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Palestina: cosa accadrà dopo l’accordo Hamas-Fatah?

20 Gennaio 2017

Ne abbiamo parlato con il Presidente del Ce.S.I. Andrea Margelletti e col Direttore del CIPMO Janiki Cingoli

È giunto, mercoledì 17 gennaio, l’annuncio da Mosca di un accordo tra le due principali organizzazioni palestinesi, Hamas e Al-Fatah, per la creazione di un Governo di unità nazionale. L’intesa, se confermata, metterebbe fine allo scontro decennale in atto tra le due fazioni che ha dato vita, tra il 2006 e il 2007, a una vera e propria guerra civile con oltre 100 vittime e più di 1.000 feriti. “Sono stati numerosi, in passato, gli annunci di questo tipo e, al momento, abbiamo scarsi elementi per pensare a un finale diverso“, spiega Janiki Cingoli, Direttore del Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente. “Nessuno dei due attori sembra voler rinunciare a ciò che ha: l’Autorità Nazionale Palestinese, e in particolare Fatah, non vogliono lasciare il controllo della Cisgiordania e perdere, così, gli ingenti finanziamenti che arrivano soprattutto dall’Europa; Hamas, da parte sua, non può rischiare di perdere il controllo su Gaza e andare a elezioni senza la certezza che non si ripeta lo scenario del 2006, quando, nonostante la vittoria non riuscì a governare“, prosegue Cingoli.
«I tempi sono maturi» per la creazione di un nuovo Governo, hanno fatto sapere i vertici di Al-Fatah da Ramallah, alimentando il clima di ottimismo che deve, però, fare i conti con la realtà dei fatti. “L’accordo si deve al fatto che i Palestinesi si sono resi conto di quanto la divisione, in questi anni, non gli abbia giovato. Il mondo palestinese spaccato è di per sé debole, soprattutto da quando gli Stati Uniti hanno dimostrato che il mondo arabo non è più il loro centro d’interesse principale“, sostiene Andrea Margelletti, Presidente del Centro Studi Internazionali.
La conseguenza più immediata del patto, sarà la creazione di un nuovo Consiglio Nazionale, allargato anche ai palestinesi in esilio, che avrà il compito di eleggere il Comitato Esecutivo. Ma i dubbi sulla tenuta e l’applicazione dell’accordo sono molti: “occorrerà valutare se Hamas e Al-Fatah si sono allontanate, negli anni, a tal punto da diventare due realtà distinte e inconciliabili”, prosegue Margelletti, “ma soprattutto, alla luce dell’intesa, c’è perplessità riguardo la capacità dei palestinesi di trovare un leader forte, in grado di rappresentare tutte le istanze di quella realtà variegata. In alternativa questa ‘unità’ potrebbe condurre alla creazione di una cabina di regia, davanti alla quale sarà interessante vedere come si porrà Israele“. Perplessità queste, condivise da Cingoli: “è vero che durante il congresso di Al-Fatah, nel novembre scorso, il leader di Hamas Khaled Meshaal inviò un messaggio di riconciliazione, ma questi segnali, e lo stesso annuncio di mercoledì, si scontrano con il fatto che spesso le buone intenzioni sono rimaste sulla carta“.