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La drammatica parabola del Venezuela nel dopo Chávez

21 Aprile 2017

Il presidente Maduro chiama i cittadini ad armarsi. E riesplodono violente proteste di massa, con studenti uccisi dalle pallottole dei paramilitari. Il Paese è sull’orlo del baratro, con una inflazione che supera il 500%.

Delle nuove proteste di massa e dei nuovi morti freddati dalla polizia in Venezuela arriva un’eco lontana in Europa. Cronache marginali, anche in Italia, nonostante a Caracas e nelle altre città del Paese latino-americano sia in corso a oltranza la «madre di tutte le marce», lanciata dall’opposizione in concomitanza dello sfoggio muscolare del governo di Nicolás Maduro: la grande parata militare del 19 aprile 2017 per la festa nazionale dell’indipendenza del Venezuela. Durante una drammatica quanto prolungata crisi economica del Paese, il successore di Hugo Chávez ha fatto sfilare esercito e paramilitari, invitando i cittadini a unirsi alle milizie d’appoggio cháviste popolari.

DERIVA MILITARE. Il suo motto è un «fucile per ogni miliziano, un fucile per ogni miliziana», una chiamata alle armi. Il numero degli arruolati nel corpo paramilitare creato nel 2010 non viene diffuso. Il presidente Maduro ha dichiarato di volere raggiungere quota 500 mila miliziani – l’esercito regolare conta circa 190 mila unità – per difendere il Venezuela dai «traditori della patria» che «tentano il golpe pagato dagli Usa». In effetti, Barack Obama prima e Donald Trump poi si sono strenuamente schierati dalla parte delle proteste: l’obiettivo degli Stati Uniti è fare capitolare lo Stato capofila, con Cuba, dello statalismo socialista, per convertire anche gli ultimi baluardi del bolivarismo all’economia di mercato.