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Israele: L’Unico Ghetto Ebraico in Medio Oriente

Gilad Atzmon 23/09/2019
I risultati delle elezioni israeliane di martedì hanno confermato ciò che molti di noi conoscono da tempo. 

Tradotto da Alba Canelli
Lo Stato ebraico è una palude di destra ultra-nazionalista. Israele è più bellicoso che mai. Non c’è un solo partito ebraico israeliano di sinistra. Il Partito Democratico è guidato e controllato da un criminale di guerra. Ciò che resta del partito laburista israeliano ha ben poco a che fare con la pace, l’armonia e la riconciliazione. In realtà, questo partito è guidato anche da una persona ricercata per crimini di guerra.


Allo stato attuale, sebbene il blocco destra/religioso di Bibi si sia ridotto, Israele è più che mai a destra. Il Primo Ministro israeliano che ha servito più a lungo non può formare la sua naturale coalizione religiosa e di destra. La maggior parte dei commentatori israeliani concordano sul fatto che l’unica via d’uscita dall’attuale impasse politica è un ampio governo ultra-nazionalista guidato dal Likud, Blu e Bianchi e altri. Tale coalizione sarà negoziata nei prossimi giorni dal rabbioso fanatico nazionalista Avigdor Lieberman, che si è abilmente reso kingmaker d’Israele.
Mentre Netanyahu è stato piuttosto cauto nel dispiegare le vaste forze militari israeliane, abbiamo buone ragioni per credere che una coalizione guidata da Blu e Bianchi e dai suoi generali dell’IDF, da Lieberman e Netanyahu, possa essere meno incline a tali manovre. I componenti del prossimo governo israeliano sono destinati a competere per il titolo di “Mister Sicurezza”. Saranno determinati a ripristinare il “potere deterrente” israeliano a lungo sbiadito e probabilmente insisteranno su misure discutibili per provocare carneficine nella regione.
Era scritto sul muro da un po’ di tempo. Israele, nato per emancipare gli ebrei dalla diaspora, per sostituire il ghetto ebraico e sradicare la mentalità del ghetto, non solo ha fallito nella sua missione: è diventato l’essenza stessa di un ghetto. Si è circondato delle colossali mura di un ghetto. Odia i suoi vicini e, non a caso, non è amato a sua volta.
Il ghetto ebraico sulla costa palestinese assomiglia, per molti aspetti, al suo antenato dell’Europa orientale. Gli ebrei di Israele sono uniti dai loro sentimenti ostili nei confronti dei loro vicini, anche se sono in profondo disaccordo tra loro su quasi tutto il resto. Ancora una volta mi viene in mente la vecchia battuta yiddish: “Di quante sinagoghe hai bisogno in un villaggio con un solo ebreo? Due, una per andarci e una per boicottarla”. Gli ebrei sono definiti non solo da chi sono o credono di essere, ma anche da ciò che odiano o affermano di combattere.
Israele non è turbato dalla sua incapacità di mantenere la prima promessa sionista di “civilizzare” gli ebrei attraverso un “ritorno a casa”, per diventare “un popolo come tutti gli altri”. Per più di tre decenni, Israele si è definito lo Stato ebraico. Israele non è uno Stato dei suoi cittadini. Israele è lo stato degli ebrei, sia israeliani che della diaspora. Israele è uno Stato che applica le leggi razziali e ha istituzionalizzato la discriminazione contro il popolo del luogo, i palestinesi.
A differenza degli ebrei israeliani che sono divisi nella loro politica, i palestinesi sono più uniti che mai e non solo a Gaza. Ancora una volta, la Lista unificata araba è il terzo partito più grande del Knesset. Se il Likud e i Blu e Bianchi riusciranno a formare un governo di unità nazionale, il partito arabo guiderà l’opposizione nel Knesset. Il partito arabo non solo ha unito i palestinesi in Israele, ma è anche l’unico partito di sinistra del parlamento israeliano. E’ stato detto che il partito ha ampliato il suo campo d’azione elettorale martedì, perché i pochissimi ebrei israeliani che aderiscono ai valori universali della sinistra hanno dato la loro voce al partito arabo. E’ più che simbolico che l’unica forza politica umana e universale nel ghetto israeliano sia un partito palestinese.