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La Spagna processa per terrorismo ex deputata solidale con il popolo palestinese

Marco Santopadre 5 febbraio 2019
Angeles Maestro, ex parlamentare di Izquierda Unida, e altre due attiviste accusate di finanziamento al terrorismo: avevano raccolto e donato 8.400 euro a Gaza dopo l’offensiva israeliana Margine Protettivo.

Tempi duri, in Spagna, per coloro che si mobilitano a favore dei diritti del popolo palestinese. Dopo gli attivisti solidali inquisiti per aver promosso una campagna di boicottaggio nei confronti del Rototom Sunsplash Festival, a subire un processo per terrorismo questa volta è una nota ex parlamentare della sinistra spagnola.
Angeles Maestro, ex deputata di Izquierda Unida al Congresso dei Deputati dal 1989 al 2000, e altre due attiviste, sono indagate dalla Sesta Sezione dell’Audiencia Nacional con l’accusa di “finanziamento del terrorismo” in Palestina, e con questa accusa dovranno rispondere già oggi alle domande del giudice dello speciale tribunale antiterrorismo ereditato dai tempi del franchismo (all’epoca denominato Tribunal de Orden Público).
Angeles Maestro, María Barriuso e Beatriz Torres – che se considerate colpevoli dovranno pagare una multa di 25.000 euro e scontare una pena compresa tra uno e cinque anni di reclusione – sono state denunciate da una cittadina statunitense appartenente al “Lawfare Project Spain”, associazione che teoricamente si dedica a difendere “i diritti civili e umani del popolo ebraico”, e dalla “Asociación Cultural Judía de Ibiza”(Associazione Culturale Ebraica di Ibiza). I rappresentanti di entrambe le associazioni sono stati ammessi, in qualità di parti civili, ad affiancare la pubblica accusa.
“Nines” Maestro e le altre due donne sono in particolare accusate di aver finanziato, attraverso apposite raccolte di fondi pubbliche, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, la più importante organizzazione della sinistra palestinese, inclusa però nelle liste nere sia degli Stati Uniti che dell’Unione Europea sin dal 2002.
“L’unica nostra colpa è quella di aver raccolto denaro destinato agli aiuti umanitari in Palestina dopo due diversi attacchi militari israeliani, la prima volta a metà del 2014 e la seconda alla fine del 2015. Nulla di più”, si difende Maestro, secondo la quale il Pflp non è stato messo fuorilegge in nessuno dei paesi europei. Inoltre la destinataria delle donazioni, Leila Khaled, ha più volte partecipato a conferenze ed incontri pubblici a Madrid, Barcellona e altre città dello Stato spagnolo ed è addirittura intervenuta al Parlamento Europeo.
Carmen Lamela, giudice di quella stessa Audiencia Nacional che ora processa le tre solidali per terrorismo, ha personalmente accordato a Leila Khaled il visto d’ingresso in Spagna nel 2017 per permetterle di partecipare ad un festival letterario. Fu proprio in occasione della partecipazione della settantaquattrenne dirigente palestinese al Festival “Literal” di Barcellona, finanziato anche dalla locale amministrazione, che scattò la denuncia immediatamente raccolta dall’Audiencia Nacional.
La prima raccolta di fondi iniziò nel 2014 dopo che un’aggressione militare israeliana contro la popolazione della Striscia di Gaza, denominata da Tel Aviv “Margine Protettivo”, aveva causato 2.205 morti, molte migliaia di feriti e immani distruzioni.
Gli 8.400 euro raccolti attraverso la campagna portata avanti dalla “Red Roja” (Rete Rossa), un’organizzazione di sinistra di cui l’ex deputata fa parte dopo aver abbandonato Izquierda Unida ormai alcuni anni fa, sono stati consegnati alla nota attivista palestinese ed esponente del Pflp Leila Khaled e in parte a un rappresentante dell’Autorità Nazionale Palestinese, che a sua volta li girò alla dirigente della sinistra palestinese. Un motivo sufficiente, secondo la magistratura di Madrid, per portare le tre attiviste sul banco degli imputati.
“Quello che abbiamo fatto si è svolto completamente in maniera pubblica, alla luce del sole e per una causa che la gente (…) considera giusta – racconta Nines Maestro al quotidiano di sinistra spagnolo El Salto – Succeda quel che succeda non ci pentiamo di nulla, perché l’obiettivo era mandare denaro per gli ospedali, o per la ricostruzione delle case e delle scuole”.
In solidarietà con l’ex deputata e le altre due attiviste inquisite si stanno tenendo negli ultimi giorni numerosi presidi e assemblee in diverse città dello Stato spagnolo.