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L’Asgi: «Coi migranti nigeriani il governo viola la Costituzione»

17 Febbraio 2017

Rimpatriare in base alla nazionalità contraddice il principio di non discriminazione, dice l’avvocata Boiano. Che parla di «politiche repressive». Critica Minniti. E spiega: «Serve l’asilo per le vittime di tratta».

Il  nuovo corso del ministro dell’Interno Marco Minniti (apertura di nuovi Cie, accordi con i Paesi di partenza, rimpatri più veloci e assottigliamento degli strumenti di tutela per i migranti) prende il via con una disposizione che intende contrastare l’immigrazione clandestina secondo un criterio di nazionalità. In un telegramma inviato il 26 gennaio dalla direzione centrale dell’Immigrazione alle questure di Torino, Roma, Brindisi e Caltanissetta si legge che, in base agli accordi con l’ambasciata di Abuja, 95 cittadini nigeriani – rintracciati in posizione irregolare sul territorio italiano – dovranno essere fermati, trasferiti nei Cie e successivamente rimpatriati.

DI TUTTI I NIGERIANI UN FASCIO. Le intese raggiunte finora con Egitto, Tunisia e appunto Nigeria prevedono un reclutamento di massa, che non pare tenere conto della differenza tra i singoli individui. Queste intese sembrano ricalcare l’accordo dell’Unione Europea con la Turchia per la chiusura delle rotte migratorie. In quest’ottica la Nigeria viene ritenuto un Paese sicuro e i suoi cittadini sono considerati tout court migranti economici, vite di scarto che non hanno diritto a fuggire dalla miseria. Così le specificità della situazione nazionale sembrano scomparire: Boko Haram, i diritti lesi delle minoranze, il business legato alla tratta di donne (prostituzione) e uomini (accattonaggio).

«SALTO DI QUALITÀ NELLE POLITICHE REPRESSIVE». Non è un caso se, secondo i dati Unhcr, degli oltre 181 mila richiedenti asilo sbarcati in Italia nel 2016 il 21% (la prima nazionalità in assoluto) proviene dalla Nigeria. L’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), a proposito del telegramma, parla di un «salto di qualità nelle politiche repressive»: «Le disposizioni trasmesse alle questure individuano come target specifico un gruppo scelto sulla base della nazionalità», dice a Lettera43.it Ilaria Boiano, avvocata dell’ong Differenza Donna, socia Asgi. «Per questo violano il principio di non discriminazione sancito dall’articolo 3 della Costituzione, non sacrificabile in nome dell’efficientismo espulsorio cui sembra ispirarsi attualmente ogni iniziativa delle autorità italiane in materia di immigrazione».