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Caso Kavanaugh, in America l’accusa di molestie è diventata uno squallido gioco di potere

Fulvio Scaglione 24 Settembre 2018
Il nuovo giudice della Corte suprema sposterebbe l’asse del collegio giudicante dalla parte dei conservatori. Dunque si è pensato di incastrarlo con un’accusa di molestie che risalirebbero a quando aveva 17 anni. Ulteriore segno che la democrazia americana sembra piombata nell’impazzimento.

Eh, signora mia. Non ci sono più le democrazie di una volta. Sapesse quel che mi succede negli Usa. Sa, quel grande Paese in cui i funzionari pubblici si vantano di congiurare contro il Presidente regolarmente eletto? Quel posto dove la grande stampa libera e patriottica, bastione della democrazia, esalta chi viola il giuramento di fedeltà alla Costituzione e pubblica le sue lettere anonime? Ecco, quello. Adesso ne hanno inventata un’altra.
Si tratta di scegliere il nono giudice della Corte Suprema, il massimo organo giudiziario del Paese. Negli Usa, la Corte Suprema ha due ambiti di intervento. Il primo è la cosiddetta “giurisdizione originale”, ovvero la decisione su controversie specificatamente indicate dalla legge (per esempio quelle che riguardano diplomatici stranieri). Il secondo è la “giurisdizione d’appello”, ovvero la decisione sull’impugnazione di una sentenza emessa da una corte minore. In questa competenza, la Corte può essere chiamata da un giudice federale a decidere se, nell’applicazione di una legge, non si verifichi un contrasto con la Costituzione. Di fatto, quindi, la Corte è la garante della corretta applicazione della legge fondamentale degli Stati Uniti d’America.
Perché bisogna scegliere, ora, il nono giudice? Perché il nono di prima, Anthony Kennedy, un conservatore moderato, ha deciso di ritirarsi. Sono così rimasti quattro giudici “progressisti” (due nominati da Bill Clinton e due da Barak Obama) e quattro “conservatori” (uno nominato da George Bush padre, due da George Bush figlio e uno da Donald Trump). Trump, dovendo scegliere anche il nono, ha indicato il nome di Brett Kavanaugh, un giurista di 53 anni molto vicino agli ambienti dell’establishement repubblicano.
Molte sono le ragioni per cui Kavanaugh può essere inviso ai democratici. A suo tempo lavorò con il procuratore incaricato di indagare su Bill Clinton per lo scandalo Lewinski. È noto per le sue posizioni conservatrici sull’aborto, anche se nessuna Corte ha mai preso di petto la legislazione “pro choice” vigente negli Usa. È a favore di una stretta sui temi dell’ordine pubblico e difende il libero possesso delle armi. Insomma, ha delle idee. Forse detestabili e sbagliate ma non illegittime. Resta ovvio che se, come spera Donald Trump, entrasse alla Corte Suprema, Kavanaugh porterebbe a cinque il numero dei giudici “conservatori” e sposterebbe “a destra” la maggioranza interna alla Corte, che a sua volta potrebbe dare un’impronta conservatrice alla giurisprudenza americana per molti, molti anni a venire.
Kavanaugh porterebbe a cinque il numero dei giudici “conservatori” e sposterebbe “a destra” la maggioranza interna alla Corte, che a sua volta potrebbe dare un’impronta conservatrice alla giurisprudenza americana per molti, molti anni a venire
Giusto quindi che la candidatura sia attentamente vagliata. Nessuno, comunque, contesta la competenza giuridica di Kavanaugh o la sua onestà personale. Però la nomina è tuttora in forse per altre ragioni. È infatti spuntata fuori una certa dottoressa Christine Blasey Ford, 51 anni, docente di Psicologia presso l’Università di Palo Alto (California) la quale, proprio in coincidenza con il dibattito al Senato, si è ricordata di che tipaccio fosse Brett Kavanaugh da giovane. E sì, perché all’epoca del liceo, quando lui aveva 17 anni e lei 15, lui cercò di “violentarla”, buttandola su un letto e cercando di tapparle la bocca con una mano. Lei ora parla perché, ha detto, “la mia responsabilità civica supera l’angoscia e il terrore di una possibile rappresaglia”. Ottimo sistema per dire che Kavanaugh, oltre a un maniaco violento, è anche una specie di vendicativo mafioso.
Kavanaugh nega di aver commesso il fatto. Altri ex ragazzi presenti a quella festa dicono di non ricordare. E non c’è traccia di denuncia sporta dalla Ford all’epoca. Onestamente, però, tutto questo ha poca importanza. Kavanaugh potrà essere un pessimo giudice di Corte Suprema e Trump un disastro di Presidente. Ma in una democrazia normale e decente, la dottoressa Ford sarebbe coperta di frizzi e lazzi da Palo Alto a Los Angeles (10 mila e 500 chilometri) e poi dimenticata, non elogiata come una specie di eroina.
Uno dei tanti colpi d’assaggio con cui i democratici preparano l’offensiva per le elezioni di Medio Termine di novembre, l’ultima vera occasione per fermare Trump. Li guida, giustamente, Barack Obama, il leader che, presentendo la sconfitta, già nel 2016, con il Russiagate, si premurò di avvelenare i pozzi al successore
In primo luogo perché è chiaro che la sua è una coscienza civica a orologeria. Per 36 anni ha assistito allo sviluppo della carriera di Kavanaugh (che è giudice federale della Corte d’appello del Distretto di Columbia) senza fiatare ma guarda caso non ha più potuto tacere appena il suddetto è stato scelto da Trump per il massimo incarico. Ripetiamolo per chi non vuol capire: Trump può anche essere il peggio del peggio ma è il legittimo Presidente degli Usa. E anche se la politica vive di colpi bassi, la congiura contro un Presidente o un Governo regolarmente eletto si chiama tradimento. Non vale per la Ford, che con ogni probabilità è solo un’attivista sfegatata, e se anche è stata imbeccata da qualcuno non lo sapremo mai, ma il contesto ormai è quello. Uno dei tanti colpi d’assaggio con cui i democratici preparano l’offensiva per le elezioni di Medio Termine di novembre, l’ultima vera occasione per fermare Trump. Li guida, giustamente, Barack Obama, il leader che, presentendo la sconfitta, già nel 2016, con il Russiagate, si premurò di avvelenare i pozzi al successore.
In secondo luogo, la materia del contendere è irrilevante. Se anche, dopo quella festa, il diciassettenne Kavanaugh avesse davvero tentato di violentare la Ford, è chiaro che il cinquantatreenne Kavanaugh non è più la stessa persona. Nessuno, infatti, negli anni a seguire, gli ha mai attribuito episodi anche lontanamente simili. Di più: bloccare Kavanaugh in base alle accuse della Ford significherebbe negare che la gente possa crescere, maturare e migliorare, che possa diventare adulta o pentirsi degli errori commessi e cambiare vita. Tanto varrebbe, allora, condannare a morte tutti i delinquenti, sapendo che nessuno di loro si emenderà mai dei propri crimini. Bella idea, no?
Quindi vede, signora mia, che la democrazia non è più quella di una volta? Bisognerebbe forse parlarne meno e praticarla di più, ma chi ce la fa, di questi tempi?