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Yemen, piangono i bambini morti e vendono le armi che li uccidono. La vergogna italiana e il coraggio danese

Huffington Post 22/11/2018
Fanno finta di commuoversi per gli 85mila bambini morti di fame o malattia dall’intensificarsi della guerra in Yemen, come denunciato da Save the Children. 

Lacrime di coccodrillo. Perché se c’è una tragedia senza eguali dalla fine della Seconda guerra mondiale, per la quale la comunità internazionale, e in essa l’Occidente, porta una responsabilità vergognosa, questa tragedia si chiama Yemen. Teatro di una guerra combattuta con armi che l’Occidente, Usa in primis ma anche l’Europa, e l’Italia in prima fila, continua a vendere al Paese maggiormente responsabile della mattanza yemenita: l’Arabia Saudita. Di fronte ai massacri quotidiani perpetrati dalla coalizione a guida saudita, solo due Paesi europei, alla luce del barbaro assassinio del giornalista e dissidente saudita, Jamal Khashoggi, hanno deciso di sospendere la vendita di armamenti a Riyad: la Germania, per prima, e oggi la Danimarca, che con il suo ministro degli Esteri ha annunciato di sospendere ogni contratto di vendita di armamenti all’Arabia Saudita a seguito dell’omicidio di Khashoggi e della situazione in Yemen.

Una decisione che era stata presa, ricorda il capo della diplomazia danese, dopo una recente riunione con gli altri ministri degli Esteri dell’Unione Europea. Ma, con l’eccezione di Berlino e Copenaghen, dalle altre cancellerie europee solo giravolte dialettiche, impegni presi a parole e sconfessati nei fatti, e sostanziale complicità con il Regno della morte, il Regno Saud: “Di fronte a ogni singola vita persa in questo scandaloso conflitto – afferma Paolo Pezzati, policy advisor di Oxfam Italia per le emergenze umanitarie, tra le Ong più impegnate sul fronte umanitario yemenita – le potenze mondiali dovrebbero provare vergogna. Chiunque sostenga direttamente o indirettamente le parti in conflitto si sta rendendo di fatto complice di questo massacro. Quante persone devono ancora morire perché si abbia un’ammissione di complicità da parte delle potenze che alimentano questa guerra da oltre tre anni? Per questo chiediamo agli Stati Uniti, alla Gran Bretagna e all’Italia di sospendere immediatamente la vendita di armi ai sauditi. Dopo l’audizione in Commissione esteri alla Camera con le altre associazioni umanitarie impegnate nel Paese, ci aspettiamo che il nostro governo cambi strada rispetto agli ultimi anni, smettendo di avallare l’export di armi, soprattutto bombe, verso l’Arabia Saudita e gli altri Paesi coinvolti per milioni di euro”.
L’Italia, ha fatto sapere il ministro degli esteri Enzo Moavero Milanesi, sta “senz’altro valutando” la possibilità di bloccare la fornitura di armi all’Arabia Saudita. “Sulla vendita di armi a Paesi che violano i diritti umani fondamentali, noi del Movimento abbiamo sempre avuto una posizione chiara”, affermano Simona Suriano, Yana Ehm, Santi Cappellani e Pino Cabras, parlamentari 5 Stelle in commissione affari esteri di Montecitorio. E hanno aggiunto: “proprio per questo vorremmo che l’Italia adottasse in merito normative altrettanto chiare. E la legge 185 del 1990 sull’export delle armi, purtroppo, non sembra capace di rispondere a tali esigenze, come comprovato dal rapporto tra il nostro Paese e l’Arabia Saudita”. La coalizione a guida saudita ha provocato la morte di oltre 4.000 civili. E quei morti sono stati causati anche da bombe “made in Italy”.
E qui arriva la promessa 5Stelle. “Bombe italiane, morti yemenite”: è il titolo di articolo apparso sul blog del M56, richiamando il titolo del video reportage pubblicato dal New York Times, sulle armi prodotte in uno stabilimento in Sardegna e vendute all’Arabia Saudita. Quel reportage, scrive Fabio Massimo Castaldo, EFDD – M5S Europa – getta luce su una vicenda inquietante. Vicenda che il M5S ha portato all’attenzione dei più alti rappresentanti delle istituzioni italiane (grazie anche all’amico e collega Roberto Cotti) ed europee. Io stesso sono intervenuto più volte, durante la plenaria di Strasburgo, per denunciare quello che avviene in Yemen, dove si continua a combattere una guerra per procura, un massacro sotto silenzio”. Per proseguire: “E le vittime di questo massacro sono soprattutto civili inermi, tra cui bambini. Aspetto, questo, evidenziato anche dal quotidiano americano attraverso alcune immagini. Più volte ho chiesto all’Europa di levare finalmente la sua voce e di agire anche sui propri Stati membri. Sì, perché non è tollerabile che a prevalere sia il timore di urtare gli interessi dell’Arabia Saudita e della lobby europea degli armamenti. Ci sarebbe la possibilità di poter fermare questa tragedia attraverso il rispetto degli otto criteri del Codice di condotta dell’Unione Europea per le esportazioni di armi del 2008. Criteri che l’Europa ha sempre calpestato, pur avendoli affermati, perché in proposito non è prevista alcuna forma di sanzione. Il M5S – ricordava l’autore – ha depositato un emendamento volto, invece, proprio a chiedere di sanzionare quei paesi che ne violano il rispetto dei criteri.
Non vorrei che, a forza di chiudere gli occhi per proteggere l’utile (quello di alcuni Paesi), finissimo per diventare ciechi davanti all’indispensabile. Con il M5S al Governo e con il suo rappresentante nel Consiglio europeo faremo di tutto per evitare di diventare complici di queste guerre per procura che non hanno fatto altro che portare, nel corso degli anni, morte e distruzione”. Ora al Governo, il “governo del cambiamento”, i pentastellati ci sono arrivati. Ma le armi all’Arabia Saudita continuano ad essere vendute. “Il Governo italiano – denuncia Amnesty International – sta continuando a fornire armi all’Arabia Saudita e agli altri membri della coalizione da utilizzare contro lo Yemen, violando il diritto nazionale ed internazionale. Tra le norme violate, ci sono quelle stabilite nel Trattato sul commercio delle armi a cui l’Italia ha aderito proprio per prevenire la sofferenza umana dovuta ad uno commercio sconsiderato e senza regole, oltre alla legge italiana 185 del 1990 che vieta espressamente la vendita di armi a Paesi coinvolti in conflitti armati. Anche bombe prodotte in Italia sono state utilizzate in questi anni di violento conflitto, come confermato dal Rapporto delle Nazioni Unite sul conflitto nello Yemen dello scorso 27 gennaio dove si mostrano le prove dell’utilizzo di bombe targate RWM da parte della coalizione araba nella capitale Sana’a”.
Nelle scorse settimane, la ministra della Difesa Elisabetta Trenta (M5S) ha annunciato su Facebook di aver chiesto conto al ministero degli Esteri della vendita di armi dall’Italia all’Arabia Saudita: la responsabile della Difesa fa anche sapere di aver chiesto di “interrompere immediatamente” l’export: “Ecco perché ho chiesto un resoconto dell’export, o del transito – come rivelato in passato da alcuni organi di stampa e trasmissioni televisive, che ringrazio – di bombe o altri armamenti dall’Italia all’Arabia Saudita”. Per proseguire: “Fino ad ora, erroneamente, si era attribuita la paternità della questione al ministero della Difesa, mentre la competenza è del ministero degli Affari Esteri (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento-UAMA), al quale venerdì scorso ho inviato una richiesta di chiarimenti, sottolineando – laddove si configurasse una violazione della legge 185 del 1990 – di interrompere subito l’export e far decadere immediatamente i contratti in essere. Contratti – ricordo – firmati e portati avanti dal precedente governo”.
La presa di posizione di Trenta arriva giusto dopo che, un paio di giorni prima , Giorgio Beretta dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e sulle politiche di sicurezza e difesa di Brescia, era tornato, sul Manifesto, sull’argomento dell’export di armi notando che il Movimento 5 Stelle, che nella scorsa legislatura aveva accusato Renzi e Gentiloni di avere “le mani sporche di sangue” per le continue forniture di bombe aeree all’Arabia Saudita, ancora non aveva fatto nulla per sospendere l’export di armi in Arabia Saudita. Un passo, neanche troppo lungo, indietro nel tempo. Nel luglio scorso, La deputata Pd Lia Quartapelle ha presentato un’interrogazione in commissione Esteri nella quale chiede “se il Governo […] non ritenga opportuno, assumere iniziative per rivedere […] i termini delle forniture di materiali di armamento ai Paesi» impegnati nella guerra in Yemen”. A risponderle è il sottosegretario agli Esteri, il pentastellato Manlio Di Stefano, il quale ha assicurato che “il Governo presterà particolare attenzione affinché tutte le richieste autorizzative di esportazione di materiale d’armamento continuino ad essere valutate con estrema attenzione e particolare rigore”.
“Le valutazioni avvengono in un quadro di concertazione fra Paesi Alleati ed UE, tenendo anche conto dei rapporti bilaterali e della cooperazione internazionale nella lotta al terrorismo”, si legge ancora nella risposta di Di Stefano. Una risposta che ricalca esattamente la linea del Governo Gentiloni, a suo tempo tanto osteggiata dal M5S. Il Di Stefano di governo non sembra essere neanche un lontano parente del Di Stefano che, dai banchi dell’opposizione, tuonava (2016): “Europa e Italia fingono di non capire che le armi vendute all’Arabia Saudita vadano a finire nelle mani dei terroristi (e parliamo di uno tra i primi acquirenti al mondo nonché primo acquirente di armi italiane)», scriveva il 29 luglio 2016. «Italia ed Europa dovrebbero contenere in tutti i modi quei Paesi che forniscono soldi e armi ai terroristi e responsabili dello scempio in Yemen”.
“La posizione espressa dal sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano ripropone sostanzialmente quelle manifestate dai precedenti governi Renzi e Gentiloni”, aveva annotato a suo tempo Beretta. “Si tratta di posizioni che nella precedente legislatura il M5S aveva duramente criticato dai banchi di Montecitorio chiedendo che venisse bloccata “l’esportazione di armi e articoli correlati prodotti in Italia o che transitino per l’Italia, destinati all’Arabia Saudita e a tutti i Paesi coinvolti nel conflitto armato in Yemen”, ed invitando il governo ad “assumere questa posizione anche in assenza di una formale dichiarazione di embargo sulle armi da parte delle organizzazioni internazionali”. Insomma, un gioco delle parti. Un gioco vergognoso.