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La sterilizzazione forzata delle donne in Giappone

LetteraDonna, 04 aprile 2018

Tra il
1948 e il 1996 la legge lo permetteva: l’obiettivo era impedire ai disabili di
riprodursi.
Un gruppo
di avvocati con uno striscione mentre si reca alla corte di Sendai per
discutere del caso delle sterilizzazioni forzate.
C’è stato
un tempo non troppo lontano in cui il Giappone promosse un piano eugenetico che
aveva l’obiettivo di impedire la nascita di bambini ‘minorati’. Era un piano a
lungo termine, che si protrasse per decenni: dagli Anni ’30 fino all’abolizione
definitiva, avvenuta nel 1996. Per tutto quel periodo di tempo, si stima che
circa 16mila e 500 persone siano state sterilizzate contro la loro volontà. Il
70% di queste persone erano donne. E alcune di loro, a decenni di distanza
dalla sterilizzazione forzata, hanno deciso di fare causa allo Stato
giapponese.
Vite
rovinate
Junko
Iizuka e altre donne hanno
raccontato le loro storie al Guardian
. Iizuka, ad esempio, nel 1963
aveva 16 anni quando si risvegliò dopo una misteriosa operazione chirurgica che
solo in seguito avrebbe scoperto consistere in una legatura delle tube. Yumi
Sato, invece, venne sottoposta all’operazione nel 1972, all’età di 15 anni.
L’impossibilità di avere dei figli le ha impedito di sposarsi, visto che
all’epoca nessuno voleva una moglie che non fosse in grado di dare vita a una
famiglia. La battaglia legale contro il governo giapponese si preannuncia lunga
e difficoltosa.
Inseguendo
l’eugenetica
Come
riassunto dal Guardian, subito dopo la sconfitta subita nella Seconda guerra
mondiale, alcuni politici giapponesi fecero leva sul desiderio dei nipponici di
migliorare la propria nazione. La via più rapida sembrò, incredibilmente,
riecheggiare le politiche dell’alleato dell’Asse, Adolf Hitler: l’eugenetica,
con la soppressione e la sterilizzazione delle persone affette da disabilità
fisiche o mentali, lievi o gravi che fossero. Tra il 1948 e il 1996 vennero
sterilizzate 25 mila persone, 16 e 500 delle quali, come detto, contro la loro
volontà. Si registrarono casi di sterilizzazione anche ai danni di bambine di
soli nove o dieci anni.
Sfida
allo stato
L’opinione
pubblica cominciò a contestare la legge a partire dagli Anni ’70, soprattutto
grazie all’attivismo di alcuni gruppi di persone disabili. Fu proprio in
quell’occasione che la legge venne paragonata esplicitamente alle politiche
naziste. A distanza di decenni, però, si ritiene che questa mentalità
anti-disabili sia ancora diffusa nella popolazione giapponese, come
dimostrerebbe il caso eclatante di un ex impiegato di una casa di cura che
accoltellò a morte 19 persone affette da disabilità. L’Onu ha più volte
richiamato il Giappone invitandolo ad adottare delle misure di assistenza
effettiva nei confronti di chi ha subito le sterilizzazioni forzate. Finora non
si è visto alcun cambiamento, ma sempre più vittime sono disposte a parlare apertamente
della propria esperienza. E questo potrebbe finalmente sbloccare la situazione.