General

Somalia, una storia di fallimenti

16 Febbraio 2017

Il Paese ha visto fallire 14 governi negli ultimi 16 anni

Sotto l’occhio (e il braccio) vigile dell’Unione Africana, è avvenuta oggi la nomina a nuovo Presidente della Somalia di Abdullahi Farmajo, che è subentrato a Hassan Sheikh Mohamud. È ormai l’ennesimo tentativo di stabilizzare un Paese che non conosce pace dai tempi del vecchio governo di Syiad Barre, caduto nel 1991. Ai disastri politici si aggiungono anche quelli climatici. Siccità e carestie sono fenomeni che la popolazione rurale affronta da decenni.
Passato coloniale, divisioni etniche, odio religioso, ingerenze straniere, tradizione democratica e di governo stabile praticamente inesistente, carestie e violenza diffuse: la Somalia ha tutte le carte in regola per essere un perfetto – si fa per dire – stato fallimentare.
La storia moderna di quello che è senza dubbio uno dei Paesi più travagliati della nostra epoca inizia negli anni ‘60: la Somalia, fino a quel momento divisa tra potenze coloniali europee e non, venne parzialmente riunificata nel 1960, quando la parte settentrionale e meridionale ottennero l’indipendenza da Gran Bretagna e Francia. Fino al 1969 il Paese conobbe una flebile stabilità. La confinante Etiopia, però, deteneva ancora territori somali. Questo diede al governo di Syiad Barre – che ottenne nel 1970 il potere grazie a un colpo di stato – il pretesto per una guerra.
Il conflitto fece perdere alla Nazione il supporto politico, economico e militare dell’Unione Sovietica (ora schierata dalla parte dell’Etiopia) e, seguendo lo stesso destino che in quel periodo attendeva diverse aree del globo, furono gli Stati Uniti a subentrare nel vuoto diplomatico. In ogni caso, il fallimento della guerra e una serie di politiche del Governo di Barre portarono a un malcontento che – specialmente nelle regioni settentrionali – sfociò in aperta resistenza armata al regime.