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Libia: torna l’Isis e ad Haftar fa comodo

8 settembre 2017

Ritorno dell’Isis in Libia? Secondo alcune fonti questa tesi sarebbe più che possibile. Solo due giorni fa Middle East Eye ha pubblicato un articolo cui titolo era: ‘Daesh, sono tornati e vogliono vendetta’: la caduta e l’ascesa dell’Isis in Libia’. Secondo quanto riportato dal media arabo, i libici avrebbero affermato che, dopo la perdita dei territori siriani e iracheni, lo Stato islamico si starebbe ristabilendo in una nuova base libica. Il gruppo, infatti, starebbe cercando di riorganizzarsi nel Paese, dopo la caduta di Mosul e le operazioni in corso per porre fine al suo controllo su Raqqa e Deir Ezzor in Siria.

Middle East Online, d’altra parte, avrebbe già fatto riferimento allo stesso presentimento lo scorso 7 agosto in un articolo in cui avvertiva la minaccia jihadista in Maghreb. L’agenzia araba avrebbe fatto riferimento al report intitolato ‘Come è cresciuta la presenza e il peso dello Stato islamico nel Maghreb’, secondo il quale, nonostante i jihadisti siano stati cacciati dalle loro roccaforti libiche, sarebbero comunque rimasti nel Paese. Middle East Eye cita, infatti, un breve paragrafo del report: «lo Stato islamico… è in forte calo, ma nel suo percorso si trovano importanti e persistenti minacce. Questo vale per l’Algeria, la Libia, il Marocco e la Tunisia, che costituiscono un microcosmo dell’identità, della traiettoria e degli spostamenti dell’Isis….Questi quattro Paesi sarebbero un significativo serbatoio da cui lo Stato Islamico attingerebbe i combattenti stranieri…. e in particolar modo dalla Libia, essendo – quest’ultima – il primo territorio conquistato dallo Stato Islamico al di fuori dell’Iraq e della Siria».

Dello stesso parere sembra essere anche The Libyan Observer, in un articolo pubblicato lo scorso 26 agosto, secondo il quale, malgrado la perdita della città costiera di Sirte, i militanti dell’Isis starebbero ancora cercando di ricongiungersi in Libia. Molti di loro avrebbero trovato rifugio in alcuni deserti e grotte nascoste nel sud di Sirte e nella città di Bani Walid – a circa 170 km da Tripoli. Riporta, inoltre, Middle East Online che il Primo Ministro tunisino, Youssef Chahed, in un’intervista rilasciata lo scorso 20 luglio, avrebbe espresso le sue preoccupazioni riguardo un possibile recupero di un punto d’appoggio in Libia da parte dell’Isis. Infatti, secondo il Ministro Chahed «sembra che – l’Isis – sta creando una nuova base in Libia per dirigere il terrorismo in Nord Africa e in Europa….Penso che questa sia la principale minaccia nella regione».

Anche Reuters, in un articolo pubblicato solo tre giorni fa, avrebbe accennato a un ritorno della presenza jihadista. Secondo l’agenzia, i militanti del Daesh avrebbero fatto irruzione a sud e ad est di Sirte. Il gruppo estremista sarebbe cresciuto nelle ultime due settimane e sarebbe diventato, oltre ciò, ancor più coraggioso, sostiene Reuters. Secondo quanto sostengono i funzionari libici, il gruppo avrebbe istituito nuovi punti di controllo temporanei, attaccando le forze locali e irrompendo in una moschea di un villaggio vicino per condurre la preghiera durante la festa musulmana di Eid al-Adha.

La ripresa e l’aumento dell’attività jihadista ha suscitato una notevole preoccupazione tra i libici, spiega Reuters, in quanto temono che il Daesh possa ricongiungersi nei dintorni di Sirte, da dove fu spostato nel mese di dicembre dalle forze locali e da una campagna aerea statunitense. Bisogna, a tal proposito, precisare un aspetto geografico strategico che riguarda proprio la città di Sirte. Quest’ultima si trova al centro della costa mediterranea libica, precisamente sulla linea di divisione tra le regioni controllate dalle fazioni libiche rivali.

Secondo un servizio dell’agenziaThe Libyan Obsrever  pubblicato questo martedì il capo dell’intelligence militare di Al-Bonyan Al-Masrous Operation, Mohammed Ganaidi, avrebbe affermato che i fuggitivi dell’Isis in Libia riceverebbero un sostegno nazionale ed internazionale, aggiungendo che i veicoli militari da loro utilizzati intorno a Sirte – oggi – sono di importazione e provengono precisamente da uno Stato del Golfo. Secondo Ganaidi, ci sarebbero circa 300 militanti Isis che si spostano liberamente nelle valli a Sud di Sirte e nella regione meridionale. Oltre a confermare il possibile ritorno dello Stato Islamico in Libia, The Libyan Observer ha fatto inoltre riferimento – nel servizio – a nuovi filmati realizzati dai militanti Isis che dimostrerebbero la creazione di un nuovo punto di controllo nella Libia centrale. (VIDEO)

In un articolo pubblicato lo scorso 3 settembre, il The Libyan Observer afferma che i militanti del Daesh avrebbero fatto ritorno ad Al-Noufiliya, un’area vicina al quartiere Wadi Al-Hamar. Oltre ciò, in un servizio dello scorso 28 agosto, sempre secondo il The Libyan Observer,  il gruppo avrebbe rilasciato nuovi video che mostrano i suoi militanti – occupati a stabilire un nuovo punto di controllo nel Paese – mentre controllano automobili e camion nella strada deserta tra Al-Jufra e Abu Grein. I filmati sarebbero stati pubblicati, secondo il servizio del The Libyan Observer, da Amaq News Agency.

A tal proposito risulta doveroso citare l’opinionista Hlla Dyab di Al-Arabyya, la quale in un suo articolo pubblicato il 31 agosto si riferisce allo Stato Islamico, definendolo distrutto, ma non sconfitto. Secondo l’autrice «…anche se l’ISIS non è riuscito a dimostrarsi un avversario formidabile, la sua capacità di cambiare tattica – i ruoli e i metodi…non sono fissi o convenzionali – fa sì che la minaccia non finirà con la dissoluzione del suo territorio del terrore, ma la sua divisione e la sua violenta retorica continueranno a minacciare il mondo».

A confermare, forse, un possibile ritorno dello Stato Islamico nel Paese potrebbe essere l’attacco rivendicato dal gruppo estremista verificatosi la scorsa settimana. Lo riportano numerose fonti, tra cui Reuters, Middle Esat Eye, Washington Post e Eye on Isis in Libya.

Scrive infatti Middle East Eye che un anno dopo la liberazione di Sirte, i militanti del Daesh avrebbero di nuovo dato manifestazione dei loro intenti e della loro presenza nel Paese, portando a termine un attacco suicida tramite un’auto-bomba contro un checkpoint dell’esercito. L’attacco avrebbe causato 8 vittime e altri otto feriti.  Il giorno dopo, i militanti hanno sequestrato il controllo temporaneo del villaggio di Wadi al-Ahmar, a 90 km ad est di Sirte.

A questo punto è lecito, quindi, chiedersi se davvero l’Isis stia tornando in Libia e se l’attacco del 31 agosto può davvero accendere un campanello di allarme per il Paese.

Abbiamo intervistato Arturo Varvelli, Senior Research Fellow presso l’Ispi ed esperto in materia Libia, per capire se si tratta di una tesi possibile.
E’ possibile che lo Stato Islamico stia riprendendo piede in Libia? Cosa avrebbe determinato questo suo ‘ritorno’ nel Paese?

Naturalmente è sempre possibile, anche se credo che, in questo momento, sia difficile pensare a un suo ritorno come negli anni – o nei mesi – scorsi, in quanto al momento non vedo l’Isis particolarmente rilevante in termini numerici. Certamente si iniziano a formare delle sacche di resistenza, soprattutto perché, al termine dell’assedio a Sirte nell’autunno dello scorso anno, vennero lasciate delle vie di fuga ai combattenti del Daesh, le quali hanno poi permesso ad alcuni di questi gruppi di riorganizzarsi parzialmente. Questi gruppi hanno evitato sinora di riaggregarsi in un unico luogo e sono quasi sparpagliati- proprio per sfuggire i controlli – in una zona piuttosto ampia nella regione semidesertica centrale della Libia, ovvero la regione di Al-Jufrah – che si trova proprio alle spalle della città di Sirte.

Sono state lasciate delle vie di fuga ai combattenti dello Stato Islamico. Si tratta di un errore ‘tattico’ o di un’apposita scelta?

E’ stato inevitabile lasciare delle vie di fuga. Allora combatterono contro le forze Isis presenti a Sirte solo i misuratini, i quali, provenendo dalla costa, entrarono nella città lasciando una via di fuga a sud. I misuratini non avevano altre possibilità. In realtà, quello che credo sia venuto a mancare è una sorta di morsa a tenaglia da parte dell’esercito del Generale Haftar.

L’attacco di una settimana fa può essere forse il preludio di un ritorno dell’Isis? In quale forma e quali tempi?

Io credo rappresenti soprattutto un segnale propagandistico. L’attacco indica che l’Isis è ancora presente e continua a esistere nel Paese e segnala soprattutto l’opposizione di questo gruppo alle possibili evoluzioni positive nel Paese. L’ingerenza e all’impegno di Pasi europei per risolvere anche politicamente la crisi nel Paese sono la principale causa di questa opposizione a una risoluzione della crisi libica da parte del gruppo estremista. Quindi, la presenza dello Stato Islamico comporta  un grande ostacolo in prospettiva di una risoluzione della crisi libica, dal momento che suddetto gruppo prolifera una situazione di anarchia e crisi politica.

Essendo l’obiettivo in Libia un accordo tra Al-Sarraj e Haftar per un Governo unitario, questa ripresa dell’Isis potrebbe accelerare questo percorso, o lo ostacolerebbe?

Lo ostacolerebbe di certo. L’Isis in Libia rappresenterebbe un forte limite per la creazione di unico organo politico e la riconciliazione nel Paese.

Qualora l’Isis riuscisse a riorganizzarsi in Libia, in che modo secondo lei, si riorganizzerebbe?

Io penso che si riorganizzerebbe diversamente. La presenza dello Stato Islamico – passata e presente- è dovuta alla marginalizzazione politica. L’Isis trova, infatti, una possibilità di reclutamento in quelle aree dove si trovano zone che non vengono contemperate nella fase di riconciliazione libica, gruppi che subiscono maltrattamenti, sacche che vengono ostracizzate ed escluse dal gioco politico. Io penso che lo Stato Islamico possa farsi forza di ciò, ma è destinato – perlomeno in Libia – ad avere un ruolo diverso da quello passato. E’ difficile pensare che possa riconquistare alcune città o ampi spazi. Penso, inoltre, che la città di Sirte possa tutto sommato rientrare negli interessi dell’Isis, in quanto non è stata ancora risolta la situazione di una pacifica convivenza locale, la città non è stata ricostruita ed esistono ancora ampi spazi per lo Stato Islamico. Credo comunque che, nella sua prossima fase, l’Isis sia destinato ad essere un’organizzazione clandestina filo-Al-Qaeda, o insurrezionale, in aree secondarie del Paese.

Questa ripresa di forza dell’Isis significa forse che il Generale Haftar sta perdendo terreno?

No, non penso abbia questo significato. Ritengo che faccia comodo ad Haftar continuare a dire che lo Stato Islamico è presente in Libia, e che lui è il baluardo contro questa minaccia. Non penso che sia in particolare difficoltà da questo punto di vista.

Un ritorno dell’Isis, qualora fosse possibile, cosa comporterebbe per gli equilibri politici interni? Haftar, Al-Sarraj, tribù locali, che reazione dovremo aspettarci in generale?

Lo Stato Islamico, sinora, ha fornito un pretesto di cooperazione a varie forze del Paese. Quando la minaccia dello Stato Islamico è diminuita, o scomparsa, il Paese ha attraversato una fase conflittuale abbastanza difficile tra Haftar e Al-Sarraj, ma anche tra altre milizie. Quindi, credo che gli attori libici non debbano perdere d’occhio l’obiettivo di ricomporre il quadro nazionale, perché la minaccia dello Stato Islamico è sempre presente.