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Burundi, un avvocato belga dice: ‘So chi ha ucciso le 3 suore italiane’

8 settembre 2017


Il 27 maggio 2015, qualche giorno dopo il fallito colpo di Stato contro il Presidente Pierre Nkurunziza per impedirgli di accedere al terzo mandato presidenziale, un avvocato belga, Bernard Maingain, noto per la profonda conoscenza del Burundi e per aver assunto la difesa di quattro militari che parteciparono al golpe, contatta il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite affermando di possedere le prove sia degli addestramenti militari dei giovani Imbonerakure in preparazione di una repressione etnica, sia delle motivazioni e dei mandanti dell’uccisione delle tre suore italiane: Olga Raschietti, Lucia Pulici e Bernadetta Boggian. Maingain depositerà tali prove presso il Consiglio di Sicurezza dando il via alle inchieste sul mancato rispetto dei diritti umani in Burundi che saranno la base giuridica per le sanzioni decise dalla Unione Europea.

L’avvocato belga rende noto di aver consegnato le prove al Consiglio di Sicurezza tramite un audio che venne pubblicato in rete e diffuso tra i principali social network. Il messaggio audio di Maingain fu oggetto di attenzione di vari media occidentali ma mai riprodotto in Italia. ‘L’Indro’ in occasione del terzo anniversario dell’Omicidio di Olga Raschietti, Lucia Pulici e Bernadetta Boggian avvenuto domenica 7 settembre 2014 mette a disposizione l’audio in francese e la sua traduzione integrale in lingua italiana.

«Mi chiamo Bernard Maingain, sono avvocato a Bruxelles, e penso che il tempo sia giunto per fare una dichiarazione importante e relativa alla crisi che attualmente vive il Burundi. Qualche settimana fa sono stato contattato da una persona che lavora presso i servizi segreti burundesi tramite la mediazione di membri della società civile burundese.

Questa persona mi ha incontrato in un posto tenuto segreto, mi ha delucidato del suo grado all’interno dei servizi segreti e le sue funzioni e il suo ruolo nel contesto della consegna di armi avvenuta al di fuori dei circuiti ufficiali di acquisto di materiale bellico, della creazione di arsenali militari nascosti sul territorio burundese, della distribuzione di queste armi alle milizie Imbonerakure, i dettagli degli addestramenti militari delle Imbonerakure avvenuti a Kiriba Ondè nella Repubblica Democratica del Congo con l’appoggio di ex genocidari ruandesi Interawame (ora militanti all’interno delle FDLR Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda. Ndt).

Ho ricevuto materiale fotografico che testimonia le consegne segrete di armi. Infine l’agente segreto burundese mi ha dato informazioni precise e dettagliate riguardanti i piani di repressione ideati dal Generale Alphonse Nshimirimana contro le manifestazioni anti-governative. I piani convergevano sulla necessità di infiltrare all’interno dei manifestanti dei provocatori armati per permettere alle forze dell’ordine di utilizzare la violenza e per far passare i manifestanti per dei golpisti e per un movimento insurrezionale. Mi ha mostrato le prove di rapimenti, arresti arbitrari di persone. Sono rimasto stupefatto nel constatare che quanto mi è stato riferito dall’agente segreto si è successivamente rivelato fondato.

Per misura di precauzione all’epoca avevo contattato il Segretario Generale delle Nazioni Unite trasmettendo queste informazioni al Segretariato Generale delle Nazioni Unite. Questo agente segreto ritornò in Burundi per organizzare la sua fuga congiunta a quella di un altro agente dei servizi segreti burundesi. Entrambi erano pronti a collaborare con le autorità internazionali per far conoscere la verità ma richiedevano assicurazioni riguardanti la loro sicurezza personale e mezzi per il loro sostenimento materiale.

Grazie l’aiuto di una ONG in Belgio ho messo in piedi un programma privato di protezione dei testimoni. Quando il programma è stato attivato ho informato i due agenti segreti che hanno accettato di fuggire dal Burundi per giungere in una località segreta in Belgio. Grazie all’aiuto di membri della società civile burundese siamo riusciti a far pervenire ai due agenti nuovi documenti di identità che potessero facilitare il loro passaggio alla frontiera burundese. Questo ha loro permesso di raggiungermi in Belgio.

Ora dispongo di un documento scritto dall’altro agente segreto che è giunto in Belgio che offre ulteriori informazioni interessanti che riguardano i dettagli delle operazioni avvenute presso la località Kiriba Ondè (est del Congo), gli obiettivi di queste operazioni che convergevano sulla necessità di trasformare il conflitto politico in Burundi in un conflitto etnico cercando di promuovere l’odio etnico. L’operazione militare a Kiriba Ondè è fallita perché la Comunità Internazionale è stata informata.

L’agente segreto mi ha spiegato che il piano ha continuato con l’obiettivo di eliminare gli oppositori politici, soldati non fedeli all’interno dell’Esercito e della Polizia. I due agenti segreti mi hanno fornito una dettagliata lista per regione: Cibitoke, Kirundu, Kamenge, etc, delle persone che sono responsabili delle armi consegnate in segreto. Mi hanno fornito i documenti di identificazione dei veicoli che hanno trasportato le armi e l’ubicazione esatta dove queste armi sono nascoste. Ho inoltre ricevuto dettagli precisi sulle condizioni nelle quali le tre religiose italiane sono state assassinate.

Gli agenti segreti mi hanno fornito l’identità di persone all’interno del CNDD (partito al potere Ndt) e alla Presidenza che sono legate ai genocidari ruandesi Interahamwe ora FDLR o a dei Mai Mai (gruppi gencodiari congolesi Ndt). Mi hanno fornito informazioni ora riservate alle Nazioni Unite riguardanti la coordinazione di tutte queste forze paramilitari e il loro obiettivo di destabilizzare regionale del Rwanda. Infine ho ricevuto una lista di giovani Imbonerakure che ricoprono ruoli di leader che sono stati formati in Congo. La lista è accompagnata dalle loro carte di identità.

La dichiarazione che intendo fare oggi è che le persone che mi hanno dato l’autorizzazione di fare questo comunicato domandano ora di poter incontrare personalità di una Commissione Indipendente di alto livello che possano garantire la loro sicurezza, in cambio di chiare testimonianze dei piani in corso. Penso che come ausiliario della Giustizia è mio dovere trasmettere le informazioni alle autorità e domandare di comprendere la gravità di quello che sta accadendo in quanto siano dinnanzi ad una azioni criminale organizzata all’interno dell’apparato di Stato burundese.

In una situazione normale uno Stato che scopre che delle persone che indossano uniformi e alte cariche si stanno organizzando per attuare della azioni criminali deve al più presto agire per indagare e neutralizzare gli autori di questi atti. Spero che le autorità giudiziarie, dell’esercito e della polizia in Burundi prenderanno misure per interpellare gli autori di questi piani, aprire delle inchieste approfondite. Mi metto alla disposizione di queste autorità nella speranza che questo lavoro possa portare alla verità e che non sia stata vana la testimonianza di questi agenti segreti. Informo che ho già provveduto a trasmettere alle Nazioni Unite tutti i documenti ricevuti dai due agenti segreti“.

L’avvocato Bernard Maingain inviò le prove ricevute, comprese quelle relative all’assassinio delle tre suore italiane, sia alle autorità burundesi che alle Nazioni Unite. Il regime burundese in un primo momento assicurò l’avvocato belga che avrebbero aperto una inchiesta, ringraziandolo per il suo contributo. Successivamente l’avvocato Maingain fu contattato da un’altro agente segreto che affermava di voler disertare e fuggire dal Burundi. In cambio di un aiuto l’agente consegnò all’avvocato un video che doveva essere la prova inconfutabile di esecuzioni di massa di civili burundesi.

Maingain, ormai troppo coinvolto emotivamente nelle drammatiche vicende del Burundi, fece una superficiale verifica del video e lo pubblicò in rete, contattando le Nazioni Unite per consegnarlo. Era l’epoca in cui erano state scattate delle foto satellitari di fosse comuni in Burundi e il Governo di Bujumbura negava spudoratamente l’esistenza di un piano organizzato di sterminio di oppositori politici e di molti civili appartenenti alla minoranza sociale tutsi. Maingain pensò che la pubblicazione del video potesse scuotere l’opinione pubblica internazionale e spingere le potenze mondiali ad intervenire in Burundi per porre fine al massacro in atto. Il video fu trasmesso anche dai telegiornali belgi.

L’agente segreto risultò una spia inviata dal ex Presidente Nkurunziza che non aveva alcuna intenzione di disertare, ma di mettere in inganno l’avvocato belga fornendogli un video falso per rovinare la sua reputazione e credibilità internazionale. Il video risultò falso. Ritraeva delle esecuzioni avvenute 15 anni prima in Nigeria. Maingain fu costretto ad ammettere di essere stato vittima di una abile operazione di contro informazione e i telegiornali belgi si scusarono con il pubblico e il Governo burundese per aver trasmesso un video senza verificarlo, solo sulla base delle assicurazioni ricevute dall’avvocato. Maingain da allora ha limitato se non azzerato i suoi interventi pubblici sul Burundi. Operazioni di blackmail per depistare le indagini sulle violazioni dei diritti umani e sul caso delle tre suore italiane, furono tentate dal Governo burundese anche verso varie associazioni internazionali e media occidentali.

Secondo fonti di informazione burundese i due agenti segreti che contattarono Maingain sarebbero stati strettamente collegati con i due agenti segreti autori delle confessioni radiofoniche trasmesse da ‘Radio Popolare Africana’, nelle quali si sosteneva che l’omicidio delle tre suore era stato ordinato dal Governo burundese per motivazioni politiche. Identica pista, quella dell’omicidio di Stato, fu seguita dall’avvocato belga.

Secondo le stesse fonti le prove ingenuamente consegnate al Governo burundese dall’avvocato belga non sarebbero state distrutte, ma tutt’ora conservate presso gli uffici dei servizi di sicurezza a Bujumbura. Se questo corrisponde a verità non si comprende il motivo per il quale si conservano prove che dimostrano un omicidio di Stato. Forse vengono conservate per ricattare terzi attori coinvolti nel massacro? magari stranieri?

Nonostante che il direttore di Radio Popolare Africana, Bob Rukirika, e l’avvocato belga Bernard Maingain, abbiano sostenuto di aver prove inconfutabili sui mandanti e sulle ragioni politiche del triplice omicidio non si sa se la Procura di Parma li abbia contattati per chiedere di poter visionare tali prove, nè se Rukirika e Maingain abbiano mai contattato le autorità italiane per offrire la loro collaborazione. Nessuno conosce cosa contenga veramente il dossier che sarebbe stato consegnato alle Nazioni Unite dall’avvocato belga.

Più passa il tempo e maggiori sono le probabilità che diventi impossibile scoprire la verità sul triplice omicidio di Olga, Lucia e Bernadetta, causa ostacoli e omertà e prove che non possono essere esaminate, che rendono tutti gli indizi che convergono sull’omicidio di Stato solo delle ipotesi.

L’unica possibilità è che le Nazioni Unite decidano di consegnare alle autorità italiane le prove ricevute dall’avvocato Maingain (se queste esistono veramente) o che queste prove vengano rinvenute presso il quartiere generale dei servizi segreti a Bujumbura, miracolosamente scampate alle classiche operazioni di distruzione dei documenti che precedono di poche ore la caduta di ogni regime. Se una delle due possibilità si realizzasse con tutta probabilità si potrebbe chiudere il caso avendo definito sia esecutori che mandanti e complici, sia burundesi che, se esistono, internazionali.