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ISRAELE. “Israele dovrebbe essere governato dalla Torah”

Roberto Prinzi 4 giugno 2019
A dirlo è il leader dell’Unione della destra Bezalel Smotrich, partito che potrebbe permettere a Netanyahu di formare una coalizione governativa dopo le elezioni del 17 settembre. Mal di pancia nel Likud: “Non può essere ministro ad interim della giustizia”.

“Il mio desiderio è che lo Stato d’Israele possa essere governato dalla Torah. Questo è uno stato ebraico. Lo stato del popolo ebraico ritornerebbe così ad essere governato come lo era ai tempi di re Davide e di re Salomone”. A dirlo candidamente al canale 2 della tv israeliana è stato ieri Bezazel Smotrich, il leader dell’Unione dei partiti della destra. Un parlamentare nient’affatto irrilevante qualora il premier Netanyahu dovesse essere confermato alla guida del Paese nelle legislative che si terranno nuovamente quest’anno in Israele il 17 settembre dopo che il primo ministro non è riuscito a formare un governo.
Il partito di Smotrich con i 5 seggi conquistati ad aprile potrebbe giocare un ruolo importante nella formazione della futura coalizione di governo. Non a caso diversi commentatori israeliani hanno accreditato proprio Smotrich come possibile ministro della giustizia ad interim. A suggerire tale possibilità è stata anche la decisione dell’altro giorno di Netanyahu di licenziare il ministro dell’istruzione Naftali Bennet e quella della giustizia Ayelet Shaked del partito la “Nuova Destra” in vista delle prossime elezioni. Un atto che ha motivato ufficialmente con il fatto che i politici a cui gli elettori non hanno permesso di accedere al parlamento (nelle legislative del 9 aprile, infatti, la “Nuova destra” non ha superato lo sbarramento elettorale per una manciata di voti) non possono continuare a rappresentare, seppur ad interim, il ruolo che ricoprivano in precedenza.
Secondo alcuni analisti, questa scelta del premier si spiegherebbe proprio con il fatto che Netanyahu prova a guardare sempre più a destra al punto da conferire a Smotrich un ruolo importante nella futura coalizione.
Tuttavia, queste sue ultime dichiarazioni non sono piaciute a molti del Likud e potrebbero avere un costo salato. Fonti vicine a Netanyahu, scrive il quotidiano israeliano Yedioth Ahronot, hanno infatti detto ieri sera che Smotrich “può dimenticarsi il ministero della giustizia perché il premier non glielo affiderà mai dopo queste dichiarazioni”. Parole confermate stamattina anche dal parlamentare del Likud Miki Zohar. Eppure, andrebbe chiesto al Likud, cosa ha detto di così strano il giovane leader dell’Unione della destra? O meglio, cosa ha detto di così sorprendente per gli standard israeliani al punto da provocare così tanti mal di pancia nel più importante partito israeliano?
In fondo nell’ottobre del 2015 la vice ministra agli esteri Tzipi Hotovely (proprio del Likud) espresse dubbi sulla soluzione a due stati con i palestinesi chiedendo al mondo di riconoscere il diritto storico del popolo ebraico all’intera terra che si estende dal fiume Giordano al Mediterraneo. In breve, sostenne Hotovely, Bibbia alla mano l’intera Eretz Yisrael appartiene agli ebrei, poco importa di cosa afferma il diritto internazionale. E se il testo religioso può assicurare la presa dell’intero territorio (irrilevante il fatto che sia abitato anche da un altro popolo, quello palestinese, per giunta autoctono) perché poi non lo si può governare con le sue leggi come Smotrich suggerisce? Del resto, ad ascoltarlo bene, il parlamentare dell’Unione di Destra non è così fuori dal mondo: “Certamente – ha detto nel corso dell’intervista a Canale 2 – tutto ciò verrà adeguato al 2019. Non massacreremo persone se violeranno lo Shabat. La Torah sarà adattata alle nostre vite. Spero che sia solo un sistema più corretto e giusto”. Insomma una Torah 2.0. Di fronte a queste rassicurazioni perché criticarlo?
O perché farlo solo ora? In passato nessuno del governo ha mai attaccato Smotrich per le sue dichiarazioni profondamente razziste. Il giovane leader di estrema destra, noto per i suoi duri e ripetuti commenti anti-palestinesi e favorevole all’annessione della Cisgiordania ad Israele, ad esempio è colui che qualche anno fa si espresse a favore della segregazione delle madri palestinesi e quelle ebree all’interno dei reparti maternità degli ospedali. Dichiarazioni, quest’ultime, che sono figlie di una sua più “ampia” visione politica secondo cui i palestinesi (pardon arabi) e israeliani dovrebbero vivere fisicamente separati. Smotrich è stato anche colui che affermò l’anno scorso che la teenager palestinese Ahed Tamimi, che nel 2017 diede uno schiaffo a un soldato israeliano, “avrebbe dovuto ricevere una pallottola almeno sulla rotula” così la prossima volta non si sarebbe più permessa di “aggredire” un militare. Allora nessuno del Likud – né la quasi totalità della Knesset – si indignò per le sue parole.
La presenza e rilevanza politica di Smotrich mostra come Israele sia sempre più governato da forze di estrema destra, nazionaliste e apertamente razziste. Un passo inevitabile per uno stato che per legge si dichiara solo per una categoria di persone: gli ebrei.
Il suo partito “Unione della Destra” rappresenta lo spirito dei tempi: tra i gruppi della destra oltranzista che lo costituiscono, c’è anche Tkuma che era diretto da Smotrich fino a poco prima delle elezioni di aprile. Questo raggruppamento contiene al suo interno i sostenitori del rabbino razzista e suprematista Meir Kahane che sosteneva apertamente che Israele si sarebbe dovuto sbarazzare della sua intera componente araba. Smotrich ne ha ripreso solamente gli insegnamenti. E, almeno fino a ieri, poteva essere tranquillamente scelto come ministro della giustizia israeliana. Perché ora attaccarlo?