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Blitz dell’esercito israeliano nella sede dell’Agenzia di notizie palestinese Wafa

11 dicembre 2018, Nena News
L’irruzione è avvenuta ieri e avrebbe portato al sequestro di alcuni filmati. Probabilmente è collegata ad un attacco armato compiuto domenica ad Ofra, una colonia nei pressi di Ramallah (6 feriti).

Intanto un sondaggio del canale israeliano 10 rivela il forte razzismo degli israeliani nei confronti dei palestinesi anche se cittadini d’Israele.
Ieri i soldati israeliani hanno fatto irruzione negli uffici dell’agenzia di stampa palestinese Wafa nella città di Ramallah (Territori occupati). Sul suo sito l’agenzia riferisce che i militari hanno sparato anche dei lacrimogeni all’interno dell’edificio (alcuni giornalisti sono rimasti intossicati dai gas) e hanno impedito ai lavoratori di lasciare o di ritornare ai loro uffici. I soldati ne sarebbero andati solo “dopo che hanno preso alcune copie dei video registrati dalle telecamera di sicurezza”. Alcuni filmati ripresi dal cellulare e postati sul sito di Wafa mostrano cinque soldati nella redazione mentre ordinano l’apertura di una delle stanze dell’ufficio. Un’altra persona ad un certo punto dice “lì ci sono le telecamere”. In un altro si vede il lancio dei lacrimogeni. L’esercito israeliano non ha commentato finora il blitz avvenuto ieri.
Non è ancora chiaro se quanto avvenuto ieri sia collegato all’attacco armato compiuto domenica contro un gruppo di coloni vicino all’insediamento illegale di Ofra, nei pressi di Ramallah. La sparatoria ha provocato il ferimento di sei persone (tra i feriti anche una donna incita). L’esercito israeliano ha fatto sapere che il veicolo da cui sono partiti i colpi di arma da fuoco aveva targa palestinese e ha dichiarato di aver dato inizio ad una “ricerca ampia nei villaggi della zona” che ha come obiettivo quello di arrivare ai “terroristi che hanno commesso l’attacco”. Ieri i militari israeliani erano presenti anche in altre zone di Ramallah dove avrebbero ordinato ai commercianti la consegna delle registrazioni delle loro telecamere di sicurezza. La presenza dei militari avrebbe scatenato la rabbia di un gruppo di palestinesi verso i quali l’esercito avrebbe sparato i gas lacrimogeni. Wafa riferisce che i soldati avrebbero sparato ai manifestanti dai balconi del suo edificio.
Il sindacato dei giornalisti palestinesi ha condannato il blitz definendolo una “palese violazione commessa dall’esercito d’occupazione contro i media palestinesi”. Su quanto avvenuto ieri è intervenuto anche il ministro degli esteri palestinesi che ha parlato di un “nuovo episodio della guerra aperta” d’Israele contro il popolo palestinese e i suoi media. L’obiettivo israeliano, ha spiegato il ministro, è nascondere i crimini e gli abusi israeliani.
Mentre Israele si prepara a ricevere oggi la visita del ministro degli Interni e vice premier italiano Matteo Salvini, un sondaggio compiuto ieri dal canale 10 dell’emittente televisiva israeliana ha rivelato il forte razzismo di gran parte degli israeliani nei confronti dei palestinesi, anche se cittadini d’Israele. Più di tre quarti degli intervistati, infatti, hanno detto che sarebbero contrari all’amicizia dei loro figli con coetanei palestinesi di sesso opposto e più della metà ha risposto che sarebbero infastiditi qualora l’amicizia avvenisse con quelli dello stesso sesso. Non solo: il 43% delle persone che hanno partecipato allo studio ha rivelato di essere infastidita o molto infastidita dal sentire persone che parlano arabo in un luogo pubblico, il 42% ha poi affermato che gli ebrei dovrebbero essere assunti al posto degli arabi. Interessanti altri due dati: il 50% degli intervistati ha detto che sarebbe infastidita dall’avere come vicino di casa un palestinese, mentre un’altra metà ha detto che non affitterebbe un appartamento a un cittadino palestinese d’Israele. Il sondaggio di canale 10, modellato su quello compiuto dalla Cnn a novembre con cui si cercava di indagare il livello di razzismo anti-ebraico presso i cittadini non ebrei di alcuni stati europei, ha chiesto anche agli israeliani come giudicano la preminenza palestinese nel settore della sanità. Ben il 37% ha detto di provare fastidio per il gran numero di farmacisti palestinesi, il 40% per la maggioranza di dottori e infermieri presenti.