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La riduzione delle disuguaglianze è una sfida che l’Italia e l’Europa non possono ignorare

Roberto Barbieri 24/05/2019
Le crescenti disuguaglianze economiche, sociali e di genere, nel godimento dei diritti nel mondo del lavoro, sono uno dei temi centrali della nostra epoca.

Un tema ormai riconosciuto a livello internazionale come un fenomeno che colpisce trasversalmente sempre di più tutti i livelli della società, territori, Paesi ricchi e poveri, inasprendo rabbia e tensione sociale. Anche in Italia, come nel resto d’Europa. 
Definire e soprattutto attuare politiche efficaci per contrastarle è perciò una sfida che, in occasione del voto per il rinnovo del Parlamento europeo, ciascun attore in campo dovrebbe raccogliere.
La punta dell’iceberg
Oggi le disuguaglianze sono identificabili e osservabili da diverse angolazioni. Partiamo dunque da quelle più lampanti, che vedono nella concentrazione della ricchezza solo la punta dell’iceberg di un sistema economico ingiusto e fondamentalmente insostenibile. Sono sufficienti due evidenze.
A livello globale – come denunciato nel nostro ultimo rapporto annuale – ancora nel 2018, 26 super-ricchi detenevano l’equivalente ricchezza della metà più povera del Pianeta, mentre il 5% più ricco degli italiani era titolare della stessa quota di ricchezza posseduta dal 90% più povero.
Ebbene se la ricchezza in sé non è certamente una colpa, il vero problema nasce quando la forsennata corsa alla riduzione del costo del lavoro, alla massimizzazione “a ogni costo” degli utili d’impresa o quando il condizionamento politico esercitato da portatori di interessi particolari rendono inattuabile la costruzione di una crescita economica condivisa e lo sradicamento della povertà estrema. Una condizione che nel nostro Paese coinvolge 5 milioni di persone e nel mondo circa 780 milioni.
In altre parole, le grandi disuguaglianze che caratterizzano il nostro tempo diventano sempre di più un ostacolo verso il raggiungimento di un modello di sviluppo sostenibile nel medio e lungo periodo, così come definito dalle Nazioni Unite.
Necessaria una profonda riflessione
“La disuguaglianza e lo sfruttamento non sono una fatalità e neppure una costante storica. Non sono una fatalità perché dipendono, oltre che da diversi comportamenti individuali, anche dalle regole economiche che una società decide di darsi”.
Così Papa Francesco ha indicato nel 2017, la necessità di una profonda riflessione su due temi strettamente connessi, oggi più che mai necessaria.
Un’occasione offerta – proprio mentre l’Europa si interroga tra mille tendenze centrifughe sul proprio futuro – dal Festival dello Sviluppo Sostenibile 2019, che in un nutrito programma di eventi in diverse città italiane, anche quest’anno si pone tra i primi obiettivi la realizzazione di un cambiamento culturale e politico che consenta all’Italia di attuare l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e centrare i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile.
Uno degli obiettivi principali è proprio il numero 10: “ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra le Nazioni”. Ed è proprio per questo che Oxfam ha deciso di portare domani (sabato 25 maggio dalle 10.30, in via dei Serragli 49) a Firenze, all’interno del Festival, alcuni dei principali attori italiani impegnati sul tema, per un incontro aperto al pubblico assieme al portavoce dell’ASviS, Enrico Giovannini, alla vice segretaria generale della CIGL Gianna Fracassi, al coordinatore di Libera Toscana don Andrea Bigalli, al titolare della Responsabilità Sociale Rai Roberto Natale, a Ugo Biggeri di Banca Etica e a Guido De Togni di Funky Tomato.
Si parlerà dei “diritti nell’epoca delle grandi disuguaglianze”. Nel tentativo di favorire una maggiore comprensione delle cause strutturali da cui tutto questo ha origine e individuare insieme possibili soluzioni, sinergie e obiettivi che non possiamo non centrare.
Per un’Europa dei diritti…
Come Oxfam, siamo impegnati in Italia con la Diaconia Valdese e altri partner nelle “periferie” di 8 città italiane per combattere la povertà e l’esclusione sociale, cresciute dal 2008 a ritmi esponenziali nel nostro Paese tra cittadini sia stranieri che italiani.
Come noi, tantissime realtà della società civile italiana ed europea sono impegnate ogni giorno per la costruzione di una società in cui i diritti di tutti, nessuno escluso, siano tutelati. L’augurio perciò è che tutto questo patrimonio, la voce dei cittadini europei, venga ascoltata.