Italia ‘potenza mediterranea’? Assente per sovranismo
GIANCARLO GUARINO 20 SETTEMBRE 2018 |
Nel clamore assordante della nostra politichetta provinciale –tra grida e starnazzi inviperiti (e ridicoli) dei 5S e dei leghisti, mentre nelle segrete stanze ci si mette tranquillamente d’accordo, sostanzialmente per dire al popolo che le promesse sono state tutte mantenute, e in altre tal Steve Bannon (temutissimo, chi sa perché) organizza, con Giorgia Meloni e Matteo Salvini, due punte di diamante della cultura italiana, la destra xenofoba e sovranista, per conto di Donald Trump, e in altre ancora, assai più concrete, ci si accorda sulla presidenza della Rai a Marcello Foa (alla faccia del popolo italiano) e sul mantenimento della pubblicità aSilvio Berlusconi–, il mondo va avanti e noi nemmeno ce ne accorgiamo.
In qualche modo ce lo ha detto anche il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, ieri, quando ha avvisato di non usare i migranti a fini politici, in soldoni ha detto (non solo a noi, certo) di non fare politica estera sul tema migranti con gli occhi girati all’indietro verso casa guardando i piccoli interessi di parte sensibili solo alla pancia dell’elettorato.
Il mondo va avanti e, infatti, con grande abilità diplomatica e manovriera, il cinico (ma finissimo politico)Vladimir Putin trova un accordo con Recep Tayyip Erdogan (il dittatore sovranista turco, amatissimo da Angela Merkel e solo per questo meno amato da Salvini) per creare una zona smilitarizzata ai margini di Idlib in Siria, dove permettere che si rifugino gli abitanti, non combattenti, di Idlib, per evitare i massacri che vi si preparano. In altre parole, raggiunge esattamente l’obiettivo di aprire la strada alle forze siriane (e iraniane) alla riconquista di Idlib, dove, con assurda decisione, si erano fatti rifugiare i combattenti e le loro famiglie (per lo più di al-Qāʿida e del Dāʿish) in fuga da Aleppo. Riconquista del tutto legittima, dato che Assad è, allo stato dei fatti, il governante legittimo della Siria, visto che nulla e nessuno è riuscito a cacciarlo da lì, a cominciare dagli usa, che continuano nella loro piccola politica inconcludente, che prevede ormai anche l’abbandono degli eroici Curdi, quelli che hanno sconfitto il Dāʿish, al loro destino. Nemmeno più immagino sarà possibile agli americani lanciare i soliti missili inutili e mortali, dato che ormai credo che avvicinarsi troppo alle coste siriane con la flotta russa in assetto di guerra non sia consigliabile. Si fa presto a far partire un colpo al momento sbagliato … come vedremo tra un momento.
E, infatti, lo stesso Putin, senza farlo troppo notare, permette (perché è lui Putin che lo permette) ad Erdogan di installare una base militare a Cipro, dove la Turchia occupa illegittimamente il territorio settentrionale, nella indifferenza ormai della Comunità internazionale e dell’Europa, che ha rinunciato al tentativo di fare entrare la Turchia in Europa. Altra mirabile e lungimirante scelta politica europea, salutata, peraltro, con grande favore e entusiasmo dai nostri raffinati politicanti, perché, diamine, la Turchia è un Paese islamico, che schifo! E ora, resta islamico ed è ostile all’Europa, che, però, tiene al guinzaglio con i due milioni e passa di profughi ‘ospitati’ in Turchia, al costo di circa sei miliardi di euro.
E non è finita, perché ad occidente della Siria c’è una sempre più aggressiva Israele, ormai sempre più cane da guardia degli usa, a loro volta sempre più fuori gioco. Una Israele che sembra del tutto insensibile alla delicatezza del momento e continua nella sua politica aggressiva e nei suoi continui bombardamenti del territorio siriano, sia per impedire rifornimenti di armi agli Hezbollah in Libano (dove ci sono le truppe italiane, giusto per ricordarlo ai nostri occupatissimi politicanti) -che si potrebbe anche accettare, sia pure con difficoltà, visto che il Libano sarebbe uno Stato sovrano- ma anche più in profondità in Siria per impedire la presenza militare iraniana, e qui l’illecito è gigantesco, dato che ogni Stato ha diritto di scegliersi gli alleati che vuole.
Ma Israele, al solito, una ne fa e dieci ne pensa. Perché, oltre ad avanzare la pretesa di annettersi le Alture del Golan occupate militarmente nel 1967, nel tentativo di colpire i rifornimenti di cui sopra, utilizzando i ben noti F 35 (o gli F16, le versioni sono diverse), ha provocato un incidente molto grave: i siriani, che hanno in dotazione dei vecchissimi sistemi missilistici russi (assolutamente, e volutamente finora) insufficienti per opporsi alle super-armi israelo-statunitensi, hanno abbattuto un aereo degli alleati russi. E infatti gli aerei israeliani hanno ‘visto’ i missili e hanno pensato bene di ‘nascondersi’ dietro un aereo da trasporto militare … russo, che è stato abbattuto. La stessa cosa accaduta probabilmente ad Ustica a suo tempo, anche lì, forse, con il coinvolgimento di un aereo israeliano o francese. La cosa, come ben si comprende non ha riempito di gioia Putin, anche perché (e qui sta l’estrema gravità dell’azione israeliana)Israele non aveva avvertito i russi dell’azione in corso. Sì, perché, Russia e Israele non sono in guerra ed è buona consuetudine internazionale di avvertire i neutrali (perché la Russia è tecnicamente neutrale rispetto al ‘conflitto’ tra Israele e gli Hezbollah) per evitare appunto incidenti simili. Anzi, peggio, Israele lo ha fatto … ma un minuto prima!
La Russia, nel promettere ritorsioni, non ha mancato di sottolineare come nella zona fosse presente anche una nave francese, impegnata a sua volta a lanciare missili sul Libano. Per quel poco che capisco di politica internazionale, questo è un avvertimento o, se preferite, una minaccia tout court.
E ciò solo per parlare di questa specifica situazione, esplosiva, su cui il nostro Governo è silenzioso, anche perché forse Di Maio pensa che la Siria sia in Africa meridionale. Ma è del tutto evidente che ciò che accade in Siria e Israele ci interesserebbe e comunque ci riguarda moltissimo, se non altro per il forte interscambio commerciale con quei Paesi, ma specialmente per problemi di sicurezza, certamente aggravati dalla presenza della Francia in quel teatro di conflitto. Noi, in fin dei conti, siamo una ‘potenza mediterranea’ e siamo anche la più grande, no? Lasciar fare tutto agli altri non mi sembra prova di grande acutezza politica.
Cadono le braccia.
Ma, del resto, quando i nostri politicanti si muovono all’estero, spesso fanno più pasticci che altro. Uno dei più brutti, secondo me, solo per dirne uno, è quello in atto con l’Egitto, un Paese, certo, troppo importante per essere ignorato a causa dell’episodio Regeni. Ma è certo, assolutamente certo, che la visita di Di Maio ad al-Sisi non è servita in alcun modo ad ottenere risultati sulla questione. Anzi ha avuto dei momenti perfino infantili, quando si è parlato di ‘Regeni uno di noi’ attribuito ad al-Sisi, con il quale, invece, si era parlato di interessi economici italiani … si spera.
Ma, appunto, la nostra politica non si smentisce mai, perché tutta rivolta alla lotta interna, finisce per peggiorare ancora di più le già brutte cose. Mi riferisco alla insulsa (mi vorrà perdonare l’Illustre Terza Carica dello Stato, ma è così) visita di Roberto Fico al Cairo, finalizzata solo a fare notare la differenza di linguaggio, che, secondo anche parte della stampa, dovrebbe cambiare le cose. Cosa? Se Fico dice ad al-Sisi “dovete risolvere la questione e dare una svolta”, al-Sisi che fa, si chiude in bagno piangendo e dà la svolta?
Cerchiamo di essere realisti e magari un po’ meno ipocriti. Se un coinvolgimento dei servizi egiziani davvero c’è stato, è illusorio e ridicolo immaginare che ci sarà mai detto, o addirittura che il presunto responsabile venga severamente punito, capro espiatorio a parte. Anzi, lo stesso fatto che non si arrivi a nulla è probabilmente prova di quel coinvolgimento. Sia chiaro, non voglio minimamente dire che si debba fingere che nulla sia accaduto, ma anche che arrivati ad un certo punto insistere fa solo fare figuracce al nostroPaese, ad esempio con questo gioco infantile a chi è più presenzialista in merito tra Di Maio e Fico: la politica non è solo immagine, e questi nostri politici mi sembra che dall’immagine non escano mai. A parte il fatto che, chiunque si sia mai occupato di politica estera lo sa benissimo, in queste cose meno si parla e meglio è: il silenzio aiuta a fare le cose sotto traccia e quindi a ‘salvare la faccia’.
Se mai qualcosa si debba fare, sarebbe forse ben altra. Ad esempio: lasciare da parte, ufficialmente, la questione Regeni, facendolo molto ‘pesare’, e pretendere in cambio, che so, una pressione sul generaleKhalifa Haftar che ci sta mettendo nei guai in Libia.
Fare politica estera a fini interni è tipico delle dittature: è un fatto storico, non una critica.