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La Cultura del cibo e l’identità collettiva nella lotta contro il potere delle potenze economiche mondiali



di
Antonietta Chiodo, ProMosaik e.V. Italia

La società in cui ogni giorno ci destreggiamo e non a
caso ritroviamo la nostra coscienza ed il nostro flusso nella velocità e nel
continuo cambiamento senza rendercene conto, rotea intorno ad una economia
basata sul cibo e l’apparenza, ingannevole realtà che ci distrae, usandoci come
vettori di una globalizzazione meccanica. Da anni sono immersa nell’attivismo e
quindi nella continua informazione sia interna che esterna, ho sempre creduto
nel fondamento del confronto, ma soprattutto nell’intelligenza e nella capacità
umana di comprendere le proprie armi culturali come lotta al potere economico
del bavaglio mediatico e culturale.
-Cibo: ciò di cui ci si nutre,
alimento, nutrimento, ciò che ci appassiona e che ci piace.

L’insieme di queste sfaccettature
derivanti da una semplice parola mi hanno portata a comprendere l’importanza di
questo significato, sottile per modo di dire, perché c’è chi se ne priva sino
alla morte, o chi invece lo usa come nutrimento dell’anima derivante da una
sostanza o da una semplice passione legata ad un ambito artistico o letterario.
Le culture più
antiche, nella maggior parte dei casi, vengono tramandate da remote usanze o
credenze. Infatti i ricordi di quando eravamo fanciulli, spesso legati ad un
profumo particolare, smuovono le nostre cellule sino a riconoscerne un momento
indelebile nascosto nella memoria. I dolci profumi del Natale, i tè tipici che
scaldano e depurano il corpo, quei piatti che da piccoli la mamma o la nonna ci
donavano con tanto impegno, quei segreti che nessuna delle donne della nostra
famiglia svelerà mai.


Cosa mi ha portata a scrivere questo articolo?
Alcuni incontri ed alcuni accadimenti hanno fatto sì che
collegassi psiche, cibo e socialità ad un unico filo conduttore. Ho riflettuto
in differenti momenti e spesso lavorando con il popolo palestinese mi
arrivavano alla memoria le fotografie degli ulivi, delle loro pietanze, molto
semplici, del loro pane e mi resi conto di come tante culture vivessero grazie
ai ricordi legati al cibo ed ai racconti di intere generazioni, dagli anziani che
con i propri corpi evitavano lo sradicamento di intere piantagioni. Mi
ricordavo inoltre del racconto di un’anziana palestinese che un giorno mi
disse:
– Noi siamo come gli ulivi, germogliamo da sottili
ramoscelli e ci trasformiamo in straordinari tronchi nodulosi dagli straordinari
benefici –


La psiche umana è
legata al bisogno ed alla compensazione. E di questo approfittano  spesso le multinazionali: la dolcezza ed il
sapore delle fragole rappresentano ad esempio l’effimero nella sessualità. Spezzare
il pane nel mondo ebraico era compito del padrone di casa che dopo una
preghiera lo distribuiva tra i commensali; questo avveniva sia in occasione dei
pranzi familiari, o convivi, che in occasione di pasti di carattere rituale,
come la sera della Pesah. Gesù, padrone di casa e ospite paterno dei suoi discepoli,
riprese questa usanza, la quale, nella cena alla vigilia della sua agonia,
acquista tuttavia un nuovo significato. Infatti, in quell’ ora, Gesù non
distribuisce solo pane, ma se stesso: Egli si dona. L’immagine dell’Eucaristia
della chiesa nascente commemorò il simbolismo di rendere il proprio corpo e la
propria anima e condividerli in egual modo, nell’unità e nella totalità. 
Poi vi è la fame: un
mondo che perisce nel dolore e nei soprusi, sottomesso e vittima del volere di
altri popoli, economicamente più potenti. E questo mondo vittima non trova la
propria libertà neanche nella semplice possibilità di alimentarsi per
sopravvivere e procreare, ritrovandosi così incapaci di colmare lacune insormontabili,
mentre il mondo sta a guardare morti di corpicini sottili, mentre riempie inutilmente
i carrelli nei supermercati.

Mahatma
Gandhi

“Se
tutti lavorassero per il proprio pane e niente più, ci sarebbe abbastanza cibo
e tempo libero per tutti… i nostri bisogni si ridurrebbero al minimo, il
nostro cibo si semplificherebbe. Allora mangeremmo per vivere, anziché vivere
per mangiare.”

Il cibo come lotta,
come ricerca del se sino al digiuno, la sopravvivenza tramite la sola
reidratazione, la liberazione di un popolo, portando il proprio corpo allo
stremo: quest’ uomo annientò se stesso, portando intere generazioni a
comprendere la propria forza. Decenni dalla sua morte gli scioperi della fame
partecipavano a numerose lotte, anche da parte di parecchi esponenti politici.
Eliminare il Cibo per renderci conto
che quel qualcosa in più che sfocia nel superfluo ci ha in realtà portati a conquistare
una nostra vera e propria identità personale. Alcuni uomini nel percorso
personale di una crescita interiore ci hanno insegnato la potenza che risiede
nelle nostre mani e nei nostri comportamenti, del Volere e del Potere di se
stessi, contro intere nazioni e complotti economici e sociali.

BDS (Boycott, Divestment and
Sanctions)
La Palestina da
decenni sotto il dominio dello stato di Israele si è trovata per troppe volte
sottomessa ed espropriata dei propri terreni, dei propri diritti, della propria
acqua, dei propri bambini e della propria identità.
Il popolo
palestinese, conosciuto come altamente colto e famoso per essere straordinario
nel difendersi da armi dell’ ultima generazione con il solo lancio di pietre
eroiche, ha ideato un nuovo modo per combattere l’usurpatore: nasce così il 9
Luglio del 2005 il movimento di guerra globale BDS, che senza l’uso di armi, ma con la conoscenza del potere
economico che risiede in ognuno di noi, combatte Israele. Infatti il movimento
è cosciente del fatto di non essere in grado di combattere a livello militare uno
stato potente come quello israeliano sostenuto dalla Nato, in cui oramai è
stato dichiarato apertamente anche il peso all’interno del palazzo ONU. Ma
soprattutto negli ultimi anni di boicottaggio dei prodotti alimentari e di
largo consumo si sono viste le prime vittorie. Il movimento BDS promuove il
boicottaggio, anche invitando a non acquistare i prodotti che riportano Made in
Israel o il codice a barre il numero EAN che inizia con il 729. Omar Barghouti,
co-fondatore ed attivista per i diritti umani, dichiara: “La campagna BDS è la
forma più dimostrativa della solidarietà internazionale unita alla lotta dei
palestinesi per la libertà, la giustizia e l’uguaglianza. Alla stregua degli
sforzi contro la segregazione razziale sudafricana”.


Il movimento di
boicottaggio non si limita ai confini dei territori palestinesi, ma si estende
all’interno dell’area israeliana. Infatti sono parecchi i partner israeliani
che si sono uniti al movimento. Infatti ritroviamo la Coalition of Women for
Peace e Boycott, il Comitato israeliano Contro le Demolizioni di Case (ICAHD)
oppure il Centro di Informazioni Alternativo israelo-palestinese. Ciò che
emerge è ancora volta una situazione estremamente complessa che mette in luce
da una parte la sofferenza del popolo palestinese che vede una pressante
colonizzazione dei propri territori e dall’altra il diritto di Israele di poter
partecipare attivamente a un mercato internazionale nei suoi vari settori,
senza che nessuno ostacoli il processo di import-export.
Straordinario è stato
ed è tutt’ora l’impegno degli attivisti tramite le reti internet e di
informazione e volantinaggio, creando seri problemi all’economia di marche
molto potenti come Coca Cola, Sprite, Fanta, Nestlè, Timberland, IBM e via dicendo sino ad arrivare al presente in cui EXPO è stato transito di manifestazioni
e boicottaggi continui a causa dello spreco e della bugia mediatica che ne rappresenta.

La società moderna,
soprattutto grazie all’ utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione, ha trovato
un mondo sommerso da infinite possibilità di utilizzo, dalla non-violenza alla
pubblicità negativa, dedita alla distruzione di alcuni vettori economici che
usano i propri proventi per l’utilizzo e la vendita di armi che verranno poi impiegate
nei territori espropriati al popolo palestinese. Famosi sono i Checkpoint, veri
e propri posti di blocco in cui questa popolazione deve transitare per poter andare
a lavorare fuori confine,
dovendo
subire fermi di ore umiliati e soprattutto con il rischio di essere incarcerata
senza una motivazione plausibile. Essi sono gestiti dalla catena di computer
HP.
Basel System è un sistema
automatizzato di controllo biometrico di ingresso che comprende un sistema di
permessi per i lavoratori palestinesi attraverso l’identificazione della mano e
del viso. Il sistema è stato installato per la prima volta nel 2004 presso il checkpoint
di Erez nel nord della Striscia di Gaza. Nel 2013, il Ministero della Difesa ha
indicato che il sistema è stato installato in Cisgiordania presso i seguenti
posti di blocco: Jericho, Bethlehem (Ma’avar Rachel), Jenin, Nablus, Tulkarem,
Hebron, Abu Dis, Tarkumia, Eyal e Irtach (Sha’ar Efraim).
Ricordiamo inoltre che questa marca ha ottenuto dal
Ministero Israeliano della Difesa l’incarico di provvedere alla manutenzione
del sistema biometrico Basel nei posti di blocco in Cisgiordania e Gaza fino
alla fine del 2015.
Con questo articolo
vorrei far comprendere che cosa potrebbe realmente accadere e soprattutto
cambiare, se ci rendessimo conto di quanto una singola moneta estratta dal
nostro portafoglio possa cambiare il destino del mondo, e di quanto una
semplice rinuncia non deleteria per noi potrebbe significare la sopravvivenza o
meno di un altro essere umano.