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Arabia Saudita, la storica apertura alla Chiesa

Barbara
Ciolli, Lettera 43, 20 aprile 2018

Per la
prima volta un alto rappresentante cattolico è stato ricevuto nel regno che
ammette solo l’Islam. Con re Salman, Tauran ha discusso di dialogo e
convivenza. Sotto l’impulso del principe MbS.

Mentre a Riad apriva
il primo cinema
(e 300 sono in costruzione), nel palazzo reale un
porporato cattolico culminava la sua visita eccezionale porgendo la mano a re
Salman. In Arabia Saudita oltre ai cinema non ci sono, per precetto religioso,
chiese o edifici sacri che non siano islamici. Mai un sovrano saudita, prima
dell’arrivo del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio
per il dialogo interreligioso, aveva ricevuto un’alta autorità della gerarchia
vaticana. In Arabia Saudita dal 13 al 20 aprile, Tauran avrebbe dovuto
incontrare come ha fatto una serie di importanti rappresentanti religiosi,
quali l’ex ministro di Giustizia e segretario della Lega musulmana Muhammad bin
Abdul Karim al Issa.
VISITA
STORICA. Di per sé già un evento eccezionale. Ma il fatto che a discutere
ufficialmente con il cardinale di dialogo tra religioni e di lotta ai
radicalismi sia stato anche il re segna uno spartiacque nella storia
dell’Arabia Saudita, a conferma della metamorfosi in corso: ideologicamente il
segnale più forte del cambiamento accelerato dall’erede al trono 32enne
Mohammad bin Salman, presente all’incontro. Nel Paese custode di Mecca e
Medina, i culti non islamici sono proibiti e convertire i musulmani ad altri
credi è apostasia, un reato capitale. le comunità di cristiani erano esistite
fino al 900 d.C. e sono ricomparse, negli ultimi decenni, con l’arrivo di
immigrati asiatici. Ma tra Città del Vaticano e Riad non esistono rapporti
diplomatici ufficiali, l’eco della visita di sua eminenza Tauran nel regno è
stata molto grande.
Con papa
Francesco.

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vaticana

In Arabia
Saudita non ci sono di conseguenza neanche diocesi o giurisdizioni territoriali
della Chiesa, a dispetto dell’ormai 7% della popolazione di lavoratori
stranieri ospiti (per la cittadinanza è obbligatorio convertirsi all’Islam)
cattolici, soprattutto filippini e indiani: il loro punto di riferimento è la
sede in Bahrain del Vicariato apostolico dell’Arabia settentrionale.
Nonostante, nel 2007, in uno storico incontro Benedetto XVI avesse ricevuto in
udienza l’allora re saudita re Abdallah e 10 anni dopo il principe e vice
governatore di Riad Mohammed bin Abdurrahman bin Abdulaziz sia tornato in
Vaticano con una nutrita delegazione, ai sacerdoti cattolici resta negato
l’ingresso in Arabia Saudita. E, sempre per legge, la polizia religiosa ha tra
i compiti impedire la celebrazione di messe e altri riti non islamici.
LA MESSA AI
CATTOLICI. Nel corso della visita il cardinale Tauran ha salutato però la
comunità cattolica, officiando loro una messa. Non si hanno notizie del
perdurare di chiese clandestine in Arabia Saudita, come al contrario in Cina.
Anche negli anni recenti sono stati compiuti arresti tra cristiani (si stima
una comunità di almeno 1 milione di credenti) riuniti a pregare in case private
e nel 2012 una fatwa del Gran mufti saudita, la massima autorità religiosa del
Paese, aveva rimarcato il «divieto di costruire chiese e l’invito a demolire
quelle esistenti nella penisola arabica». Un parere islamico che aveva
allarmato anche i vicini Paesi del Golfo, per quanto nella realtà i controlli
della polizia religiosa sulle riunioni di gruppo di cristiani avessero iniziato
ad allentarsi già durante la fine del regno di Abdallah.
Sotto il
regno di re Salman dal 2015, e soprattutto dalla nomina nel 2017 del figlio
Mohammad bin Salman (detto MbS in Arabia Saudita) suo successore, si va
imponendo un orientamento religioso più moderato sull’Islam: MbS, che è
ministro alla Difesa e agli Interni con deleghe alle Riforme economiche, ha
ribadito in più occasioni di voler tornare a un’interpretazione del Corano meno
letterale, che non resti congelata al contesto dell’epoca di Maometto. Quale è
invece quella affermatasi dagli Anni 80, che ha segnato la chiusura della
monarchia in una lunga stagione di conservatorismo. Cinema, teatri e le altre
forme di intrattenimento che stavano penetrando in Arabia Saudita furono stati
stroncati sul nascere.
CAMBIARE
CON LA CULTURA. Da allora per
le saudite
è rimasto in vigore il sistema legale di un loro
guardiano, il divieto di guida e l’obbligo di coprirsi con l’abaya (la tunica
in aggiunta al velo) in pubblico. Ma di recente, prima che dal suo tour negli
Usa il principe MbS si schierasse per la «libera scelta delle donne di
indossare l’abaya o no», anche un membro del più alto Consiglio religioso
nazionale si era espresso contro l’obbligo della tunica femminile. E il progetto,
anche economico, di cambiamento
del Paese di Vision 2030 è
partito con 64 miliardi di dollari da investire sulla cultura
che, a
Riad, anche le alte personalità cristiane e musulmane a confronto hanno
ribadito come importante strumento di emancipazione dall’ignoranza, per
liberarsi dalle credenze fuorvianti dei terroristi islamici.
Salvator
Mundi, Leonardo da Vinci. (GETTY)

 

L’affermare
a Riad, da parte del cardinal Tauran, che cristiani e musulmani possono
convivere pacificamente (come è avvenuto per secoli) pone il regno saudita
davanti alla questione della libertà di culto non ammessa. Non di meno parlare
ufficialmente, e ai massimi livelli, di «religioni» è un implicito
riconoscimento: in prospettiva tutto lascia pensare, se non a un cambiamento
della legge islamica che metterebbe in discussione la monarchia, a pratiche più
libere tollerate. Spie dell’apertura a fedi diverse sono anche le notizie di
tracce di comunità cristiane emerse dai primi scavi archeologici in Arabia
Saudita, anche da un team italiano. Reperti recuperati, da conservare e
mostrare nei parchi e nei musei di prossima apertura.




IL GIALLO
DEL CRISTO. Ha stupito ancora di più, qualche mese fa, il presunto acquisto
multimilionario del principe MbS, attraverso un suo discreto emissario, del
Salvator Mundi di Leonardo Da Vinci a un’asta spettacolare Christie’s di New
York. Soffiate dell’intelligence Usa ad autorevoli media anglosassoni (Reuters,
Wall Street Journal, New York Times) puntavano il dito proprio sull’innovativo
erede al trono saudita come compratore nascosto del Cristo ritratto dal genio
del Rinascimento. L’aggiudicazione fu invece confermata dal Louvre di Abu
Dhabi, ma il dubbio resta: gli Emirati Arabi, e in particolare il loro principe
ereditario Mohammad bin Zayed, sono stretti alleati di Bin Salman che potrebbe
aver sfidato i religiosi conservatori di Riad. Per il Corano, Gesù è un profeta
minore e le rappresentazioni sacre sono sempre vietate dall’Islam.