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Estratto da “Nono” di Renata Carageani

Carissime lettrici, carissimi lettori,
e continuiamo il nostro percorso di letteratura romena con un estratto del primo capitolo di “Nono” tradotto dalla collega Sara Salone.
La storia di una vita romena, alla ricerca forse impossibile di un mondo giusto…
Grazie mille dell’attenzione
Dr. phil. Milena Rampoldi di ProMosaik e.V.
Ho dormito come un ghiro sotto un coperchio di metallo. Tutto è
bagnato, zuppo d’acqua ma qui, sotto questo riparo, la pioggia non è penetrata,
l’erba è fresca e tenera, verde coltre della terra.
Come ogni notte, ho sognato il mio amico. In sogno è sempre
giovane e felice. Corre come un matto per centinaia di metri in cima al monte,
fino a che non lo si vede più. Io resto sdraiato sulla pancia, disteso su
questa liscia pietra di fiume intiepidita dal sole, così come lui mi ha
lasciato. Non passa molto tempo e mi sento afferrare con forza per le spalle e
sollevare.
Lui fa spesso così: parte in ricognizione, poi ritorna per
portarmi con sé, per mostrare anche a me gli scoiattoli, i ricci o le tane delle
volpi.
È ancora buio, e la pioggia batte come ieri sera. Il sogno è
svanito, penso a ciò che farò oggi, a cosa mi aspetta.
Si sentono dei rumori, molto vicini. Esco da sotto il coperchio
di metallo. Poco distante, in una baracca, due uomini dormono profondamente,
russando. Accanto alla porta aperta un cane enorme, bianco, fruga in un sacco
di avanzi. Ha scelto un osso di pollo con della cartilagine lucida a un’estremità,
e lo rompe tra i denti.
Mentre decido se parlare con lui o fare finta di niente, quello
si accorge di me, abbandona l’osso e si avvicina.
   – E tu? Cosa ci fai
qui? –
   – Buongiorno, –
rispondo – sono solo di passaggio, non si disturbi… –
Indica col muso il sacchetto stracciato e mi dice:
   – Non c’è granché. Solo
pelle di salame, una fetta di melone. Ma gli ossi non li toccare! Sono miei! –
   – Grazie, signore, ma
io non mangio mai. –
   – Bene! Andremo
d’accordo, allora… –