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I grandi affari di Wall Street in Russia

11 Maggio 2017

Le sanzioni non ostacolano il business delle grandi banche Usa

In seguito blitz russo in Crimea del febbraio 2014, gli Stati Uniti hanno reagito lanciando condanne e decretando l’applicazione di sanzioni economiche e politiche contro Mosca. L’Unione Europea si è allineata agli Usa non appena Washington ebbe fatto ricorso a tutta la propria capacità d’influenza per vincere la riluttanza del ‘vecchio continente’, come ammesso dall’allora vice-presidente Joe Biden in persona durante un discorso presso l’università di Harvard: «abbiamo dato a Putin una scelta semplice; rispetta la sovranità ucraina o avrai di fronte gravi conseguenze. E questo ci ha indotto a mobilitare i maggiori Paesi più sviluppati al mondo affinché imponessero un costo reale alla Russia. È vero che non volevano farlo. Sono stati la leadership americana e il presidente ad insistere, tante di quelle volte da dover mettere in imbarazzo l’Europa per reagire e decidere per le sanzioni economiche, nonostante i costi».

Nel corso di questi ultimi tre anni, sanzioni e contro-sanzioni  hanno letteralmente affossato l’interscambio tra Russia ed Unione Europea, la quale rappresenta da sempre un partner commerciale e politico di primissimo piano per Mosca. La Russia vendeva agli europei grandi quantità di materie prime (energia in particolare) e assorbiva una quota sempre crescente dell’export europeo. Non potendo fare a meno del gas e del petrolio russo, l’Europa ha accuratamente evitato di sottoporre a sanzioni qualsiasi genere di commodity ed ha anche potenziato il Nord Stream, il gasdotto che permette al gas russo di confluire in Germania attraversando i fondali del Mar Baltico. Il Cremlino ha invece esteso le sanzioni ai settori – prodotti alimentari, mobili, vestiario ed altre merci e servizi, compresi quelli finanziari – in cui la Russia si riforniva in maniera più consistente dall’Europa, e da Germania e Italia in particolare.