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Valanghe, la falla delle mappe del rischio mancanti in Abruzzo

21 Gennaio 2017


In Regione non esiste ancora una carta di localizzazione dei pericoli. Viene tutto delegato agli enti locali. Così la prevenzione per edifici e territorio latita. Legambiente: «Serve una rivoluzione culturale». L’analisi.

Un’altra scossa di intensità pari o superiore a quelle del 18 gennaio 2017 potrebbe colpire nuovamente il Centro Italia. «Non sappiamo quanta possa essere l’energia ancora da liberare», ha spiegato il presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni, «ma è più che legittimo dire che non è da escludere un evento più importante. Solo che non è possibile dire quando». Però più delle scosse, con le quali le popolazioni colpite ormai convivono – dal 24 agosto 2016 i terremoti registrati nell’area sono stati oltre 47.600 e circa 600 quelli avvenuti dopo il 18 gennaio – a preoccupare è il rischio valanghe. Complici i venti di scirocco e l’innalzamento delle temperature.

SITUAZIONI A RISCHIO NELL’AQUILANO. Dopo la montagna di neve che ha cancellato l’hotel Rigopiano, dove proseguono le operazioni di soccorso, un nuovo allarme è stato lanciato a Campotosto, paese a 1.400 metri di altitudine nell’Aquilano. «Sul Monte Corno c’è una frana in atto», ha detto il sindaco Luigi Cannavicci. «Si deve intervenire subito, altrimenti rischiamo di perdere la frazione di Ortolano». Ore d’angoscia si stanno vivendo anche a Villa Santa Lucia degli Abruzzi, sempre in provincia dell’Aquila, centro di 140 anime alle pendici del Gran Sasso. Come racconta News-town.it, una slavina si è staccata dal monte Capucciata arrivando a circa 200 metri dal paese. Nelle Marche, invece, è stata evacuata la frazione di Pozza di Acquasanta Terme nell’Ascolano: una slavina potrebbe abbattersi sulla provinciale isolando il centro.