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Stop tratta, per far ripartire lo sviluppo dall’Africa subsahariana

In migliaia scelgono di prendere la via del mare. Hanno storie
diverse, partono da zone diverse, ma in tasca hanno tutti un unico
obiettivo: raggiungere l’Europa, la terra promessa. E come la cronaca
insegna, non tutti sopravvivono alla traversata. Non tutti, quando
decidono di partire, sono consapevoli dei rischi che corrono  scegliendo
di imbarcarsi.


La campagna Stop Tratta, realizzata da Vis Volontariato
Internazionale per lo Sviluppo e Missioni Don Bosco, nasce nel 2015 allo
scopo di sensibilizzare i potenziali migranti sui rischi del viaggio.
Una missione che ha coinvolto cinque paesi dell’Africa sub sahariana –
Ghana, Senegal, Etiopia, Nigeria e Costa d’Avorio – e che adesso segna
l’avvio di una nuova fase. Quella operativa, dei progetti di sviluppo
pensati per le popolazioni locali, per far sì che abbiano la possibilità
di non abbandonare il proprio Paese.



IL GHANA DELL’AGRICOLTURA ECO-SOSTENIBILE

Ogni progetto è stato sviluppato sulla base di indagini e ricerche
condotte sul territorio. In Ghana, ad esempio, è emerso che i motivi
principali che spingono la popolazione a migrare riguardano la mancanza
di un mercato del lavoro e l’arretratezza di agricoltura e sussistenza.
Così Stop Tratta ha pensato di intervenire nell’ambito dell’agricoltura
eco-sostenibile e nelle gestione proficua delle risorse naturali. Il
punto di partenza è la Brong Ahafo Region. 

Qui la scuola agricola
salesiana di Sunyani si occuperà della formazione dei giovani più
vulnerabili e i migranti di ritorno in botanica, concimazioni,
entomologia, agricoltura biodinamica. I ragazzi avranno poi la
possibilità di coltivare diversi tipi di ortaggi, fornendo così sostegno
alimentare al Centro salesiano per i bambini di strada di Sunyani. Gli
studenti che completeranno i corsi di agricoltura avranno accesso a un fondo di microcredito con cui poter avviare la
propria impresa agricola da restituire entro un anno a un tasso di
interesse inferiore a quello di mercato.

IL SENEGAL E LA FORMAZIONE PER L’ACCESSO AL MERCATO DEL LAVORO


In Senegal invece l’emergenza da fronteggiare riguarda il mercato del
lavoro locale. Ecco perché Stop Tratta si occuperà del potenziamento e
dell’ampliamento del Centro di formazione professionale Don Bosco di
Dakar, già attivo dal 2014 ma non più in grado di sostenere il gran
numero di domande e di fornire un’offerta formativa ampia e
diversificata. Il centro sarà dotato di una biblioteca, di diverse aule e
di un laboratorio di informatica dotato di computer, rete wireless e
stampanti. Al suo interno saranno poi attivati corsi di idraulica,
sartoria e informatica, oltre che di orientamento al lavoro e
imprenditorialità.



SVILUPPO INFORMATIVO E NUOVE COOPERATIVE IN ETIOPIA


In Etiopia, dove la mancanza di lavoro e le condizioni economiche
costringono i giovani (tra cui anche i rifugiati eritrei) a migrare,
sono state individuate tre aree geografiche prioritarie. A Mekanissa
(Addis Abeba) si punta anche in questo caso sulla formazione
professionale grazie all’attivazione di corsi di formazione tecnica in
elettronica, manifattura, idraulica e cucina. Nell’area di Shire si
investirà nella formazione e nello sviluppo informatico. In Tigray, dove
il difficile accesso e i pressi elevati dei prodotti di base
costituiscono una delle prime cause di povertà della regione, saranno
create sei cooperative in grado di acquistare i beni di prima necessità
dai grossisti. Gli obiettivi sono l’empowerment economico-sociale della
regione e l’educazione e la formazione delle popolazioni locali.


«L’AFRICA TORNI AD ESSERE UNA PRIORITA’»


Gli interventi di Stop Tratta, come spiega il presidente di Vis Nico
Lotta, nascono per essere concreti e duraturi, non misure provvisorie
«finalizzate a tamponare l’emergenza migrazione. L’Africa deve tornare
ad essere una priorità nell’agenda estera italiana ed europea». Con i
Salesiani di Don Bosco, comunità religiosa fortemente radicata nel
territorio e nelle aree rurali più isolate, l’ong è attiva già da tempo
nella maggior parte dei paesi indicati recentemente da Renzi nel
Migration Compact per «sensibilizzare i potenziali migranti sui rischi
del viaggio e per realizzare progetti concreti di sviluppo che aiutino
le popolazioni locali a non dover abbandonare il proprio paese».

FONTE: Buonenotizie.corriere