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Terremoto, come l’asse del Nord Europa blocca l’intesa sui fondi

11 Maggio 2017

La Germania e gli Stati settentrionali dell’Ue si oppongono all’accordo sui finanziamenti all’Italia. Il nodo è politico: Roma deve contribuire. Intanto il dossier slitta al prossimo autunno. E la solidarietà anche.

Niente da fare: per la seconda volta in poco più di un mese gli ambasciatori di Austria, Germania, Olanda, Finlandia, Danimarca, Svezia e Regno Unito si sono opposti a un compromesso a favore dell’Italia colpita dal terremoto. Una opposizione di principio che va contro la stessa proposta della Commissione europea.

LA COMMISSIONE PROPONE IL 100% DI FINANZIAMENTO. L’esecutivo di Jean-Claude Juncker, infatti, aveva chiesto di fronte a una calamità naturale come quella del Centro-Italia di andare oltre l’abituale meccanismo del cofinanziamento – che prevede una quota di finanziamento a carico del Paese o della Regione – e di finanziare al 100% attraverso i fondi coesione una parte della ricostruzione delle zone colpite dal sisma dallo scorso agosto.

UN CONFLITTO PER DIECI MILIONI DI EURO. L’obiettivo era dare un segnale politico di solidarietà. Del resto, secondo le regole attuali, il cofinanziamento non è obbligatorio. I fondi europei, per esempio, già finanziano al 100% i programmi a favore dell’occupazione giovanile. Eppure ancora una volta, il 10 maggio, all’interno del Coreper – il comitato che in seno al Consiglio Ue riunisce i diplomatici degli Stati membri – il niet del fronte del Nord ha fatto saltare l’intesa. E tutto quando in gioco ci sono solo 10 milioni di euro. Lo scontro va avanti da tempo e Lettera43.it ha ricostruito le trattative e mappato gli schieramenti.