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LIBANO. Gli Usa obbligano Beirut a combattere Hezbollah

Stefano Mauro 12 marzo 2019
Incontrando a Beirut la scorsa settimana gli esponenti della corrente del “14 marzo”, il vice segretario Usa per il Medio Oriente David Satterfield ha detto che “qualsiasi mezzo è lecito nella lotta contro l’Iran ed i suoi alleati nella regione”. Il Segretario del Partito di Dio: “Strategia per colpire l’asse della Resistenza al progetto americano-sionista”.

“Se collaborerete ancora insieme ad Hezbollah, il vostro paese diventerà sempre più instabile”. Questo il messaggio rivolto a diverse formazioni politiche libanesi da parte del vice segretario americano per il Medio Oriente, David Satterfield, arrivato a Beirut la scorsa settimana per preparare la visita in Libano del Segretario di Stato, Mike Pompeo, prevista per metà marzo.
Il segretario ha incontrato in questi giorni gli “alleati americani” nel paese, tutti appartenenti alla corrente del “14 Marzo”: le Forze Libanesi di Samir Geagea (incriminato per le stragi di Sabra e Chatila, ndr), il partito delle Falangi (Kataeb) di Amin Gemayel ed il Psp del druso Jumblatt. Secondo il quotidiano Al Akhbar l’obiettivo principale degli incontri era quello di sollecitare nei suoi interlocutori la necessità di “indebolire l’influenza di Hezbollah nel governo di unità nazionale” di Saad Hariri. Un obbligo imposto con toni perentori dall’emissario americano, visto che “gli Usa continuano a perseguire la loro azione sul Libano che deve inesorabilmente allontanarsi dalla sfera di influenza di Teheran” e poco importa se queste pressioni compromettono la stabilità politica del paese.
Satterfield ha implicitamente minacciato i suoi interlocutori affermando che “la lotta contro l’Iran ed i suoi alleati (Hezbollah) nella regione è aperta e qualsiasi mezzo è lecito” ed ha ribadito che l’influenza del partito sciita nel paese potrebbe portare a “sanzioni economiche nei confronti di Beirut”. La missione di Satterfield si è conclusa con un incontro con il ministro degli esteri Gebran Bassil e con il primo ministro Saad Hariri, mentre non c’è stato nessun colloquio ufficiale con il presidente della repubblica Michel Aoun, considerato dagli americani uno dei più stretti alleati politici di Hezbollah.
Continua la strategia americana di voler indebolire e delegittimare Hezbollah, in appoggio agli alleati regionali israeliani e sauditi. Un’operazione cominciata già lo scorso anno con l’istaurazione di un’apposita commissione americana che ha il compito di monitorare e bloccare le entrate economiche estere verso il partito sciita e che ha coinvolto anche altri paesi europei.
Simultaneamente agli sforzi americani per intensificare una maggiore pressione nei confronti di Hezbollah, infatti, il ministro degli interni britannico, Sajid Javid, ha annunciato, lo scorso 25 febbraio, che il governo di Londra aveva interdetto qualsiasi attività di Hezbollah nel paese, inscrivendo il partito sciita – per il suo ramo politico – nella “lista delle organizzazioni terroriste”. Indicazioni e pressioni di Washington che, al contrario, non hanno avuto seguito nel governo di Berlino che si è rifiutato di inserire Hezbollah nella lista delle organizzazioni terroriste, riconoscendo al partito sciita il “proprio impegno nel combattere le organizzazioni jihadiste” presenti nel Vicino e Medio Oriente: dallo Stato Islamico (Daesh) ad Al Nusra (denominato ora Hayat Tahrir al Sham, ramo siriano di Al Qaida).
Nel suo discorso di venerdì 8 Marzo, il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha indicato che le sanzioni americane e la classificazione del movimento sciita come organizzazione terrorista fanno parte di una” nuova strategia contro l’asse della Resistenza al progetto americano-sionista nella regione”. Secondo Nasrallah gli Usa ed i loro alleati regionali “tentano in questa maniera di rimediare alle sconfitte sul campo di questi anni”.
Al di là delle minacce americane, sempre secondo al Akhbar, crescono le aspettative dei libanesi nei confronti di Hezbollah e di uno dei suoi principali obiettivi politici: la lotta alla corruzione, uno dei principali problemi del paese dei cedri in un momento di profonda crisi economica. “Ci troviamo in una situazione che minaccia l’esistenza stessa del paese – ha avvertito Nasrallah – e ci impegneremo in questa battaglia per la sopravvivenza del paese come abbiamo fatto nella lotta contro l’occupazione israeliana”. La lotta alla corruzione e al clientelismo è diventato uno dei principali obiettivi di Hezbollah, percepito trasversalmente come un partito “onesto e integro” dalla maggior parte dei libanesi, ed è stata uno dei principali fattori che hanno portato alla sua vittoria alle elezioni del maggio 2018.