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ARABIA SAUDITA. Onu chiede la liberazione delle attiviste detenute

7 marzo 2019, Nena News
L’Alta Commissaria delle Nazioni Unite Bachelet ha espresso ieri la sua “preoccupazione” per l’arresto e presunta tortura delle 10 donne dissidenti. La Germania, intanto, estende il divieto di armi ai sauditi. Il Guardian riferisce che le relazioni tra re Salman e il potente figlio Mohammad sarebbero tese.

L’Alta Commissaria Onu per i diritti umani Michelle Bachelet chiesto ieri all’Arabia saudita di rilasciare le 10 attiviste saudite detenute perché accusate da Riyadh di “aver danneggiato gli interessi nazionali”. In un incontro al Consiglio dei diritti umani dell’Onu a Ginevra, Bachelet ha espresso tutta la sua “preoccupazione per l’arresto, la detenzione arbitraria e le presunte torture e maltrattamenti subite da diverse attiviste per i diritti umani in Arabia Saudita”. “Questa persecuzione – ha aggiunto – contraddice palesemente lo spirito delle nuove riforme annunciate nel Paese. Chiediamo perciò che queste donne vengano rilasciate”.
Un invito che non sarà ascoltato: venerdì il pubblico ministero saudita, che definisce “false” le accuse di tortura denunciate dalle dissidenti e riportate dalla stampa internazionale, ha fatto sapere che il processo contro di loro è ormai imminente visto che si sono concluse le indagini.
Ma la sicurezza ostentata dai sauditi deve fare i conti con un clima politico internazionale non particolarmente favorevole a Riyadh. Se negli Usa gran parte dei deputati democratici (e in parte anche repubblicani) chiede al presidente Trump il pugno duro contro gli storici alleati dopo l’uccisione del giornalista saudita Khashoggi, anche in Europa non tira un bel vento per i sauditi. Domani, infatti, diversi paesi europei chiederanno alla monarchia di liberare le 10 oppositrici e la esorteranno a cooperare con l’Onu sul caso Khashoggi.
Il ruolo di Riyadh nell’assassinio dell’editorialista dissidente del Washington Post e la guerra che ha scagliato in Yemen nel marzo del 2015 sono inoltre alla base di un ulteriore grattacapo per la monarchia saudita: la Germania ha annunciato ieri che estenderà il suo divieto di esportazioni di armi a Riyadh. A dirlo è stato il ministro degli esteri tedesco Heiko Maas dopo un incontro dell’esecutivo guidato dalla cancelliera Angela Merkel. Lo stop agli armamenti sarebbe dovuto terminare il 9 marzo, ma è stato allungato fino alla fine del mese così da permettere a Berlino di valutare meglio le responsabilità saudite nel conflitto yemenita.“Abbiamo deciso di farlo in considerazione di quanto succede in Yemen – ha detto Maas – Crediamo che la guerra debba finire il prima possibile”. Il ministro ha poi spiegato che “non solo non saranno dati permessi [per le armi] fino alla fine del mese, ma non saranno consegnati nemmeno i prodotti che hanno i permessi”.
Parole che non avranno fatto piacere a Inghilterra e Francia che da tempo premono sulla Germania affinché il bando venga rimosso: l’ansia di Londra e Parigi a normalizzare la situazione dipende dal fatto che lo stop tedesco in vigore da ottobre impedisce ad entrambe di vendere a Riyadh equipaggiamenti militari che hanno componenti tedesche.
La questione armi sì-armi no ai sauditi ha sempre più riflessi in politica interna in Germania: la componente del socialdemocratici rappresentata da Maas teme che l’ok alla vendita di materiale bellico a Riyadh possa avere contraccolpi negativi in termini elettorali. Timori non del tutto infondati: secondo i sondaggi, infatti, due terzi dei cittadini tedeschi si dice contrario all’esportazioni di armi. Se da un lato Berlino rappresenta solo il 2% del totale delle armi importate dai sauditi, dall’altro riveste un ruolo importante nella fabbricazione di alcuni componenti militari per altri paesi. Lo stop della Germania potrebbe perciò far saltare progetti redditizi a diversi stati europei (come le pressioni anglo-francesi sui tedeschi dimostrano chiaramente).
Ma i problemi per l’Arabia saudita non finiscono qui. Secondo quanto ha scritto martedì il prestigioso quotidiano britannico Guardian, le relazioni tra il re saudita Salman e suo figlio, l’erede al trono Mohammed sarebbero ormai tese poiché i due sono in disaccordo su diversi punti dell’agenda politica saudita. Le divergenze d’opinioni, scrive il giornale citando una fonte anonima, sarebbero emerse lo scorso mese durante la visita del sovrano in Egitto quando alcuni suoi consiglieri avrebbero avvisato il re di una non meglio precisata azione contro di lui ordita dal figlio. La minaccia sarebbe stata così fondata che i suoi assistenti avrebbero rimpiazzato la sicurezza prevista inizialmente con un team di fedelissimi del sovrano, escludendo addirittura il personale egiziano.Il Guardian scrive anche che, al ritorno del padre a Riyad, il principe Mohammed non avrebbe partecipato al suo ricevimento.
A dividere i suoi sarebbero però anche la linea dura presa dal giovane rampollo sulle manifestazioni in corso in Algeria e Sudan e il trattamento dei prigionieri di guerra yemeniti. Per ora queste sono soltanto indiscrezioni. Eppure, per quanto tutte da dimostrare, confermano il potere effettivo che ha Mohammd nell’Arabia Saudita attuale. Il principe è del resto l’artefice della politica di scontro a tutto campo contro l’Iran e della dura campagna di repressione interna contro i dissidenti, ma anche dell’ambizioso progetto Vision 2030 che dovrebbe portare l’Arabia Saudita a ridurre la sua dipendenza dal petrolio e a diversificare così la sua economia.