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Corea del Nord, così le minacce di Kim militarizzano tutta l’Asia

31 Agosto 2017

Il Giappone, che spende 46 miliardi di dollari per la difesa, ora investe sul sistema di protezione dai missili. La Cina aumenta del 7% il budget militare. E la Corea del Sud sborsa 36 miliardi per l’esercito. Il riarmo.

Donald Trump ha spiegato che il dialogo «non è la soluzione», in risposta all’ultima provocazione di Pyongyang, il lancio di un missile balistico che ha attraversato lo spazio aereo giapponese prima di infrangersi al largo dell’isola di Hokkaido. La linea dura di Washington trova sponda nelle dichiarazioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite che ha intimato al regime di porre immediatamente fine alle minacce missilistiche. Intanto arriva una nuova minaccia da Kim Jong-un. Secondo Seul la Nord Corea sarebbe pronta ad effettuare il suo sesto test nucleare nel sito di Punggye-ri. Ma sul braccio di ferro tra Usa e Corea del Nord s’innestano le reazioni degli attori non protagonisti di uno scontro potenzialmente incendiario. A cominciare dal Giappone.

Giappone: il 71% dei cittadini è preoccupato per la difesa dei confini nazionali
Tokyo, suo malgrado, è stata tirata in ballo dall’ultimo guanto di sfida di Kim Jong-un. La tolleranza nipponica nei confronti dello scomodo vicino sembra essere prossima ai livelli di guardia. Il premier Shinzo Abe, dopo aver fatto il punto con Trump, ha ribadito: «Il lancio del missile nordcoreano sul nostro territorio è un atto di un’estrema gravità e costituisce una seria minaccia per la sicurezza dell’intera regione».

ADDIO PACIFISMO NIPPONICO. Impensabile, al momento, ipotizzare interventi da parte del Giappone, ma è altrettanto chiaro come la tradizionale spinta pacifista che ha animato il Paese a partire dal Dopoguerra si stia progressivamente affievolendo sulla scia delle intemperanze di Pyongyang e delle ruggini con Pechino. A certificarlo il numero di persone preoccupate per la difesa dei confini nazionali, salito dal 55% al 71% dagli Anni 80 secondo una recente indagine pubblicata dal New York Times.

Escalation Missili Corea
Ma soprattutto si registra il drastico cambio di rotta impresso dal premier Shinzo Abe per rafforzare la potenza di fuoco del Paese. È del dicembre 2016 l’approvazione di un piano record da oltre 46 miliardi di dollari, il quinto consecutivo, per dotare le forze armate di un massiccio numero di caccia, aerei e sottomarini. L’iniziativa del ministero della Difesa punta ufficialmente alla protezione delle isole Senkaku-Diaoyu, contese tra Cina e Giappone, ma è chiaro che gli sapuracchi cinese e nordcoreano hanno contribuito a irrobustire il desiderio di blindare i confini nazionali.

SCUDO TERRESTRE AMERICANO. Ed è proprio guardando a Pyongyang che il Giappone ha intenzione di investire sulla componente terrestre del sistema di protezione missilistica americano denominato Aegis, per il quale il ministero della Difesa sarebbe pronto a chiedere un budget straordinario per il 2018: il costo di ogni unità è di poco superiore ai 700 milioni di dollari. Una somma che il Giappone non esiterebbe a spendere per intensificare la sicurezza dei propri cittadini.

GIÀ UTILIZZATO IL SISTEMA PAC-3. Solo a metà agosto, di fronte alle minacce nei confronti degli avamposti statunitensi a Guam, Tokyo aveva schierato i sistemi di protezione Pac-3 in quattro delle regioni che rischiavano di essere sorvolate dai razzi: una tecnologia, quest’ultima, in grado di coprire un raggio di svariate decine di chilometri.

Cina: budget militare a 215 miliardi, secondo dietro gli Usa
Il nuovo budget per la difesa messo in camppo dal governo Abe equivale all’1% del Prodotto interno lordo del Paese, contro il 2% della Cina e il 3,3% degli Stati Uniti. La stessa Cina che monitora con attenzione e malcelata apprensione le mosse di Kim. Ad aprile 2017 il parlamento ha approvato in tutta fretta la legge sulla rilevazione delle mappe geografiche per proteggere meglio i confini dalle interferenze straniere e, al contempo, ha annunciato la sperimentazione di nuove armi a tutela della sicurezza nazionale, in risposta all’installzione statunitense della difesa anti-missile Thaad in Corea del Sud.

OLTRE 2 MILIONI DI SOLDATI. Già nel 2016 la Repubblica popolare aveva aumentato del 7% la sua spesa per gli armamenti: un budget di 215 miliardi di dollari – che dopo gli Usa resta il più alto al mondo – per moltiplicare i mezzi a disposizione degli oltre 2 milioni di soldati.

Corea del Sud: sfondato il tetto dei 40 mila miliardi di won
Sulla falsa riga del Giappone anche la Corea del Sud a dicembre 2016 ha dato il via libera a un esborso senza precedenti per la spesa militare, sforando per la prima volta il tetto dei 40 mila miliardi di won (oltre 36 miliardi di dollari).

VOGLIA DI RENDERSI INDIPENDENTI. Una quota significativa, pari a poco di più di un quarto, è stata esplicitamente destinata all’ammodernamento e allo sviluppo di nuovi strumenti per la difesa. L’obiettivo dichiarato del presidente Moon Jae-in è rendere il Paese sempre più indepente dall’ingombrante sostegno statunitense. I soldati di Washington nel 2015 erano poco meno di 30 mila, senza dimenticare i 35 mila di stanza in Giappone.

Tutto il Continente in crescita: 450 miliardi di investimento sulle armi
Complessivamente, se gli Stati Uniti si confermano il maggior investitore globale, con una somma di 611 miliardi riversata sul mercato nel solo 2016, la crescita del continente asiatico non teme paragoni, con un aumento del 4,6% rispetto all’anno precedente e del 64% nell’ultimo decennio per un valore totale di 450 miliardi.

KIM NON HA SOLO LE ATOMICHE. Comanda la Cina con 215, un valore quasi quattro volte superiore all’Arabia saudita che la segue al secondo posto. Una sorta di arsenale a cielo aperto, nel momento attuale di massima tensione tra Pyongyang e Washington. Dove a preoccupare non sono solo le atomiche. Secondo diversi studi dell’intelligence americana, la Corea del Nord avrebbe a disposizione 5 mila tonnellate di armi chimiche e mille missili balistici di vario tipo. La maggior parte a corto raggio, tutti però in grado di raggiungere la Corea del Sud.