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Per la causa delle donne

Carlo Albarello 15/04/2019
La giovane peruviana che, secondo la Corte di Appello di Ancona, avrebbe finto una violenza sessuale, avrà finalmente giustizia. Lo ha deciso la Corte di Cassazione che ha deciso anche di rifare il processo contro i due violentatori.

A una settimana dal via libera al “Codice rosso”, con pene più dure per la violenza sulle donne, l’articolo di Liana Milella ripropone la causa delle donne. Una questione attuale che non riguarda solo la declinazione al femminile dei nomi di professioni ancora prevalentemente maschili, ma il rispetto dei sessi.
Dice bene Maria Montessori in un piccolo grande libro, “Per la causa delle donne” che le donne operano sole “perché gli uomini non ci comprendono ancora, non ci sentono nella nostra grande missione nuova” (p. 29).
Nota soprattutto come pedagogista, la Montessori è stata una figura di riferimento nell’ambito della tutela dei diritti femminili. Dai nove brevi testi, rimasti quasi inediti dopo una prima circolazione su riviste, emerge in modo convincente i rispetto per l’alterità della donna, alla quale auspica sia riconosciuta pari dignità.
Le donne hanno gli stessi diritti degli uomini, soprattutto il diritto alla parola, alla parola pubblica. Da questo diritto, e dalla consapevolezza di averlo, derivano tutti gli altri, perché la violenza sulle donne – come insegna l’infelice sentenza di Alessandra Panicchi e delle sue colleghe magistrate, Marina Tommolini e Cecilia Bellucci – è una questione di linguaggio, di accesso al linguaggio e della libertà di usarlo.
Di uomini curiosi delle donne, disponibili ad ascoltarle, a proteggerle, a prendersene cura, non ce ne sono poi tanti. Se ci fossero, se ci sono, sarebbero, sono, uomini in pace con il proprio sesso, con la propria funzione, uomini risolti sul piano affettivo e sociale.
Uomini in ordine col proprio desiderio, in un mondo che però è disordinato e precario, in cui la posizione maschile è difficile da occupare così come quella della donna.
“È giunta l’ora dell’azione. Abbiamo patito abbastanza. È l’ora di raccogliere le fila, fare un po’ i nostri conti e agire”.