General

NORD CAUCASO: I difensori dei diritti umani ancora sotto attacco

 Laura
Luciani, East Journal, 19 aprile 2018

Nel Nord
Caucaso continuano a susseguirsi gli attacchi e le intimidazioni aventi come
bersaglio le organizzazioni per la difesa dei diritti umani.
 
L’ultimo
caso si è verificato lo scorso 28 marzo a Makha
čkala, in Daghestan, dove Siražutdin
Datsiev, direttore della sede locale dell’associazione Memorial, è stato aggredito e brutalmente
picchiato da un assalitore sconosciuto nei pressi della propria
abitazione.
L’attacco,
che secondo Memorial è chiaramente collegato all’attività di Datsiev in difesa
dei diritti umani, è stato condannato da Amnesty International, che lo ha
descritto come l’ennesimo di “una serie di attacchi contro il personale e le
proprietà dell’associazione Memorial nel Nord Caucaso“.
Estromettere
Memorial dal Nord Caucaso
Durante i
primi tre mesi del 2018, l’associazione Memorial è stata vittima di gravi
attacchi commessi in diverse repubbliche del Nord Caucaso. Il 9 gennaio, Ojub
Titiev, direttore dell’ufficio di Memorial a Groznyj, Cecenia, è stato
arrestato
dalla polizia locale mentre viaggiava nella propria auto,
e tenuto in isolamento per diverse ore. In seguito, le autorità cecene hanno
dichiarato che nell’auto di Titiev erano stati rinvenuti 180 grammi di marijuana. Memorial
e lo stesso Titiev hanno smentito le accuse di possesso di droga – una tecnica
spesso usata dalle autorità cecene per ridurre al silenzio i critici e
screditarli agli occhi della società conservatrice. Tuttora in custodia
cautelare fino al processo che si terrà il 9 maggio, Titiev sarà con tutta
probabilità condannato a dieci anni di carcere, e nel frattempo anche i suoi
familiari hanno subìto violenze e intimidazioni.
Il leader ceceno
Ramzan Kadyrov – già noto per le sue dichiarazioni diffamatorie sui difensori
dei diritti umani “marionette dell’occidente” e “nemici della Russia” – ha
definito Ojub Titiev “un drogato” e ricordato che i “veri” ceceni non si
occupano di diritti umani.
Varie ONG
tra cui Amnesty International, Frontline Defenders e Human Rights Watch
considerano che l’arresto di Titiev sia un tentativo di estromettere Memorial dal
Nord Caucaso. Nei giorni successivi all’arresto, Memorial ha infatti ricevuto
altri chiari segnali intimidatori: la sede di Memorial a Nazran, così
come un’auto appartenente all’associazione sono state date alle
fiamme
, rispettivamente in Inguscezia e in Daghestan – repubbliche
confinanti da cui altri attivisti di Memorial si erano recati in Cecenia per
occuparsi del caso Titiev.
Impunità
Il Parlamento
Europeo – che nel 2009 aveva assegnato il premio Sakharov per la libertà di
pensiero proprio all’associazione Memorial – ha approvato l’8 febbraio
2018 una risoluzione sul
caso Titiev. In essa il Parlamento “richiede il rilascio immediato” di Titiev
ed “esorta le autorità russe a porre immediatamente fine a questa preoccupante
tendenza a ricorrere ad arresti, attacchi, intimidazioni e delegittimazioni
contro giornalisti
indipendenti
e difensori dei diritti umani che operano in tale
regione della Federazione russa, in violazione del loro diritto alla libertà di
espressione”.
Se la
tendenza alla repressione della società civile è già forte nel resto
della Russia, in Cecenia essa è portata all’estremo. La cosa più preoccupante,
oltre alla frequenza e alla gravità degli attacchi e delle intimidazioni, è l’impunità
totale di coloro che li commettono. Dopo quasi dieci anni, nessun responsabile
è stato ancora consegnato alla giustizia per l’assassinio di Natal’ja
Estemirova
, attivista per i diritti umani e predecessore di Ojub
Titiev al Memorial in Cecenia, che fu rapita nel luglio 2009 a Groznyj e il cui
cadavere, che riportava segni di arma da fuoco, fu rinvenuto più tardi lo
stesso giorno in Inguscezia. Un altro caso “irrisolto” (perché mai indagato) è
l’attacco che subirono Oleg Orlov, allora a capo dell’associazione Memorial, e
altri tre giornalisti che furono rapiti e malmenati in Inguscezia nel novembre
2007. Lo scorso anno, la Corte Europea dei Diritti Umani aveva reso nota la
sentenza sul caso “Orlov e altri
contro la Russia
“, ritenendo colpevole lo Stato russo e i suoi
servizi segreti.
In
Cecenia, Memorial si occupa da 25 anni di documentare e far luce sulle violazioni
dei diritti umani perpetrati durante i due conflitti, ma anche sui soprusi, i
sequestri forzati e gli omicidi extragiudiziali commessi dalle autorità locali
– col tacito benestare del Cremlino. Nonostante fosse stata bollata come”agente
straniero” per decisione del Ministero della Giustizia russo nel 2016, Memorial
rimane l’ultima organizzazione indipendente per la difesa dei diritti umani
ancora attiva nella capitale cecena. Gli attacchi e le
intimidazioni
degli ultimi anni, aventi come bersaglio il Gruppo
Mobile Congiunto di difensori dei diritti umani (presieduto da Igor’
Kaljapin
e di cui faceva parte anche il Comitato per la Prevenzione
della Tortura), avevano infatti portato nel 2016 al ritiro del Gruppo dalla Cecenia
per ragioni di sicurezza.