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La noia del male

di Claudio Bezzi, 25 luglio 2016.

Quando ero adolescente un compagno di scuola si
vantava del padre che teneva, in un certo cassetto, la foto di una donna
completamente nuda. Tanto facemmo che il ragazzo la portò e la mostrò,
segretamente, dando il via a settimane di sonni agitati e di fantasie
incontrollate. 

Poi arrivarono i mitici anni ’70 e si incominciò a vedere
qualche seno e qualche sedere al cinema, poi in Tv. Poi le riviste
porno, le videocassette porno fino al porno gratuito e ormai in 3D
del giorno d’oggi. La morbosità del seno fatto intravvedere di sfuggita
al cinema ora dilaga sui quotidiani, semmai col pretesto di documentare
le vacanze in topless della sconosciuta stellina, o la biciclettata
nuda dei sostenitori della marmotta argentata. Il sesso è sempre
attraente, certo, ma se n’è persa la magia, il segreto e il turbamento. È
merce come un’altra, e stanca anche un pochino. Come la morte.


Come la morte che il marketing del Daesh ha sapientemente trasformato in spettacolo.
Le prime gole tagliate ve le ricordate? Hanno ripetuto lo show per un
po’, poi hanno iniziato a bruciare i prigionieri nelle gabbie, ne hanno
fatte di tutti i colori. Hanno sostanzialmente smesso; perché? Perché
questa comunicazione dell’orrore necessita di messaggi di livello morboso sempre più alto;
se lo spettacolo è la morte, la morte deve essere sempre più atroce. Se
il messaggio è “dovete avere paura!”, devono farci sempre più paura, se
no ci stanchiamo, vediamo lo spettacolo con sempre più abitudine e noia
ma il messaggio decade. Allora sono venuti in Europa. Se lo spettacolo
dello sgozzamento lontano di uno sconosciuto giornalista non fa più
presa, eccoli nella discoteca parigina, sui treni tedeschi, sulla
promenade des Anglais a Nizza. Orrore e lacrime. Orrore sincero e
lacrime sincere, perché quei morti realmente potremmo essere noi. Ma
poi, ma poi…

 

Avete notato che sono scomparsi, nei profili Facebook, i Je suis quelque chose?
Dopo i fatti di Nizza e ancora più dopo i recenti di Monaco, avessi
visto un Je suis de Nice o un Ich bin von Monaco. Nessuna bandierina a
lutto nei profili… Nessun particolare e duraturo #TT su Twitter… Sapete
già perché, vero? Ci stiamo abituando. Quello che accade è che il Daesh
ha insegnato quanto sia facile armarsi e fare una strage; e regala una
cornice giustificativa per marginali, depressi, bastardi assortiti per
dare un senso a un gesto che a volte fa parte di un disegno terroristico
reale, ma ultimamente no; abbiamo ragazzi e uomini che illuminano con
una carneficina la depressione di una vita priva di senso, come è ampiamente spiegato QUI

Sono i depressi del nuovo millennio, semmai di origine musulmana,
bersagli deboli di un mondo a cavallo fra la tradizione dei nonni e i
nativi post-moderni, che si aggiungono e si confondono coi terroristi
veri, anzi ne prendono il posto.

E ci stiamo abituando. Quanto credete che dureranno i titoli cubitali dei giornali on line, o le non stop dei canali all news?


I cattivi comunicatori del Califfo non hanno considerato questo inevitabile declino dell’interesse.
Non siamo noi meno umani, vorrei chiarirlo, né più cinici, ma
semplicemente inclini a stancarci, a costruirci corazze, a inseguire la
vita che, come è noto, “va avanti”. Ma come la pornografia del sesso ha
continuato a dilagare dopo avere esplorato ogni eccesso, anche la
pornografia della morte continuerà. Gli attentati continueranno, e
continueranno. 

Un depresso a Londra, un disadattato a Pamplona, che so?
Un caso psichiatrico a Roma (ché prima o poi toccherà anche a noi…),
mescolati a residui balbettii del Daesh che comunque cercherà di mettere
il cappello su questa mattanza. Ma ci abitueremo. Anche andare in aereo
è pericoloso e fa un po’ paura, no? Pensate un po’ a quell’affare di
centinaia di tonnellate che sta a migliaia di metri per aria, ma come
fa? Ma poi capiamo che è più sicuro dell’automobile, e quindi, come
dire… Sospendiamo la paura legandola a un semplicissimo calcolo delle
probabilità. 

Sì, ogni tanto un aereo cade, ma la probabilità che cada
proprio l’aereo su cui sono imbarcato io è bassissima, quindi non
pensiamoci e andiamo a goderci la vacanza. Faremo così anche con le
stragi di vera o presunta matrice jihadista: sì, più o meno spesso un
fanatico depresso spara da qualche parte ma, onestamente, la probabilità
che sia proprio qui vicino a me, in questo istante, è un’ipotesi con
minima possibilità di avverarsi.


Il 21° è il secolo del terrore,
che stancamente ripete i suoi atroci scenari che pongono comunque dei
problemi. 

I problemi del prosciugamento della fonte ispiratrice del
terrorismo, quel Daesh che deve essere sconfitto militarmente (e
sostanzialmente è questione di mesi…); i problemi di chi ha finanziato per anni il terrorismo,
di Al Qaida, del Daesh e di tutto il terrorismo jihadista, finanziatori
come l’Arabia Saudita, ben noti ma coi quali l’Occidente continua
ipocritamente a fare affari; i problemi delle origini ideologiche del
conflitto fra parte dell’Islam e l’Occidente, come per esempio il vergognoso perdurare del nodo palestinese; infine i problemi dell’Islam moderato, certamente maggioritario ma ancora troppo silente rispetto allo stragismo salafita.


Mentre
confusamente, ambiguamente, tardivamente e districandosi fra interessi
contrapposti il mondo cercherà di affrontare questi problemi, le stragi
continueranno. 

Che c’è stasera in TV?

FONTE: Fanpage