“Mettiamocelo in testa”, la nuova campagna di UNHCR per garantire l’istruzione alle bambine rifugiate
28/01/2019 |
Nel mondo ci sono 4 milioni di bambini rifugiati che non possono andare a scuola. Per le bambine la situazione è ancora più drammatica.
Mettiamoci in testa che sono circa 4 milioni i bambini rifugiati in tutto il mondo che non possono andare a scuola. Mettiamoci in testa che le ragazze rifugiate sono le più discriminate. Secondo le ultime ricerche le bambine hanno la metà delle probabilità di iscriversi ad una scuola superiore, o di completare il percorso di studi, rispetto ai loro coetanei maschi. “Mettiamocelo in testa” è soprattutto la campagna lanciata dall’UNHCR che inizia oggi, 28 gennaio fino al 17 febbraio. L’obiettivo, oltre sensibilizzare l’opinione pubblica, è quello di raccogliere fondi per garantire l’accesso all’istruzione per le bambine rifugiate.
La mancanza di istruzione non è un problema soltanto culturale, è soprattutto una garanzia del diritto alla vita. Lontane dalla scuola, spiega nel video Paola Saluzzi, le bambine rischiano di subire abusi, di cadere nella rete degli sfruttatori o di contrarre matrimoni precoci. Stando a quanto riportato da recenti studi della Banca Mondiale negare il diritto allo studio significa un costo di 30mila miliardi di dollari in produttività e guadagni mancati.
I Dati
Secondo il rapporto Turn the Tide svolto proprio dall’UNHCR, il 61% dei bambini rifugiati frequenta la scuola primaria, contro il 92% dei bambini di tutto il mondo. Il divario aumenta con l’età. Alla scuola secondaria accede solo il 23% dei rifugiati rispetto all’84% delle medie mondiali. Per le scuole superiori la forchetta si allarga. 1% è la stima dei rifugiati, 37% quella dei ragazzi di tutto il mondo. E per le bambine, sottolinea il report, la differenza diventa allarmante perché crescendo vanno incontro ad una sempre maggiore emarginazione che aumenta il gender gap in maniera esponenziale. Secondo l’Unesco garantire la continuità scolastica delle bambine significherebbe ridurre i matrimoni precoci al 14%, diminuirebbe dell’8% anche la mortalità infantile data da malaria o polmonite, arrivando addirittura al 30% riuscendo a completare la scuola secondaria.
L’appello
“Continuare a trascurare l’istruzione delle ragazze rifugiate provocherebbe conseguenze disastrose per molte generazioni a venire. Più alto è infatti il livello di istruzione delle bambine e delle ragazze rifugiate, più elevate saranno le loro abilità in termini di leadership, capacità imprenditoriale e piena autonomia, qualità fondamentali che aiuteranno sia l’integrazione nelle comunità ospitanti e il loro sviluppo, che la ricostruzione dei paesi di provenienza – commenta Carlotta Sami, portavoce dell’UNHCR per il Sud Europa. “Per questo l’UNHCR si impegna a difendere e promuovere il diritto a un’istruzione di qualità. Una bambina rifugiata non può scegliere, ma noi sì. Possiamo salvarla dagli abusi, dallo sfruttamento e dai matrimoni precoci e assicurarle il diritto di andare a scuola. Per queste ragioni – conclude Sami – chiediamo a tutti di sostenere la campagna UNHCR con un sms o una chiamata da rete fissa al 45588”.
La campagna può essere sostenuta inviando un SMS da 2 euro al numero solidale 45588. I fondi andranno a sostenere il progetto “Educate a child” iniziato nel 2012 in 12 paesi Siria, Iran, Pakistan, Yemen, Etiopia, Malesia, Kenya, Uganda, Ruanda, Sud Sudan, Ciad, Sudan. La campagna ha garantito più di 3 milioni di libri di testo e materiali didattici. Con i soldi raccolti sono state comprate più di 700mila uniformi per le scuole ed è stato fornito sostegno a 8mila bambini disabili. Grazie alle prossime donazioni si potranno costruire più scuole, garantire alle bambine maggiore protezione dalle molestie, dalle aggressioni, lottare contro il bullismo e la violenza sessuale e di genere nelle classi.