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La seconda rivoluzione sessuale è transfemminista

28 Giugno 2017

La battaglia legale lanciata da Gaëtan Schmitt, che chiede di essere riconosciuto come persona di “sesso neutro”, oltre alla diffusione del documentario Ni fille ni garçon (Né ragazzo né ragazza), che segue la vicenda di Vincent Guillot insieme ad altri attivisti, fanno emergere nel dibattito francese le rivendicazioni dei movimenti intersessuali.

Se si possono considerare gli anni sessanta come il momento in cui sono emersi i movimenti femministi e omosessuali, si può dire che il nuovo millennio si caratterizza per la visibilità crescente delle lotte trans e intersessuali. Si delinea così la possibilità di configurare una seconda rivoluzione sessuale transfemminista, che non assume la forma di politiche identitarie ma si costruisce attraverso alleanze stabilite tra varie minoranze politiche di fronte alla norma.

La nostra storia della sessualità è sconcertante quanto un racconto di fantascienza. Dopo la seconda guerra mondiale, la medicina occidentale, dotata di nuove tecnologie che le permettono di accedere a manifestazioni della vita fino ad allora invisibili (differenze morfologiche, ormonali o cromosomiche), si confronta con una realtà scomoda, ovvero che esistono corpi che, alla nascita, non possono essere definiti semplicemente femminili o maschili: piccoli peni, testicoli non formati, assenza di utero, variazioni cromosomiche che vanno oltre lo schema xx/xy. Neonati che rimettono in discussione la logica binaria.