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L’internazionalismo è terrorismo?

Ángeles Maestro Martín 08/09/2019
Recentemente, l’Audiencia nacional (Tribunale nazionale) spagnola ha imputato me e due compagne del reato di finanziamento del terrorismo. Gli eventi si sono svolti nel 2014 e 2015 quando, in occasione delle brutali invasioni di Gaza da parte dell’esercito israeliano, con terribili conseguenze di morte e distruzione, l’organizzazione politica Red Roja ha deciso di chiedere contributi finanziari per aiutare il popolo palestinese attraverso un conto corrente sul proprio sito web. I fatti sono gli stessi descritti nel documentario “Gaza”, che ha ricevuto il premio Goya per il miglior cortometraggio dello scorso gennaio.

Tradotto da Alba Canelli

Lo scorso giugno, la 6a corte istruttoria del Tribunale nazionale ha respinto l’archiviazione del nostro caso e la citazione ordinaria a comparire è stata emessa, presumibilmente per aver trovato “indici sufficienti di criminalità”. La sua dichiarazione è arrivata dopo che la nostra difesa ha presentato un documento che accredita la destinazione finale dei fondi: la ricostruzione delle strutture sanitarie distrutte negli attacchi.

L’argomentazione dell’accusa, basata su una denuncia presentata dall’organizzazione israeliana Lawfare Project, con sede a New York, e accettata dal Tribunale Nazionale come indicazione di reato, è stata la consegna della prima somma alla dirigente palestinese Leila Khaled, lei stessa membro del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP). Ciò si basa sul fatto che dal 2003 tale organizzazione è stata inserita in un elenco europeo di organizzazioni terroristiche stabilito dagli USA in seguito agli attentati alle Torri gemelle del 2001.
Poiché tale elenco non è stato ripreso da alcuna legislazione di alcuno Stato, nulla impedisce ai rappresentanti di questa organizzazione palestinese di agire liberamente nell’Unione europea. Ciò è stato riconosciuto nel 2017 dal Tribunale Nazionale, che, attraverso il giudice Carmen Lamela, ha respinto la denuncia delle organizzazioni israeliane contro la stessa Leila Khaled e le ha permesso di entrare liberamente in Spagna. Queste organizzazioni hanno anche accusato il Comune di Barcellona, sponsor della Fiera letteraria alla quale la dirigente palestinese ha finalmente partecipato, dei crimini di “integrazione in un’organizzazione terroristica, collaborazione con un’organizzazione terroristica, glorificazione ed esaltazione del terrorismo, finanziamento di attività terroristiche, appropriazione indebita di fondi pubblici e prevaricazione”. Tutto questo si basa sulla cosiddetta natura terroristica del FPLP.
Di fatto il FPLP è membro fondatore ed eminente partito dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), riconosciuta dal 1974 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite come “unico rappresentante legittimo del popolo palestinese”.
Al di là dei piccoli dettagli del caso in esame, la questione centrale alla base dell’intero caso è l’insormontabile difficoltà di trovare una definizione di terrorismo che soddisfi il requisito giuridico fondamentale dell’applicabilità generale. Innumerevoli domande vengono in mente: la resistenza contro l’occupazione nazista durante la seconda guerra mondiale può essere considerata terrorista? La lotta del popolo vietnamita contro l’invasore usamericano era terrorista? E quella del Congresso nazionale africano contro il regime dell’apartheid in Sudafrica? O quella del popolo algerino contro l’occupazione francese?
Gli esempi storici sono quasi infiniti e il tentativo di dare al vincitore o al più forte il diritto di decidere chi è un terrorista, come sostiene lo Stato di Israele, va contro il fondamento stesso del diritto internazionale. Ciò è stato riconosciuto in centinaia di risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che hanno sempre affermato la legittimità della lotta del popolo palestinese.
Il processo contro di noi, così come i procedimenti giudiziari contro i rappresentanti del movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS), cerca di criminalizzare la solidarietà internazionale con il popolo palestinese e di garantire che i crimini quotidiani che il sionismo perpetra contro di lui siano ignorati e rimangano impuniti.
E persegue non solo la solidarietà con il popolo palestinese, ma anche la solidarietà internazionalista in generale, come dimostrano le ordinanze emesse dal Tribunale a seguito della nostra accusa. Gli “indici di criminalità” che, secondo esso, sono basati sulla solidarietà internazionalista praticata dalla Red Roya con Cuba, Venezuela, Bolivia, Bolivia, Sahara Occidentale e così via (sic).
L’imperialismo euro-usamericano, alla disperata ricerca di materie prime a buon mercato, sta aumentando l’estorsione e l’aggressività, cercando di nasconderle in interventi per i diritti umani. L’aiuto umanitario, l’elemosina per coprire gli orrori che essi stessi hanno creato o il sostegno ai rifugiati in fuga dalle guerre causate dall'”Occidente”, deve passare attraverso ONG finanziate dai loro governi, banchieri e multinazionali.
Ciò che stanno cercando di fare è sradicare la solidarietà politica, l’atto di schierarsi. E questo significa che bisogna opporsi sempre all’aggressione dell’imperialismo e del sionismo, a prescindere dalla qualità politica del governo del paese attaccato. La solidarietà internazionalista è all’estremità opposta dello spettro della carità, in quanto considera la lotta contro l’oppressione e l’ingiustizia ovunque nel mondo come la propria.
Ed è soprattutto a noi, noi, popoli dello Stato spagnolo, che abbiamo avuto il privilegio di vivere in prima persona il più grande esempio di solidarietà internazionalista, strettamente politica, che l’umanità abbia mai vissuto: le Brigate Internazionali. Con loro sono arrivati migliaia di giovani uomini e donne da tutto il mondo, pronti a dare la loro vita contro il fascismo. Sono arrivati anche degli arabi, soprattutto palestinesi, e molti ebrei in fuga dalle persecuzioni naziste nel loro paese.
La cosa più importante che hanno portato alla lotta della Repubblica spagnola contro il fascismo non è stato il sostegno militare, così come la cosa più importante non è la quantità di aiuti economici forniti al popolo palestinese attraverso la Red Roja. E’ piuttosto il riconoscimento che, in una lotta ineguale contro la tirannia, coloro che, con tutta la loro legittimità, la combattono non sono soli.
L’arrivo delle Brigate Internazionali fu ciò che fece emergere tra i madrileni, devastati dai bombardamenti e schiacciati dal sentimento di sconfitta di fronte all’avanzata delle truppe fasciste, l’inalienabile volontà di lotta espressa al grido “No pasarán”.
Una parte di questa boccata d’aria fresca deve continuare a raggiungere il popolo palestinese e tutti i popoli del mondo che resistono ogni giorno con maggiore forza all’imperialismo e al sionismo.