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Missili, satelliti e fucili italiani per i torturatori d’Egitto

di Antonio
Mazzeo
,Antonio Mazzeo Blog,
19 Aprile
2016.

Immagine di Mauro Biani


«Non siamo disposti ad
accettare verità distorte e di comodo e se non ci sarà un cambio di
marcia da parte degli inquirenti e delle autorità dell’Egitto, il
governo potrà ricorrere a misure immediate e proporzionate». 

Il 5
aprile 2016, intervenendo al Senato sul caso di Giulio Regeni,
barbaramente torturato e ucciso al Cairo il 25 gennaio, il ministro
degli Esteri Paolo Gentiloni ha promesso il massimo sforzo per far
luce sui mandanti e gli esecutori dell’omicidio del nostro giovane
connazionale. 

Dopo il rifiuto degli inquirenti egiziani di consegnare
i tabulati di una decine di utenze telefoniche, il premier Renzi ha
richiamato in Italia l’ambasciatore al Cairo, Maurizio Massari.



Per tanti analisti, il
governo – stavolta – sembra voler fare sul serio. Peccato però
che a oggi non esista atto concreto che rimetta in discussione la
consolidata partnership politico-militare-industriale fra Italia ed
Egitto o quantomeno congeli i trasferimenti di sistemi d’arma
pesanti e leggeri alle forze armate e di polizia del sanguinario
regime di Al-Sisi. 

Al contrario, nelle stesse ore in cui il ministro
Gentiloni faceva la sua minacciosa sortita in Parlamento, un’azienda
leader nel settore aerospaziale controllata in parte dalla holding
Finmeccanica, Thales Alenia Space, annunciava la firma di un contatto
di 600 milioni di euro per la fornitura di un sistema di
telecomunicazione militare satellitare al governo egiziano. L’accordo
è stato raggiunto nel corso della recente visita al Cairo del
presidente Francois Hollande, sicuramente uno dei più accreditati
sostenitori internazionali dei dittatori d’Egitto. 

Oltre al
satellite co-prodotto da Italia e Francia, Hollande si è impegnato a
fornire ai militari egiziani cacciabombardieri e unità navali. In
particolare, i cantieri francesi DCNS consegneranno nel 2017 una
corvetta tipo “Gowind 2500” a cui seguiranno altre tre unità
dello stesso tipo prodotte nei cantieri egiziani di Alessandria tra
il 2018 e il 2019. 

La commessa ha un valore superiore al miliardo di
euro, a cui si aggiungeranno altri 3-400 milioni per la fornitura dei
sistemi da combattimento che in buona parte saranno prodotti da
imprese controllate interamente o parzialmente dal colosso
Finmeccanica. 

Le quattro corvette “Gowind” saranno armate infatti
con cannoni 76/62 Super Rapido di Oto Melara (società di
Finmeccanica S.p.A. con stabilimenti a Brescia e La Spezia), missili
antinave MM 40 Block 3 Exocet e VL MICA di produzione
MBDA (Matra BAE Dynamics Alenia), il maggior consorzio europeo nel
settore missilistico, controllato per il 75% da Aibus e BAE System e
per il restante 25% da Finmeccanica.




Alla marina militare
egiziana è giunta pure una fregata multiruolo tipo FREMM 
realizzata nei cantieri navali del gruppo DCNS. Anche in questo caso
molti dei sistemi di combattimento parleranno italiano. 

La nuova
fregata sarà armata con i cannoni da 76 millimetri
Super
Rapido
di
Oto Melara, con i missili antiaerei superficie/aria
Aster
15
di
Eurosam (un consorzio europeo formato da MBDA e Thales), con quelli
da crociera
Scalp
Naval
e
antinave
Exocet
MM40
(di
produzione MBDA) e con i siluri anti-sommergibili MU90 (prodotti dal
consorzio Eurotorp, costituito dalle società Thales e DCNS e dalla
Wass di Livorno del gruppo Finmeccanica). 

Proprio grazie alle
commesse missilistiche per la fregata FREMM all’Egitto e per i
cacciabombardieri Rafale che la Francia fornirà al regime del Qatar,
il consorzio MBDA – Matra BAE Dynamics Alenia ha registrato nel
2015 un fatturato record di
5,2
miliardi di euro
.




Nel 2013, un’altra
importante azienda del gruppo Finmeccanica, AgustaWestland, si
assicurò un contratto di 17,3 milioni di dollari per la manutenzione
e l’assistenza al parco elicotteri delle forze armate egiziane. 

A
fine 2012, sempre AgustaWestland consegnò all’Egitto due
elicotteri AW139 in configurazione ricerca e soccorso (SAR) e
trasporto truppe, armamenti e materiali. 

Il contratto, per un valore
di 37,8 milioni di dollari, fu sottoscritto con U.S. Army Aviation
and Missile Command (AMCOM)
, il comando aereo e missilistico
dell’esercito Usa che trasferì poi alle autorità egiziane i due
mezzi italiani attraverso il programma Foreign Military Sales
(FMS)

Ad AgustaWestland furono pure assegnate le attività
addestrative dei piloti e del personale di terra e la fornitura delle
attrezzature e dei ricambi necessari per la messa in servizio degli
elicotteri. 

Nel dicembre 2010, anche l’azienda DRS Technologies,
con sede e stabilimenti negli Stati Uniti d’America ma intermante
controllata da Finmeccanica, firmò con l’esercito Usa un contratto
di 65,7 milioni di dollari per consegnare alle forze armate egiziane
veicoli, sistemi di sorveglianza e altre apparecchiature
elettroniche.




«L’Italia è l’unico
Paese dell’Unione europea che, dalla presa del potere del generale
al-Sisi, ha inviato armi utilizzabili per la repressione interna
nonostante la sospensione delle licenze di esportazione verso
l’Egitto decretata nell’agosto del 2013 dal Consiglio dell’Unione
europea» denunciano la Rete italiana per il disarmo e l’Osservatorio
permanente armi leggere (Opal) di Brescia. 

«Nel 2014 l’Italia ha
fornito alle forze di polizia egiziane 30.000 pistole, prodotte nel
bresciano e nel 2015 di 3.661 fucili, per la maggior parte prodotti
da un’azienda in provincia di Urbino. Nel 2012 il valore delle
esportazioni di armi italiane all’Egitto ha raggiunto i 28 milioni
di euro e ha riguardato fucili d’assalto e lanciagranate della
Beretta, munizioni della Fiocchi, blindati della Iveco di Torino e
apparecchiature specializzate per l’addestramento militare».



Sempre secondo i
ricercatori della Rete per il disarmo e di Opal, nel 2011 il governo
italiano autorizzò l’esportazione alle forze armate egiziane di
14.730 colpi completi per carri armati a cui si aggiunsero l’anno
successivo 692 colpi con spoletta più altri 673, tutti prodotti da
Simmel Difesa di Colleferro, Roma. 

Sempre nel 2011, fu autorizzata
l’esportazione di 355 componenti per la centrale di tiro Skyguard
per missili Sparrow/Aspide a cui sono seguiti, nel 2012, altre 1.000
componenti per la stessa centrale di tiro prodotta dalla Rheinmetall
Italia Spa di Roma. 

Quello stesso anno il governo italiano autorizzò
pure l’esportazione di 55 veicoli blindati Lizard prodotti
dalla società Iveco, attrezzature del cannone navale 76/62 Super
Rapido
di Oto Melara e apparecchiature elettroniche e software di
Selex Elsag (oggi Selex ES), altra azienda del gruppo Finmeccanica.