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Covid-19: il bivio Intervista al dr. Leopoldo Salmaso

di Milena Rampoldi, ProMosaik, 29/03/2020. La mia intervista sul Corona virus con il medico specialista in malattie infettive e in sanità pubblica, Dr. Leopoldo Salmaso.



Come medico che si sposta di frequente tra Italia e Tanzania, credi che il modo di rapportarsi al virus in Europa sia eurocentrico o no?
Se tu intendi “eurocentrismo” in senso culturale rispetto al “resto del mondo”, certo che sì. Ma non vedo eurocentrismo sul piano politico, anzi! Vedo un acuirsi degli egoismi e delle rivalità fra stati membri, in ossequio all’ideologia liberista del “mors tua vita mea”. Ideologia che non ha imparato niente dalla sadica “lezione” impartita alla Grecia cinque anni fa, anzi la vorrebbe imporre di nuovo oggi, col famigerato MES e altre prepotenze del genere (punirne uno per educarne cento).
Come superare la cultura della paura fomentata dai media?
Dici bene: ancora oggi, in questa emergenza, la matrice mediatica è assolutamente preponderante sulla componente sanitaria. Fin dai primissimi giorni di gennaio i media statunitensi si sono accaniti contro la Cina, fomentando sinofobia a 360 gradi. Ho detto “statunitensi”, non “europei” e neppure “occidentali”, perché la stragrande maggioranza dei media extra-USA sono patetici ripetitori dei media imperiali. Ebbene, da decenni il mainstream statunitense e i suoi ripetitori trattavano la Cina con la medesima supponenza con cui i nobili francesi trattavano la borghesia prima della fatidica Rivoluzione del 1789. Ma questa volta non è parso vero poter sfruttare la ferita cinese per infliggere il massimo possibile danno economico al gigante asiatico, con uscite di ripugnante sciacallaggio mediatico. Però si è trattato di un boomerang che sta colpendo il “cacciatore” molto più gravemente della “preda” designata. Purtroppo vedo che i paesi impoveriti, essendo i loro media in gran parte “ripetitori dei ripetitori”, sono attanagliati da un panico simile al nostro, pur essendo interessati del tutto marginalmente da Covid-19. Per esempio, io ricevo quotidianamente da amici e colleghi tanzaniani tanti messaggi di condoglianze per fake news terrificanti sulla situazione italiana, e altrettanti di grave preoccupazione per l’“ecatombe” che incomberebbe sulla Tanzania. E sai qual è la situazione in Tanzania? Da gennaio ad oggi, negli aeroporti, porti e posti di frontiera sono state filtrate, in base alla temperatura corporea, (quasi) tutte le persone in ingresso, e poste in auto-quarantena se mostravano temperatura febbrile. Fra queste, è stato fatto il tampone per SARS-CoV-2 a 308 persone, con 14 risultati positivi, e nessuno presenta malattia grave. Ebbene, nonostante il presidente e tante altre autorità politiche e religiose abbiano lanciato risoluti appelli a non lasciarsi spaventare, la pressione mediatica è tale che si sono dovute chiudere le scuole e “scoraggiare” gli assembramenti (in Africa sarebbe come predicare ai pesci di non restare in acqua) …La Tanzania (come gli altri paesi impoveriti) sta subendo una grave crisi economica che è al 99% mediatica.
Quali sono le opinioni principali dei medici italiani sul come affrontare la crisi?
Beh, se ci limitiamo ai medici ufficialmente “esperti”, cioè quelli selezionati e incensati dal mainstream, abbiamo assistito a dei bei giri di valzer, in stretta sincronia coi politici. Non si capiva bene chi fosse il cavaliere e chi la dama, ma in non poche circostanze sembravano ciechi che guidavano zoppi… Ora le cose vanno meglio, anche per le critiche provenienti dal basso e circolate grazie ai social media. I più sfegatati di quegli “esperti” reclamano la chiusura dei social e addirittura intentano cause legali contro questo o quel giornalista o collega “eretico”. Comunque, su una cosa c’è una consapevolezza e un consenso crescente, in ogni settore della società: che l’inadeguatezza delle strutture e del personale sanitario, soprattutto evidenti nelle UTI (Unità di Terapia Intensiva), sono il risultato di trent’anni di rapina operata dai privati ai danni di un SSN (Sistema Sanitario Nazionale) che collocava l’Italia ai primi posti nel mondo, con un invidiabile rapporto fra qualità+equità e costi. Rapina perpetrata a partire da un’infame legge del 1992, con cui il Parlamento delegava alle autorità amministrative il “compito” di aziendalizzare il SSN.
Come vedi tu la reazione politica al virus in Italia?
L’Italia è stata colpita per prima dal boomerang di cui parlavo sopra. Sul versante sanitario ha reagito dapprima in maniera scomposta e incoerente, ma poi si è via via uniformata, nel bene e nel male. E bisogna riconoscere che i cittadini si sono comportati in maniera molto più disciplinata di quanto i cliché attribuiscano da sempre alla “genìa italiana”. Questo è quello che io chiamo Politica con la P maiuscola, indipendentemente dagli errori umanamente comprensibili. Sul versante mediatico, invece, amplificatore e guidatore della politica con la p minuscola, non si vedono segni di ravvedimento: il mainstream continua a parlare “alla pancia” della gente, sbandando continuamente fra melense adulazioni degli “eroi” nelle UTI (quegli stessi operatori dileggiati fino a tre mesi fa), caccia alle streghe contro innocui passeggiatori solitari nei boschi, rievocazione della ingratitudine tedesca “cui condonammo gran parte dei debiti di guerra”, e altre oscenità del genere. Ma dal basso, ancora dalla Politica con la P maiuscola, crescono consapevolezza, testimonianze, proposte per riconoscere le opportunità offerte da questa emergenza: dalla valorizzazione di stili di vita più sobri e più ecocompatibili, e dei contatti interpersonali genuini, non stereotipati, alla messa in discussione del sistema neoliberista in tutti i suoi pervasivi aspetti.
Che impatto hanno le reazioni degli stati alla crisi sulla società e l’economia?
Questa è una domanda eccezionalmente importante. Tu ti riferisci a un bivio che, nel bene o nel male, segnerà il destino dell’umanità nelle prossime generazioni. Ma il bivio bisogna vederlo, per poter scegliere la direzione. Vederlo a dispetto del sistema capitalistico-finanziario imperante che, col suo mainstream e con ogni altro mezzo di persuasione/dissuasione (cito solo Hollywood), continua a prospettarci una strada a senso unico. Un esempio molto chiarificatore, direi un case-study, un caso di scuola, ce lo offre proprio l’UE: gli stati membri stanno percorrendo quella strada a senso unico, una strada che ha aggravato sempre più la crisi sociale ed economica e che ora ci porterebbe dritti al precipizio, alle sue estreme manifestazioni di cannibalismo economico e sociale. Invece il bivio c’è: per vederlo bisogna prendere coscienza che in questo villaggio globale gli stati e i loro leader, volenti o nolenti, sono sempre meno autonomi, sempre più telecomandati da pochi coaguli di potere transnazionale: un centinaio di gruppi, con qualche migliaio di propaggini e decine di migliaia di interconnessioni, in tutto e per tutto un cancro.

Ma il bivio c’è, la direzione alternativa ci permette di sviluppare un’opportunità molto positiva sia socialmente che ecologicamente che economicamente (parlo di economia reale, non di finanza e neppure della madre di ogni truffa finanziaria: la natura cancerosa della moneta-debito). È una strada talmente negata dalla cultura “ufficiale” che non si può tracciarla con gli strumenti della scienza e della comunicazione ufficiale.


Per questo tu usi il linguaggio della fiaba (rimando Le monete nuove dell’imperatore, La rivoluzione monetaria post-Covid19) e la fantapolitica? (rimando a “il Golpe Latino”)
Beh, sì. Mi pare uno dei pochi mezzi, se non l’unico, che permetta di sfuggire alla implacabile censura del Potere e di stimolare la curiosità del cittadino, che poi approfondisce autonomamente e cresce in consapevolezza.
Secondo te come cambierà la vita dopo il coronavirus? 
Non so. Mi auguro in meglio. Mi conforta vedere che un numero sempre maggiore di persone è insoddisfatta della strada a senso unico, e vede sempre più distintamente che ci sono altre direzioni possibili, sicuramente meno autodistruttive, più appaganti e rasserenanti per i singoli e le comunità piccole e grandi, fino all’unica famiglia dei viventi.






















Vignette di Mauro Biani