Assassini del Donbass – protetti dalla NATO
Enrico Vigna – Ott 18, 2018 |
Il 13 ottobre, una madre e una figlia sono state assassinate dai battaglioni neonazisti della giunta di Kiev a Maryevka, nella Repubblica Popolare di Lugansk.
Il 13 ottobre a seguito di uno dei quotidiani bombardamenti sui civili, di cui nessuno in occidente ormai parla più, alle 17,45 la diciassettenne Anastasiya e sua madre Larisa Kovtun, sono rimaste uccise dai proiettili di un mortaio da 122 mm, sparato dall’area di Zolotoye su Maryevka. Anastasiya è morta per le lesioni da esplosione di proiettile, che ha provocato un trauma cranio cerebrale con danno cerebrale e una ferita da schegge su entrambi i fianchi con i vasi sanguigni lesi. La mamma Larisa è morta per le ferite da esplosione dei proiettili, con una ferita da schegge sul parte sinistra del torace, con danni agli organi interni e ferite da schegge che l’hanno dilaniata sulla coscia sinistra con danni ai vasi sanguigni.
Qui la testimonianza di Igor, un giovane amico (18 anni) di Anastasiya che era con lei al momento dei bombardamenti:
“…Il bombardamento è durato tutto il ma le esplosioni si sembravano lontane. Le forze ucraine stanno nei campi vicino la cittadina di Zolotoye da cui arrivavano i colpi. Nastia ed io eravamo a casa mia e poi lei ha deciso di andare da sua madre a casa, appena avevano smesso di sparare. Io sono andato con lei. Durante il cammino non c’era nessun colpo. Mentre eravamo nel suo cortile, sono uscito fuori dal cancello per fumare, ero a circa 15 metri di distanza, poi ho sentito uno scoppio e poi ho visto fumo. Sono stato gettato a terra, subito mi sono alzato in piedi e sono corso dentro il cortile. Una mina è bastata per loro due. Nastia era vicino a sua madre. La mamma era rimasta uccisa sul colpo mentre Nastia respirava ancora.
GLI usciva sangue dalla bocca, le sue gambe e le sue dita erano rotte, io ho provato a fermare il sangue che usciva. Qualcuno ha chiamato l’ambulanza, ma non riusciva a venire nella zona dei bombardamenti. Quando ho preso la sua testa nelle mie mani per rialzargliela, ho visto nella zona posteriore una ferita. Lei ha vissuto ancora per altri 20 minuti, poi è arrivato un paramedico militare di corsa, ma con sé aveva solo delle bende e un laccio emostatico. L’ambulanza non arrivava e sono stati i nostri militari ha portarla all’obitorio.
Merde, non ho più Nastia. a chi dava fastidio? Perchè quel colpo è caduto proprio nel cortile?…”.
Igor è studente del primo corso della Facoltà di storia, Nastia studiava al secondo anno della scuola medica. Egli si è reso disponibile a testimoniare presso l’OSCE per trovare e punire i responsabili di questi atti criminali.Il proiettile che ha ucciso le due donne
Un giorno di lutto è stato decretato sul territorio di Pervomaisk e dintorni per il 16 ottobre.Il rappresentante ufficiale delle forze armate della LPR Andrey Marochko ha denunciato l’ennesimo atto criminale dei battaglioni di Kiev, che ha usato armi proibite dagli accordi di Minsk.
Così ha dichiarato in una nota ufficiale: “…Alla vigilia di una grande festa ortodossa (la festa dell’intercessione), le forze ucraine hanno commesso un altro crimine contro i civili del Donbass. Il fuoco è stato aperto da un mortaio da 122 mm, vietato dagli accordi di Minsk, dalla direzione di Zolotoye verso la direzione di Maryevka. In conseguenza di ciò sono state distrutte numerose case e edifici civili. Due abitanti del posto, una madre e sua figlia, hanno subito ferite mortali e perso la vita. E’ stato un ennesimo atto criminale contro la popolazione della RPL… “, ha detto Marochko.
Di fronte a questo stillicidio di atti criminali e di assassinii quotidiani, compiuti da forze che apertamente rivendicano il nazismo come loro bandiera, protetti da NATO e potenze occidentali, viene da chiedersi dove sono i cosiddetti giornalisti “democratici”o di “sinistra”.
In questo caso dove sono le femministe. Le donne del Donbass, una ragazza di 17 anni, una madre di 47 anni assassinate solo perché vivono a casa loro, nella loro terra, non sono degne dell’interesse delle “me too”?
O forse, in questo caso è “politicamente scorretto” rompere il silenzio e dire BASTA?!