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Terrorismo, la legge anti-radicalizzazione italiana ai raggi X

9 Maggio 2017

Il testo, alla Camera dal 9 maggio, attiva misure di prevenzione in scuole, carceri e quartieri a rischio. Gestite da centri regionali. Ma il Radicalisation Awareness Network: «Dimentica altri tipi di estremismo».

Evitare che in Italia si materializzi lo scenario francese. È questo l’obiettivo a medio e lungo termine della proposta di legge “Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell’estremismo jihadista”, presentata dagli Stefano Dambruoso (lista Civici e Innovatori) e Andrea Manciulli (Pd), che martedì 9 maggio approda alla Camera (è notizia delle 13 che la discussione è stata rimandata alla settimana prossima, ndr).

REPRESSIONE SÌ, MA NON BASTA. Nessun allarme di fondamentalismo islamico in Italia. Non ancora. Gli attentati degli ultimi anni in Europa non accennano però a rallentare e impongono l’adozione di misure non solo di repressione ma anche di prevenzione del fondamentalismo di stampo jihadista. Arresti, espulsioni e attività di intelligence sono certamente essenziali ma da sole non bastano a contenere un fenomeno che, lo affermano persone all’interno degli stessi servizi segreti, è destinato ad aumentare di intensità. All’attività repressiva va dunque affiancata quella cosiddetta di soft power, volta ad intercettare e prevenire che il seme della violenza basata su dettami ideologici deviati attecchisca nei soggetti più vulnerabili. È così, dunque, che lo Stato dovrà dare spazio e collaborare con attori della società civile: psicologi e sociologi, criminologi e mediatori culturali, imam riconosciuti e moderati, insegnanti.