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YEMEN. In Svezia trovata l’intesa: scambio di oltre 15.000 prigionieri

12 dicembre 2018, Nena News
I ribelli sciiti e il governo yemenita sostenuto dall’Arabia Saudita hanno raggiunto ieri un accordo che potrebbe portare ad un clima più distensivo in vista dei negoziati politici. L’Onu chiede il ritiro di entrambe le parti dalla città di Hodeidah.

Il più grande scambio di prigionieri da quando è iniziata la guerra in Yemen (marzo 2015). E’ quanto hanno concordato ieri le delegazioni dei ribelli sciiti houthi e il governo yemenita sostenuto dall’Arabia Saudita impegnate da giorni in Svezia nei negoziati di pace. Secondo quanto ha detto all’Afp il rappresentante governativo Askar Zaeel, gli houthi hanno chiesto la liberazione di 7.487 prigionieri, mentre il governo di 8.576. Nello scambio rientra anche il corpo dell’ex presidente Ali Abdullah Saleh, inizialmente alleato degli houthi e poi ucciso da quest’ultimi lo scorso anno dopo essere di fatto passato con la coalizione saudita. I ribelli hanno già rilasciato due suoi figli a inizio mese e un suo nipote, Tarek, sta ora combattendo a fianco delle truppe saudite. “Abbiamo scambiato più di 7.000 nomi da entrambe le parti, tra questi vi sono 200 ufficiali di alto grado” ha dichiarato soddisfatto il delegato houthi Ghaleb Mutlaq. Mutlaq ha poi spiegato che un comitato indagherà su quelli che sono ancora dispersi.
Secondo quanto dichiarato ieri dalle parti, lo scambio dovrà essere compiuto a nord lungo la strada che porta all’aeroporto di Sana’a (sotto controllo dei ribelli) e a sud su quella che va all’aeroporto di Sayun che è invece è controllata dal governo. L’intero processo sarà supervisionato dall’Onu e dal Comitato internazionale della Croce Rossa. Le operazioni di rilascio dovrebbero essere completate per gennaio in attesa che venga rilasciata una lista definitiva dei detenuti da liberare.
Sponsorizzati a inizio dall’inviato delle Nazioni Unite in Yemen Martin Griffith, l’intesa sullo scambio dei prigionieri potrebbe rappresentare un importante punto di partenza in vista della partita più complessa: quella politica. Ieri Griffiths ha chiesto alle parti di ritirarsi dalla città di Hodeidah che, con il suo porto, rappresenta un centro nevralgico per l’arrivo di aiuti umanitari sempre più indispensabili in un Paese che è letteralmente sull’orlo del baratro a causa della peggiore “catastrofe umanitaria” al mondo come più volte hanno ripetuto le Nazioni Unite.
Secondo quanto riporta la Reuters, la proposta dell’Onu prevede la formazione di una “commissione congiunta o una entità indipendente”a cui verrà dato il compito di amministrare la città e il suo porto dopo che i combattenti di entrambi le parti se ne saranno andati. Si è parlato anche della possibilità di inviare ad Hodeidah degli osservatori delle Nazioni Unite per assicurare la calma nell’area. L’obiettivo di Griffiths in questi giorni è chiaro: strappare alle parti intese su alcune misure che possano rappresentare la base per future negoziazioni politiche.
Che l’Onu consideri la tappa svedese molto evidente è evidente: a partecipare oggi ai lavori dovrebbe esserci anche il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. In Svezia sono inoltre presenti gli ambasciatori dei cinque stati permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu (Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Usa) che premono su houthi e governo yemenita affinché venga accolta la proposta di Griffiths su Hodeidah.