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Suicidi in carcere, ragioni e numeri di un’emergenza continua

21 Giugno 2017

Prato è il 23esimo detenuto a togliersi la vita da inizio anno. Per alcuni un gesto annunciato. Ma gli psicologi non lo credevano in pericolo. Scarsa collaborazione e carenza di personale: alle radici del problema.

Un suicidio annunciato. Non ha dubbi Mauro Palma, Garante nazionale per le persone detenute e private della libertà, sulla tragica fine di Marco Prato, il 31enne che si è tolto la vita nel penitenziario di Velletri, alla vigilia dell’udienza del processo per l’omicidio di Luca Varani, il giovane brutalmente assassinato a marzo del 2016 durante un festino a base di sesso e droga. «Al di là di rassicurazioni informali e generiche», sostiene Palma, «nessuna delle autorità responsabili ha voluto recedere dalla posizione presa, nonostante l’indicazione dell’inadeguatezza della collocazione a Velletri e del rischio suicidario ancora esistente».

DA INIZIO ANNO 23 CASI DI SUICIDIO. Come Prato, sono 22 le persone che hanno scelto di farla finita dietro le sbarre dall’inizio dell’anno. Numeri certificati dal dossier “Morire di carcere” che nel solo 2016 ha registrato 45 suicidi dopo i 43 dell’anno precedente. Un’emergenza autentica, di fronte alla quale è difficile dare risposte. Per restare al caso di Prato, infatti, a detta del garante dei detenuti del Lazio Stefano Anastasia, «il ragazzo aveva colloqui settimanali con uno psichiatra della Asl. Non c’era però alcun segno che potesse far prevedere un fatto del genere, motivo per cui non era soggetto a una sorveglianza speciale».

UN CARCERE IN PIENA EMERGENZA. Nessun istinto autolesionista sembra essere mai stato manifestato dal trasferimento a Velletri dal carcere di Regina Coeli, malgrado i messaggi lasciati dopo il delitto potessero fare intendere il contrario. Lo ribadisce a Lettera43.it anche Carmine Olanda, agente in servizio al penitenziario laziale, per il quale il gesto di Prato non era assolutamente prevedibile. Un’evenienza che non esclude, tuttavia, le difficoltà di un istituto a corto di organico e alle prese con i cronici problemi di sovraffolamento. «Ospitiamo 587 detenuti di fronte ai 411 che prevede la capienza del carcere. E il numero degli agenti in servizio si ferma a 77, decisamente insufficiente».