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Corea del Nord: la lunga marcia (arrivata a destinazione) verso la deterrenza nucleare

4 Settembre 2017

3 settembre 2017: la Corea del Nord è entrata nel Club delle potenze nucleari; ecco tutte le tappe del percorso

Indipendentemente dalle evoluzioni delle prossime ore e settimane, la notte europea tra il 2 e il 3 settembre, la giornata del 3 settembre 2017 per il fuso orario della Corea, resterà negli annali della Corea del Nord e della corsa al nucleare mondiale.
Il 3 settembre 2017 la Corea del Nord è entrata nel Club delle potenze nucleari. Di questo ristretto club fanno parte: Russia con 7.000 testate, Usa con 6.800 testate, Francia con 300 testate, Cina con 260 testate, Gran Bretagna con 215 testate, Pakistan con 140 testate, India con 130 testate, Israele con 80 testate.

Lo ‘spettacolo nucleare’ di Kim Jong-un inizia, in piena nottata europea -prima mattina nella penisola coreana-, con il dittatore che si fa fotografare accanto a quello che ha sostenuto essere una bomba all’idrogeno, molto più potente e letale della normale bomba atomica, come quelle sganciate il 6 ed il 9 agosto 1945 dagli Usa su Hiroshima e Nagasaki per far arrendere il Giappone e vincere la II Guerra Mondiale.
Alle 12.36 ora locale (le 5,36 ora italiana) i sismografi di tutto il mondo registrano una scossa di magnitudo 6,3 a 22 km dal sito dove vennero fatte esplodere le precedenti 5 atomiche, Punggye-ri. Sisma artificiale perché l’ipocentro è stato localizzato ad una profondità nulla, ossia di 0 km, mentre qualsiasi terremoto avviene ad almeno qualche chilometro nella crosta terrestre. Dopo poco un’altra scossa di 4,6 gradi della scala Richter. Non si tratta di un secondo test, ma del semplice crollo della caverna sotterranea creata dalla prima esplosione, stimata in 120 chilotoni (un chilotone è pari alla potenza generata dalla deflagrazione di 1.000 tonnellate di tritolo), ossia quasi 10 volte i 15 chilotoni di ‘Little Boy’, l’atomica di Hiroshima.

Convenzionalmente si definisce bomba all’idrogeno o termonucleare un ordigno di potenza superiore ai 50 chilotoni e che, in teoria non ha limiti: la più potente mai fatta esplodere fu la sovietica ‘Bomba Zar’ che il 30 ottobre 1961 -unica volta in cui fu fatta deflagrare- sviluppò una potenza inimmaginabile, ossia 50 megatoni (un megatone è pari ad un milione di tonnellate di tritolo), 3.125 volte la bomba di Hiroshima. Ma in media le bombe H montate sui missili o sganciate dai bombardieri strategici sono di 500 chilotoni.

Poche ore dopo la scossa, nella prima mattina europea, la televisione nordcoreana ha confermato che Pyongyang ha testato una bomba a idrogeno: il test è stato un «successo assoluto» e che tale bomba H può essere montata su un missile a lungo raggio, un missile intercontinentale Icbm, n grado di raggiungere (come gli Hwasong-14 lanciati il 4 ed il 28 luglio) gli Usa. La ‘Korean Central Television’ ha dichiarato: «Il test con la bomba a idrogeno è stato un successo perfetto».
Pyongyang aveva condotto in precedenza cinque test nucleari e uno termonucleare.
Quella testata dal regime di Kim Jong-un è stata effettivamente, gli esperti concordano, una bomba H all’idrogeno molto più potente delle precedenti. Si è trattato di un ordigno cinque volte più potente della bomba nucleare lanciata sulla città giapponese di Nagasaki nel 1945.
L’ultimo ostacolo che Pyongyang deve superare è lanciare un missile Icbm da un sottomarino.

A dare il via al programma nucleare di Pyongyang fu il padre dell’attuale leader, Kim Jong-il. La corsa del regime nordcoreano all’atomica è partita negli anni ’50 ma ha avuto un’escalation dal 2002.

Ecco le tappe chiave del lungo cammino del programma nucleare nordcoreano.
Anni 50′: l’Unione Sovietica aiuta la Corea del Nord ad avviare il suo programma nucleare.
1969: un rapporto dell’intelligence cinese conferma che Pyongyang è impegnata a sviluppare armi nucleari
1974: la Corea del Nord aderisce all’Agenzia per l’Energia atomica internazionale e apre le porte agli ispettori.
1985: Pyongyang sigla il Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp)
1993: la Corea del Nord esce dal Tnp dopo il rifiuto di rivelare all’Aiea i dettagli sul suo programma nucleare
1994: Pyongyang firma l’accordo con l’Aiea e acconsente alle ispezioni.
2002: la Corea del Nord fa sapere ai diplomatici Usa di essersi dotata di un arsenale nucleare, violando gli accordi del 1994.
Aprile 2003: Pyongyang si ritira di nuovo dal Trattato di non proliferazione nucleare
Febbraio 2005: la Corea del Nord dichiara pubblicamente il suo arsenale e si chiama fuori dai Colloqui a sei
Settembre 2005: Pyongyang aderisce di nuovo all’NPT e acconsente all’ispezione dell’Aiea.
5 luglio 2006: Pyongyang testa almeno sette missili, tra cui il primo balistico intercontinentale
Ottobre 2006: il regime nordcoreano conduce il primo test nucleare. La potenza sprigionata è di un chilotone.
Ottobre 2006: secondo test nucleare e lancio di una serie di missili terra aria a corto raggio.
13 febbraio 2007: le due Coree, Usa, Russia, Giappone e Cina firmano un accordo che prevede la chiusura delle installazioni nucleari in Corea del Nord, in cambio di aiuti;
5 aprile 2009: viene lanciato un nuovo missile balistico, che sorvola il Giappone;
15 maggio 2009: Pyongyang effettua con successo un secondo test nucleare;
12 maggio 2010: Pyongyang annuncia di aver conseguito con successo la fusione nucleare;
23 novembre 2010: le truppe nordcoreane attaccano con colpi d’artiglieria l’isola sudcoreana di Yeonpyeong, muoiono 4 persone;
19 dicembre 2010: muore il leader Kim Jong-il, gli succede il figlio Kim Jong-un;
29 febbraio 2012: Pyongyang annuncia una moratoria sul programma di arricchimento dell’uranio;
12 dicembre 2012: la Corea del Nord lancia un razzo di lungo raggio Unha-3; vengono imposte nuove sanzioni;
12 febbraio 2013: Pyongyang esegue con successo il terzo test nucleare;
11 marzo 2013: la Corea del Nord dichiara ‘totalmente nullo’ l’armistizio che mise fine alla Guerra di Corea e dice che si sta preparando per una guerra imminente con Corea del Sud e Usa;
26 marzo 2014: Pyongyang spara in mare due missili di corto raggio, primo lancio di questo tipo in cinque anni;
29 luglio 2014: Pyongyang minaccia di lanciare un attacco nucleare sulla Casa Bianca e sul Pentagono;
9 maggio 2015: il regime dice di aver realizzato con successo il suo primo test di missile balistico sottomarino;
15 settembre 2015: la Corea del Nord annuncia che ha cominciato a operare il nuovo reattore nucleare di Yongbyon;
10 dicembre 2015: Kim Jong-un afferma per la prima volta che il Paese è in possesso della bomba a idrogeno;
6 gennaio 2016: la Corea del Nord dice di avere eseguito un nuovo test e assicura che si tratta del primo realizzato con bomba all’idrogeno, ma gli esperti negano;
7 febbraio 2016: la Corea del Nord lancia un razzo spaziale, considerato un test missilistico segreto;
7 febbraio 2016: il regime riattiva un reattore di produzione di plutonio;
24 marzo 2016: Pyongyang dice di aver testato con successo un missile con combustibile solido;
17 agosto 2016: Pyongyang conferma di aver ripreso la produzione di plutonio;
9 settembre 2016: quinto test nucleare;
20 ottobre 2016: nuovo lancio fallito di missile di medio raggio Musudan, cinque giorni dopo aver eseguito senza successo un test analogo;
4 e 28 luglio 2017: lancio di due missili intercontinentali capaci di raggiungere il territorio statunitense; seguono nuove sanzioni Onu;
9 agosto 2017: Pyongyang minaccia di attaccare le basi militari americane sull’isola di Guam;
29 agosto 2017: lancio di un missile che sorvola il Giappone e cade nel Pacifico;
2 settembre 2017: Pyongyang dice di essere in grado di montare una bomba H su un missile intercontinentale;
3 settembre 2017: la Corea del Nord annuncia di aver testato «con pieno successo» una bomba all’idrogeno, nel suo sesto test atomico.

Con l’ingresso nel club delle potenze nucleari, per altro conducendo il test che certifica al mondo tale ingresso e il fatto che le sue promesse sono state mantenute proprio mentre a Pechino il suo migliore e storico alleato, la Cina di Xi Jinping, ospitava a Xiamen i membri del Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), Kim sfida la comunità internazionale e manda un messaggio chiaro, diretto sia ai nemici (USA) che agli alleati (Cina): non fanno senso per il Paese e per la sua leadership nè le minacce americane di Donald Trump di «fuoco e fiamme» su Pyongyang se avesse testato una bomba atomica, nè i ripetuti e oramai seccati inviti cinesi a non continuare a provocare il mondo con il nucleare. Il test, secondo gli analisti, rappresenta la ‘più forte assicurazione sulla vita e sulla dinastia di Kim Jong-un’. Il dittatore ha parlato al mondo, anzi, ai grandi del mondo, dagli USA alla Cina, per dire una cosa semplicissima: non pensateci nemmeno ad un cambio di regime in Corea, non provate a farmi dare la fine di Saddam Hussein, che malgrado le bugie raccontate da George W. Bush, non aveva armi di distruzione di massa, o di Muammar Gheddafi, che nel 2004, dopo aver visto cosa era successo Saddam pose fine ad ogni programma nucleare e di armi chimiche.
Dimostrando di controllare un fortissimo potere distruttivo e di essere capace di trovare il coraggio della follia di sfidare tutto e tutti della comunità internazionale, Kim induce il ragionevole quanto paralizzante dubbio che un attacco preventivo possa essere disastroso per il mondo, a cominciare da chi lo dovesse tentare. Insomma, quella che sta alla base dell’agire di Kim si chiama ‘deterrenza’.
La Corea del Nord crede che la deterrenza nucleare le sia essenziale per la sopravvivenza del regime. Per scardinare questa convinzione, secondo Joseph Detrani, Direttore del National Counterterrorism Center, «ci sarà bisogno di un sacco di lavoro, non solo alcune dichiarazioni che non siamo interessati al cambiamento del regime. Dobbiamo dimostrarlo attraverso l’azione, incluso un trattato di pace, per dimostrare che il cambiamento del regime non è nostro obiettivo».
Dennis Wilder, già assistente speciale del Presidente George W. Bush Senior, ieri ha affermato che «la questione non è se può essere deterrente» l’arsenale di Kim, «ma se l’élite della Corea del Nord possa essere convinta che Kim sta avviandosi su di un cammino che non conduce alla pace e alla stabilità, bensì alla distruzione dello Stato nordcoreano».
Joseph Detrani sostiene che «la Corea del Nord vuole essere trattata e ‘riconosciuta’ come uno Stato nucleare». I nordcoreani vogliono che gli Stati Uniti «li trattino come stanno trattando il Pakistan», accettato come potenza nucleare, Paese con il quale gli USA hanno rapporti diplomatici normali. «Questo è stato l’obiettivo di Pyongyang dal 2003». Ma secondo Detrani accettare che la Corea del Nord sia una potenza nucleare «sarebbe un errore», anche supponendo che accettassero di bloccare il loro programma. Un errore perché «incoraggerebbe altri Paesi della regione -Corea del Sud, Giappone, Taiwan- alla corsa verso le armi nucleari». Il secondo motivo sta nel rischio che armi nucleari o materiale fissile della Corea del Nord finisca nelle mani di organizzazioni terroristiche.