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Al via la Commissione sul femminicidio. La presidente Valeria Valente all’Huffpost: “La violenza è un fatto pubblico”

Luciana Matarese 07/02/2019
Intervista alla senatrice dem: “Non si tratta di un’emergenza, ma di un fenomeno sociale e culturale drammatico. Dobbiamo tutelare le donne che denunciano”.

“Niente polemiche col Governo, voglio partire col piede giusto”. Valeria Valente è appena stata eletta alla presidenza della Commissione di inchiesta sul femminicidio del Senato. Sedici voti a favore su diciotto votanti – i componenti sono venti – la senatrice Pd ha sfiorato l’unanimità. Il segno politico alla guida della Commissione, che inizia a lavorare a quasi un anno dalle elezioni politiche, non cambia: Valente raccoglie l’eredità di Francesca Puglisi, ex senatrice dem che ha presieduto la Commissione nell’ultimo dei cinque anni della scorsa legislatura. HuffPost l’ha raggiunta al telefono mentre sta andando verso l’Aula di Palazzo Madama per la seduta che sta per iniziare.
“Il primo passo – scandisce Valente – è assumere la consapevolezza che il femminicidio non è un’emergenza, che come tale ha una durata temporale determinata, ma un fenomeno sociale e culturale drammatico. Tenendo sempre ben presente che la violenza non è un fatto privato, ma un fatto pubblico”.
Quarantadue anni, napoletana, alle spalle una lunga militanza politica, nel Pds, nei Ds, quindi nel Pd, consigliera comunale e assessora al Comune di Napoli, nel 2013 è eletta deputata, nel 2016 si è candidata a sindaco di Napoli sfidando anche Antonio Bassolino, fino ad allora il suo principale riferimento politico, nel 2018 è diventata senatrice. Esperta di questioni di genere e pari opportunità, è stata anche coordinatrice delle donne democratiche della Campania e nella scorsa legislatura ha presieduto il Comitato Pari Opportunità della Camera.
Da oggi guiderà la Commissione di inchiesta su due questioni, il femminicidio e la violenza di genere, di grande attualità: le cronache registrano ogni giorno episodi di violenza contro le donne, i numeri una donna uccisa ogni 72 ore. Mentre infuria la protesta contro il disegno di legge sulla riforma dell’affido condiviso, del senatore leghista Simone Pillon, contestato soprattutto perché non tutela le donne e i bambini che subiscono violenza in famiglia. Il 10 novembre il movimento femminista si è ritrovato in un centinaio di piazze italiane per chiederne il ritiro. A Roma c’era anche lei, Valente.
Senatrice, ha detto: “Bisogna raggiungere la consapevolezza che la violenza è un fatto pubblico”. A che punto siamo nel nostro Paese?
Una parte di strada in questa direzione è stata fatta, ma dobbiamo ancora lavorare perché questa consapevolezza aumenti.
Negli ultimi giorni ci sono stati un femminicidio a Bergamo e un tentativo a Vercelli. In entrambi i casi le donne colpite avevano denunciato, ma questo non le ha messe al riparo dalla violenza.
Rispetto al passato le donne denunciano un po’ di più, ma si deve lavorare per fare in modo che sempre più donne escano allo scoperto. Tenendo ben presente che arrivare alla denuncia è un percorso tutt’altro che facile. E poi c’è l’altra grande questione.
Quale?
Quella dell’immediata presa in carico di chi raccoglie la denuncia, penso per esempio alle forze di polizia, agli operatori di primo soccorso. Dobbiamo arrivare al punto che nessuna donna che arriva a denunciare poi corra il rischio di tornare nel suo ambiente e subire nuove violenze o essere uccisa. Una donna che esce allo scoperto è più esposta, dobbiamo assicurarle che la sua denuncia verrà presa in carico adeguatamente. Ecco, mi impegnerò in questo senso.
Da più parti si continua a far notare che, nel contratto di governo, la violenza di genere è stata affrontata in maniera superficiale.
La Commissione è trasversale e autonoma, è altra cosa dal Governo e nulla ha a che vedere col contratto. Viene istituita su richiesta dei gruppi e per averla voluta tutte le forze, credo la questione femminicidio e violenza di genere sia una priorità assoluta per tutti. La prova sta anche nel fatto che sono stata eletta quasi all’unanimità.
“Niente polemiche”, lo ha detto.
Mi auguro, e lavorerò per ottenere questo obiettivo, che le tensioni restino fuori dall’aula della Commissione. Voglio lavorare con tutte le forze presenti, per costruire un percorso comune e condiviso. Partendo, ovviamente da quanto già fatto da chi ci ha preceduto.
Si riferisce alla relazione finale della Commissione della scorsa legislatura?
Certo, il lavoro svolto è stato importante, la relazione è seria e impegnativa, nei prossimi giorni incontrerò l’ex presidente. Partiamo da lì, poi, ovvio, continueremo a lavorare in piena autonomia.
Proprio in quella relazione finale si mettevano in evidenza altre due grandi questioni: la carenza di risorse finanziarie per attivare i percorsi di uscita dalla violenza e l’assenza di linee guida per le Regioni sul trattamento della violenza.
Il nuovo disegno di legge per l’istituzione della Commissione, attribuisce a questo organismo, mi pare, anche il potere di verificare quanto fatto dalle Regioni. Intendo lavorare in sinergia con le Regioni e impegnarmi perché siano destinati più fondi al contrasto della violenza di genere. Tutto quello che è stato fatto negli anni precedenti va bene, va bene il Codice Rosso, ma, come ho già detto, dobbiamo mirare affinché nessuna denuncia cada nel vuoto, perché nessuna donna corra più rischi. Per questo voglio lavorare con tutte le forze presenti nella Commissione del Senato”.
Intanto a Montecitorio la Commissione sul femminicidio ancora non c’è.
Era così già nella scorsa legislatura. Se, nella sua piena autonomia, la Camera dei Deputati decidesse di istituirla, saremo ben contenti di lavorare in sinergia.