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Netanyahu contro la serie tv israeliana Our Boys: «è antisemita»

Michele Giorgio 5 settembre 2019
Il premier accusa gli autori di aver distorto l’immagine dello Stato ebraico raccontando l’assassinio del palestinese Mohammed Abu Khdeir compiuto nel 2014 da una cellula israeliana per vendicare l’omicidio in Cisgiordania di tre ragazzi ebrei.

Benyamin Netanyahu qualche giorno fa si è scatenato su Facebook contro la serie tv israeliana Our Boys, trasmessa da Canale 12, di cui ha chiesto il boicottaggio perché «antisemita». Accusa che ha avuto conseguenze immediate. Si moltiplicano le minacce agli autori della serie, gli israeliani Hagai Levi e Joseph Cedar e il palestinese Tawfik Abu Wael. Ed è stato preso di mira anche il giornalista Guy Peleg di Canale 12 che ha pubblicato rivelazioni sulle indagini della polizia nei confronti del primo ministro. Peleg ora va in giro con una guardia del corpo. Una storia che in piena campagna elettorale – in Israele si vota tra due settimane – sta facendo la fortuna di Netanyahu impegnato ad indirizzare sul suo partito, il Likud, i voti dell’ultradestra.
Our Boys ovviamente non è antisemita. È una produzione della israeliana Keshet realizzata per Hbo. Narra quanto è accaduto all’inizio dell’estate del 2014, in particolare la vicenda di tre ragazzi israeliani – Gilad Shaer, Eyal Ifrach e Naftali Frenkel – rapiti ed uccisi in Cisgiordania da una cellula del movimento islamico Hamas. Alla loro uccisione il governo israeliano reagì con l’offensiva “Margine Protettivo” contro a Gaza. Due giorni dopo i funerali dei tre ragazzi, in un bosco alla periferia di Gerusalemme fu ritrovato il cadavere carbonizzato di un 16enne palestinese, Mohammed Abu Khdeir, rapito e ucciso da israeliani desiderosi di vendetta.
Ciò che Netanyahu sembra trovare inaccettabile è che in Our Boys sono ricostruite nel dettaglio le indagini svolte dallo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno, per identificare i responsabili dell’omicidio di Abu Khdeir. E gli autori nel farlo mostrano il volto dell’ultradestra religiosa che mi muove a cavallo tra Israele e le colonie ebraiche nella Cisgiordania. Volto che il primo ministro evidentemente vuole tenere nascosto perché contraddice l’immagine di Israele quale Stato democratico che attua una «occupazione benevola» nei confronti dei palestinesi e che deve difendersi dalla minaccia di terroristi sanguinari. Gli autori sono inoltre “responsabili” di rivelare al pubblico che le autorità nel 2014 sapevano sin da subito che i tre ragazzi ebrei erano stati uccisi eppure per molti giorni continuarono a cercarli – con blitz militari nei centri palestinesi – come se fossero ancora vivi e tenuti in ostaggio. A sostegno di Netanyahu tanti accusano gli autori di aver attribuito un «carattere di generalità» a un «evento atipico» e di aver messo sullo stesso piano la violenza degli israeliani e quella palestinese.
Critiche alla serie tv sono state espresse, per motivi opposti, anche dalla sinistra radicale israeliana – molto esigua ma attiva – che in controtendenza accusa Our Boys di aver fatto un favore a Netanyahu e all’immagine di Israele. «La scelta di concentrarsi sull’omicidio di Abu Khdeir aiuta Israele a riscattarsi» scrive sul sito d’informazione +972 l’attivista Haggai Matar. Il secondo episodio, spiega, «mostra quanto le forze di sicurezza fossero profondamente convinte che gli (israeliani) ebrei non potevano aver commesso un crimine così atroce». Mattar sottolinea che Our Boys negli episodi successivi ai primi quattro, già mandati in onda, mostrerà lo sdegno della società israeliana per un omicidio brutale commesso da ebrei. «Già sento dire – prevede Mattar – in giro nel mondo: guarda quanto è forte la società ebraica che prende questo caso così sul serio».