La repubblica popolare cinese delle sparizioni forzate
Gabriele
Battaglia, Internazionale, 5 giugno 2018
In cinese
si chiama zhiding jusuo jianshi juzhu: sorveglianza residenziale in un luogo
designato (Rsdl).
La moglie dell’avvocato per i diritti umani Wang Quanzhang durante una manifestazione a Pechino, il 7 luglio 2017. Quanzhang è scomparso il 3 agosto 2015. (Damir Sagolj, Reuters/Contrasto) |
Un gruppo
di attivisti che fa capo alla ong per i diritti umani Safeguard defenders ha
pubblicato nel 2017 un libro che per la prima volta raccoglie undici
testimonianze di persone che sono passate attraverso questo sistema di
“sparizioni forzate”. S’intitola The people’s
republic of the disappeared. Stories from inside China’s system for enforced
disappearences.
Il giro
di vite
Il libro è dedicato a Wang Quanzhang, un avvocato weiquan – cioè “per i diritti umani” – di cui non si hanno più notizie dal 3 agosto 2015, quando scomparve nell’ambito del “709”, un giro di vite che prende il nome dal giorno in cui cominciò, il 9 luglio di quell’anno. Si calcola che da allora circa 250 avvocati e attivisti per i diritti umani siano stati detenuti o interrogati.
Il libro è dedicato a Wang Quanzhang, un avvocato weiquan – cioè “per i diritti umani” – di cui non si hanno più notizie dal 3 agosto 2015, quando scomparve nell’ambito del “709”, un giro di vite che prende il nome dal giorno in cui cominciò, il 9 luglio di quell’anno. Si calcola che da allora circa 250 avvocati e attivisti per i diritti umani siano stati detenuti o interrogati.
Un weiquan
è anche Teng Biao. Arrestato due volte negli anni precedenti all’Rsdl (nel 2008
e nel 2011) è autore dell’introduzione del libro. Ora vive negli Stati Uniti,
da dove ha accettato di essere intervistato.
“L’Rsdl è
una sparizione forzata”, spiega, “quindi è in conflitto con la costituzione
cinese e viola le convenzioni internazionali sui diritti umani. Il nome è
fuorviante, perché nasconde il fatto che è peggiore di una detenzione regolare,
impone a chi ci finisce una forma estrema di isolamento e ha reso la tortura un
fenomeno dilagante”.
È ingenuo
pensare che un paese, qualsiasi paese, non sospenda lo stato di diritto quando
si sente minacciato. In Italia accadde con le leggi speciali alla fine degli
anni settanta, più di recente tornano alla mente le extraordinary renditions
statunitensi, a Guantanamo e ad Abu Ghraib.
Ciò che colpisce
della situazione cinese è l’estensione del concetto di “sicurezza nazionale”
anche alla normale attività di avvocati che, nel nome della costituzione e
delle stesse leggi cinesi, difendono dissidenti, sette religiose come il
Falungong, minoranze
etniche come gli uiguri. È come se tutte le figure di mediazione
siano state eliminate, c’è una nuova ortodossia di partito che prescrive “o con
me, o contro di me”.
Tra le
testimonianze raccolte nel libro, c’è quella di Peter Dahlin, attivista svedese
della ong China action, un’organizzazione fondata a Pechino da alcuni avvocati
cinesi alla fine del 2008, che forniva consulenza e supporto legale agli
avvocati per i diritti umani. Il caso di Dahlin è famoso perché ha fatto capire
che, in barba al diritto internazionale, anche uno straniero può finire in
regime di Rsdl. Arrestato il 4 gennaio 2016, l’attivista svedese fu rilasciato
20 giorni dopo e quindi espulso dalla Cina, dopo una confessione trasmessa
dalla televisione nazionale. Lui in seguito ha ritrattato e spiegato che tali
confessioni sono recite in cui il “reo” legge letteralmente un documento
predefinito. Con l’attivista svedese fu arrestata anche la sua compagna cinese,
Pan Jinling. Ecco come Dahlin racconta quel giorno:
Non fu
una sorpresa. Era già accaduto che degli attivisti fossero arrestati,
interrogati, ma questa volta ero venuto a sapere che il mio nome era stato
esplicitamente menzionato durante l’interrogatorio di altre persone, cosa mai
successa prima. Era abbastanza chiaro che stesse succedendo qualcosa e avevo
già pianificato la partenza, poi anticipai addirittura il volo. Ma non feci in
tempo. Quando la sicurezza fece irruzione in casa mia, mancavano solo due ore
prima che andassi all’aeroporto. Mi comunicarono subito che sia io sia la mia
ragazza eravamo in arresto in base all’articolo 107 del codice penale: avere
utilizzato finanziamenti stranieri per attività contrarie alla sicurezza
nazionale. Sul tema della sicurezza, l’articolo più famoso e più spesso usato
contro avvocati, giornalisti e difensori dei diritti è il 105: incitazione alla
sovversione dei poteri dello stato. Sta in una sezione che fino al 1997 si chiamava
‘crimini controrivoluzionari’, ma sebbene ora si parli di ‘sicurezza
nazionale’, l’articolo è utilizzato più o meno allo stesso modo.
In cosa
consiste invece la tortura di cui parla Teng Biao?
“Io sono
stato trattato con i guanti di velluto in confronto a quello che passano i
cinesi “, dice Dahlin.
Certo,
sono stato privato del sonno e ho subìto interrogazioni infinite, di solito
notturne, con lo sbirro buono e quello cattivo, ma non sono mai stato torturato
fisicamente proprio perché straniero. Negli altri casi si va invece al di là
del semplice isolamento: percosse, posizioni di stress, assunzione forzata di
farmaci e ore passate incatenati. Tutte le testimonianze rivelano che la
tortura mentale e fisica è sistematica. Un mio collega era sorpreso di quanto
fossero esperti, lo picchiavano in modo da non lasciare segni. Era
dolorosissimo, ma non si vedevano tracce sul corpo. Altri hanno raccontato
l’uso della ‘sedia penzolante’, dove sei costretto a sederti su uno sgabello
alto, con le gambe che non possono toccare il suolo. Ti fanno andare avanti
così fino a 20 ore al giorno e il gonfiore delle gambe provoca un dolore
immenso. Se provi a muoverti, ti picchiano e ti prendono a calci.
Eppure, The
people’s republic of the disappeared offre anche momenti ironici. Uno degli
avvocati arrestati, Liu Shihui, durante un interrogatorio si sente per esempio
accusare di avere venduto dei titoli borsistici in suo possesso per finanziare
una presunta rivoluzione. La sua risposta ai funzionari della sicurezza è molto
decisa e, probabilmente, anche molto cinese: “Non sono così stupido da
finanziare una rivoluzione con i miei soldi!”.
Senza
pretendere di dare alla Cina lezioni di superiorità liberaldemocratica, si
tratta di comprendere come l’Rsdl si inserisca nel contesto della Cina odierna,
nel sesto anno dell’era di Xi Jinping.
In un
passaggio del libro, un funzionario della pubblica sicurezza dice a uno dei
detenuti: “Tutte le leggi in Cina mirano a preservare il potere del Partito
comunista”.