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LIBANO. Demolizione strutture profughi siriani, 15mila bambini senza un tetto

5 giugno 2019, Nena News
Tre ong internazionali avvertono che il governo libanese ha approvato un provvedimento che prevede che tutte le strutture realizzate con materiali diversi dal legno e dai teli di plastica saranno abbattute.

Nuova stretta del governo libanese nei confronti dei profughi siriani presenti sul territorio nazionale. E a pagare il conto questa volta saranno anche migliaia di bambini. Tre ong internazionali – Save the Children, World Vision e la Fondazione Terre des Hommes – avvertono che almeno 15.000 bambini rimarranno senza un tetto se le autorità di Beirut procederanno, come hanno annunciato di fare, alla demolizione di “strutture semi-permanenti” costruite dai rifugiati siriani nel Libano orientale.
Ad aprile il governo libanese ha approvato un provvedimento che prevede che tutte le strutture realizzate con materiali diversi dal legno e dai teli di plastica saranno abbattute nella città di Arsal, nella valle della Bekaa nei pressi del confine con la Siria. I profughi siriani che si trovano in quella zona hanno tempo fino al 9 giugno per attuare i cambiamenti necessari alle loro strutture abitative, altrimenti saranno demolite.
Nella sola Arsal, riferiscono le ong in una dichiarazione congiunta, ci sono 5.682 strutture rigide in cemento – che ospitano 25mila persone – che saranno incluse nei piani di demolizione. Il provvedimento sarà applicato anche in altri villaggi nel Libano orientale.
“Molte di queste famiglie sono povere, riescono a stento a mettere il cibo sul tavolo”, ha protestato Piotr Sasin, rappresentante-paese di Terre des hommes. “Se le loro case vengono demolite – ha avvertito – non hanno modo di ricostruirle o di pagare l’affitto altrove. Per un bambino che mangia a malapena e spesso non va a scuola, perdere una casa è estremamente traumatico e stiamo parlando di 15.000 bambini.” I rifugiati dichiarano di essere sono stati informati della decisione solo di recente e al momento non è chiaro come le autorità locali intendano trattare con i siriani le cui strutture saranno demolite.
Dietro il provvedimento sembrano esserci due obiettivi: impedire che le strutture costruite dai profughi possano dare vita a situazioni stabili e alla creazione di veri e propri campi di accoglimento (vietati dalla legge) e spingere i siriani a rientrare nel loro Paese. Più della metà della popolazione pre-bellica della Siria, 22 milioni di persone, è sfollata a causa della guerra tra il governo e le organizzazioni islamiste e jihadiste insorte contro le autorità centrali. Circa 5 milioni di siriani hanno lasciato il paese come rifugiati,principalmente in Libano, Turchia e Giordania.
Il Libano ospita oltre un milione di profughi siriani. In migliaia sono tornati in Siria dove i combattimenti sono terminati in gran parte del paese dopo i successi militari ottenuti dall’esercito nazionale con l’aiuto della Russia. Beirut vuole accelerare i rientri ma molti profughi non hanno più una casa in Siria e affermano di temere ritorsioni da parte delle autorità al momento del ritorno in patria.Allo stesso tempo è vero anche che una porzione significativa di rifugiati spera di poter rimanere stabilmente in Libano, dove l’economia offre più opportunità di lavoro, o di andare in un paese occidentale.
A inizio settimana 58 profughi siriani provenienti proprio dal Libano sono giunti in Italia,grazie ai corridoi umanitari promossi da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche e Tavola Valdese. Sono stati accolti da associazioni, parrocchie, comunità e famiglie.