del 30 giugno – Fedriga aveva parlato di «un muro o altro» lungo 243 chilometri di confine tra Italia e Slovenia. La storia del muro si era quindi ingigantita, con prese di posizione da parte di molti altri politici favorevoli – nella Lega, soprattutto – e contrari, nel Partito Democratico e nel Movimento 5 Stelle. Per venerdì 5 luglio, in diverse città del Friuli Venezia Giulia, il Partito Democratico aveva anche organizzato manifestazioni per chiedere che il confine non venisse chiuso.
In un’altra intervista, questa volta durante il programma di Lucia Annunziata 1/2 ora in più, su Rai Tre, Fedriga aveva comunque provato a spiegarsi meglio. Aveva detto che il giornalista del Fatto Quotidiano che aveva riportato la sua intervista si era preso delle «licenze poetiche» e che lui non aveva mai parlato di un muro lungo 243 chilometri (il confine tra Italia e Slovenia è peraltro più corto, misura circa 232 chilometri, ed è in molti tratti difficile da attraversare per via delle montagne). Fedriga aveva ridimensionato un po’ la cosa, spiegando che in caso altri sistemi non avessero funzionato, lui e il governo avrebbero preso in considerazione diverse opzioni, compresa quella di «barriere nelle tratte più frequentate». Venerdì 5 luglio, anche Salvini aveva usato toni molto poco convinti parlando della possibilità di costruire barriere lungo il confine con la Slovenia, dicendo che si tratta solo di una «ultima ipotesi».