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Lisa McInerney: «Referendum sull’aborto in Irlanda? Non è detto che vinca il ‘sì’»

Di Francesca
Lozito, Lettera Donna, 25 maggio 2018

La
scrittrice ci ha raccontato come il suo Paese sta vivendo il voto del 25 maggio
2018. Nulla è ancora certo e la colpa (in buona parte) potrebbe essere della
pubblicità.
 
Tre
milioni e 200 mila cittadini della Repubblica d’Irlanda hanno intenzione di
andare ai seggi il 25 maggio 2018 per votare il referendum sull’interruzione
volontaria di gravidanza, che nel Paese è ancora vietata: chi pratica l’aborto
rischia 14 anni di carcere. Dagli ultimi sondaggi risulta che il 44% dei
cittadini voterà sì, il 32% no, il 17% è indeciso e il 5% non andrà a votare.
Determinante, dunque, sarà la scelta di chi ancora non sa come esprimersi. Se a
Dublino la vittoria del sì è certa, nelle contee profonde, soprattutto del Nord
Ovest, la costa atlantica, il risultato è in bilico. Un’Irlanda che vive molte
divisioni, quella tradizionale tra città e campagna, e quella tra i cittadini
che andranno al voto e i nuovi irlandesi, coloro che sono venuti da tutto il
mondo negli ultimi dieci anni a vivere sull’isola per lavorare nell’information
tecnology, ma che, non essendo cittadini, non hanno diritto di voto a questa
consultazione.
Per
spiegare quale clima si respira nel Paese alla vigilia del voto, la scrittrice Lisa
McInerney racconta di una conversazione avuta con sua nonna, una signora 85enne
di Cork: «Qualche giorno fa sono andata da lei e timidamente e con rispetto le
ho chiesto che cosa pensa di votare al Referendum. È una donna molto religiosa,
so che l’aborto è un tema delicato per persone come lei. Ma in modo molto
tranquillo e gentile mi ha detto che voterà sì». Se si guarda a Lisa, classe
1981, nata nell’Irlanda del Sud due anni prima dell’introduzione dell’ottavo
emendamento all’articolo 40 della Costituzione della Repubblica d’Irlanda,
quello che equipara i diritti giuridici della madre e del concepito non ci si
stupisce della risposta della nonna. Di Lisa, che ha un passato di blogger letteraria
con grande seguito, Bompiani ha appena pubblicato in Italia la traduzione del
primo libro, Peccati gloriosi, una storia di personaggi strampalati che ruotano
attorno a un surreale omicidio avvenuto con un altrettanto improbabile oggetto
che rimanda alla tradizione religiosa del Paese. In Irlanda invece è appena
uscito il suo nuovo romanzo The Blood miracles. Nell’antologia, che sotto il
nome di Repeal the eight (abroga l’ottavo emendamento) raccoglie opere di
artisti irlandesi, Lisa ha scritto un racconto sulla discussione in una classe
di adolescenti di un aborto accaduto ad una amica di una delle studentesse.
DOMANDA:
Cosa pensi che accadrà venerdì 25 maggio?

RISPOSTA: Non so cosa aspettarmi dal referendum. Non me la sento di essere
ottimista perché molte persone sono spaventate, nella campagna per il ‘no’ ci
sono tantissime infiltrazioni dall’estero, anche dal punto di vista
finanziario.
D: Nei
giorni scorsi Google e Facebook hanno limitato le inserzioni elettorali sulle
loro piattaforme: la prima sia dall’estero che dall’Irlanda; la seconda, nel
rispetto della legge del Paese, che vieta i finanziamenti esteri in campagna
elettorale, solo dall’estero. Pensi sia stata una giusta decisione?

R: Sì, credo sia stato giusto. Tantissime persone traggono informazioni dal Web
e la campagna per il ‘no’ si è focalizzata su delle posizioni estreme,
raccontando delle cose che non sono vere e arrivando a dire che si praticherà
l’aborto in Irlanda oltre il sesto mese su bambini sani. Questo è davvero senza
senso. Sono preoccupata perché la situazione è molto diversa da quella del
2015, quando abbiamo votato per il matrimonio egualitario. Lì si decideva se
permettere di sposarsi a due persone innamorate. Qui si discute del corpo e
della salute della donna, temi che sono stati spesso negati nel dibattito
pubblico.
D: Il
recente scandalo dei
test di prevenzione del tumore alla cervice uterina
, affidati a una
società esterna al Sistema sanitario irlandsse, ad Austin in Texas, i cui
risultati falsati hanno causato la morte di 17 persone credi che possa avere
qualche correlazione con il voto del 25 maggio?

R: Non ne sono sicura, Il vero collegamento che vedo tra le due vicende è il
disinteresse nei confronti del corpo della donna che per anni si è perpetrato
nel mio Paese. L’unico punto di contatto che vedo è proprio questo, il corpo
della donna, il nostro corpo. Ma l’Irlanda è profondamente cambiata, ci siamo
modernizzati, oggi si parla di sessualità, di sanità in modo molto più aperto
che in passato. Non mi è piaciuto il modo in cui il Governo ha affrontato lo
scandalo dicendo ‘avremmo potuto fare di meglio’. Sono morte 17 persone.
D: Il tuo
nuovo romanzo è quasi una continuazione di quello che è appena uscito in
Italia. La storia che ruota attorno Maureen, la protagonista di Peccati
gloriosi, il clima di una certa società di Cork che tu fotografi con le tue
storie in un certo senso continua in The Blood Miracles. Come mai hai fatto
questa scelta?

R: Quando ho finito di scrivere Peccati gloriosi mi sono resa conto che i miei
cinque protagonisti avevano ancora molto da dare. E così ho iniziato a scrivere
The Blood miracles che è in un certo senso un seguito del primo romanzo, ma non
credo che si sia bisogno di aver letto per forza il primo per leggere il
secondo, però volevo che la vita di quello che avevo scritto continuasse.
D: Ci
sono molti punti di contatto tra il tuo modo di fare letteratura e quello di un
irlandese che da noi è poco conosciuto, Brendan Behan, che ha fatto del ridere
di tragici fatti la chiave della sua letteratura.

R: Mi piace questo paragone. Non so se lui penserebbe lo stesso ma quello che
conta è che ho cercato di raccontare la vita di ragazzi di strada nell’Irlanda
rurale. Molte persone hanno una visione idilliaca del Paese come di un posto
con splendidi panorami e pecore. Ma credo che, attraverso la letteratura, si
possano raccontare i problemi che ha uno Stato, non per celebrarli, ma
semplicemente per fotografarli.