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Libia, ecco perché conviene pagare le milizie

31 Agosto 2017

Intervista esclusiva al direttore di Analisi difesa, Gianandrea Gaiani: pagare è l’unica soluzione, ecco perché

Pochi giorni fa alcune agenzie e quotidiani internazionali, tra cui ‘Middle East Eye‘, ‘Reuters‘, ‘Sintesis‘, ‘The Times‘, ‘Washington Post‘ hanno riportato che l’Italia avrebbe pagato ben 5 milioni di dollari alle milizie locali libiche per fermare i flussi migratori. Secondo quanto dichiarato ieri dall’AGI, la Commissione europea si rifiuterebbe di commentare le indiscrezioni pubblicate da suddetti media, asserendo che spetta a Roma stessa rilasciare un commento. Alcune fonti sostengono che da tempo l’Italia pagherebbe le milizie nel sud della Libia, una prassi quasi assodata e forse ripetuta anche in altri teatri stranieri dove l’Italia sarebbe presente. Quanto sostenuto da suddetta fonte però non è stato nè confermato, nè citato da nessun organo, media o agenzia.

L’attivismo e l’impegno in materia migranti del Ministro degli Interni italiano, Marco Minniti, sembra essere gran parte della forza motrice che ha portato come risultato il vertiginoso calo degli sbarchi sulle coste italiane (86% in meno rispetto allo scorso anno). Il Ministro ha dichiarato: «Ad un certo momento ho temuto che, davanti all’ondata migratoriae alle problematiche di gestione dei flussi avanzate dei sindaci, ci fosse un rischio per la tenuta democratica del Paese». Quindi, ad oggi, l’emergenza migranti rappresenterebbe un fattore destabilizzante non solo per la democrazia, ma per la stessa coesione sociale italiana. Pertanto, la gestione e la risoluzione della questione migratoria sarebbe diventata un obiettivo principale per la sicurezza del Paese, e per la tutela degli interessi vitali nazionali.

Resta però il fatto che l’Italia, in maniera diretta secondo alcune fonti, in maniera indiretta secondo altre, avrebbe pagato milizie libiche armate per perseguire questo obiettivo. Anziché speculare sulla verità o meno di quanto viene messo in discussione, sorge inevitabilmente una domanda: è solo adesso che l’Italia sta pagando le milizie locali e perché proprio adesso l’Italia si sarebbe ‘mossa’?

Abbiamo intervistato il direttore di Analisi Difesa, Gianandrea Gaiani, per approfondire la questione e analizzare quali forze e interessi si nascondono dietro tali supposizioni.

Può commentarci quanto è uscito fuori negli ultimi giorni sui presunti 5 milioni di dollari pagati dall’Italia a milizie libiche per fermare i flussi migratori illegali?

In Libia l’Italia non è l’iniziatrice, oltre alla questione degli immigrati nel Paese c’è una gara nel conquistarsi aree di influenza cui partecipano non solo gli italiani, ma anche i francesi, che sono nostri rivali, gli americani, che sono rivali di tutti, in quanto sono in Libia probabilmente solo per cercare di tenere alta la destabilizzazione, e vi sono i russi e gli egiziani, che sostengono Haftar. La Libia è, quindi, un territorio dove diversi Paesi – oltre alle organizzazioni terroristiche jihadiste – cercano di ritagliare per sè aree di influenza a spese di altri. L’Italia sta giocando un suo ruolo in Libia e lo sta facendo con riservatezza – anche per non dare informazioni o non favorire suoi competitor- e credo che questo dimostri che finalmente Roma sta affrontando la questione dei migranti in Libia con necessario pragmatismo. Secondo me l’approccio del Ministro Minniti è quello necessario e giusto per affrontare questo tipo di crisi.

Cosa ne pensa dell’incontro avvenuto di recente tra il Ministro Minniti e i ‘sindaci’ libici?

Lo ritengo un incontro necessario, in quanto l’accordo con Fayyez Al-Sarraj ha un significato politico importante – Al-Sarraj è il Premier riconosciuto dalla Comunità Internazionale e a lui risponde la Guardia Costiera libica. C’è però consapevolezza che Al-Sarraj non possiede il controllo dell’intero Paese, e che c’è un importante flusso migratorio illegale cui origine è nel sud della Libia ai confini – con il Niger e il Ciad – e arriva fino al Nord. Nel Paese ci sono aree, tribù e citta ormai allo sbando, non hanno un Governo centrale forte a cui far riferimento, ma allo stesso tempo si tratta di comunità e tribù che hanno un ruolo importante nel passaggio dell’immigrazione illegale. L’Italia, incontrando i responsabili tribali di diverse aree libiche – importanti nella rete dei traffici illegali – , promettendo loro quegli aiuti che il Governo centrale -non esistendo – non può fornire, e collaborando nel settore della sicurezza, sta così perseguendo i suoi interessi vitali nazionali, cercando di sostenere comunità che spesso sono necessariamente costrette a trovare sul territorio risorse provenienti da attività criminali per dare un minimo di ricchezza al Paese e alla loro comunità. Basta pensare che secondo alcune valutazioni dell’intelligence della missione navale europea Sofia, più di un anno fa in Tripolitania fra il 30% e il 50 % del prodotto interno lordo della regione proveniva dal traffico di esseri umani. Qualora questa percentuale fosse corretta, oltre a respingere i migranti illegali -costruendo un così detto tappo tramite la Guardia Costiera libica-, è necessario fornire alle comunità della Tripolitania- almeno temporaneamente, finché la Libia non si stabilizzerà – un’alternativa, dal momento che sopravvivono esclusivamente con la rendita di questi traffici. Senza fornire un’alternativa redditizia, il problema non verrà mai risolto. L’Italia, oggi, lo sta facendo da sola, dimostrando all’Unione Europea che fermare i flussi migratori è possibile. È chiaro, però, che un progetto del genere non può limitarsi a un blocco navale che fermi i barconi e li riporti indietro, ma deve anche valutare come sarebbe possibile mantenere suddetto blocco, aiutando le comunità libiche. Per ora l’Italia lo sta facendo, gli altri europei chiacchierano, e questo già secondo me ha un significato importante anche per la credibilità del nostro Paese.

Minniti chi avrebbe incontrato? Sindaci o capi tribù?

Si tratta dei responsabili delle città e delle comunità tribali. La Libia è divisa in zone abitate da tribù. È chiaro che in una città vi sia una tribù maggioritaria, ma questo non vuol dire che non vi siano anche tribù minoritarie. L’appartenenza tribale delle città – soprattutto nel sud desertico del Paese – è consolidata. Quindi, interloquire con i sindaci locali significa relazionarsi con delle figure tribali, sono amministratori e al tempo stesso figure tribali. Questo è un aspetto che caratterizza fortemente la Libia. Gheddafi rimase al potere tenendo in equilibrio le esigenze delle diverse tribù. Queste sono le caratteristiche del Paese e l’Italia deve riflettere e ragionare su quali siano le esigenze e le caratteristiche della Libia, altrimenti non risolverà alcun problema.

Arrivare ad accordi con milizie locali è una necessità per poter aiutare la Libia a raggiungere una maggior stabilità e allo stesso tempo per prevenire e fermare le traversate di barconi?

Al Sarraj non ha un suo esercito, al contrario di Haftar. Il Governo di Unità Nazionale libico può contare sull’appoggio di organizzazioni per lo più tribali e politiche. Ognuna di queste fazioni che lo sostiene ha una sua milizia cittadina locale su base tribale, e questo vale per tutte le città libiche. Nel Paese si contano più di 300 milizie e rappresentano un’istituzione. Dopo la caduta di Gheddafi, ogni pseudo-governo libico ha attributi a tutte le milizie che lo appoggiavano degli incarichi istituzionali. In realtà in Libia la milizia dipende dal Ministero degli Interni, non si tratta della polizia. Quindi, negoziare e discutere con le milizie che fanno spesso capo alle autorità locali oltre allo Stato centrale – che ha un peso relativo oggi -, non è una scelta, ma è una necessità.

Recentemente, secondo Reuters, a Sabrata – spiaggia da dove partiva il più alto numero di barconi e gommoni, dove c’era una base dell’ISIS bombardata dagli americani nel 2016 – vi è una milizia, ovvero Brigata 48, che ferma i barconi sulla spiaggia e impedisce loro di salpare, e qualcuno ha fatto caso che proprio in quei giorni è atterrato a Sabrata un aereo italiano che ha trasportato un carico di medicinali e materiale sanitario per l’ospedale di Sabrata. Ci si è fatti quindi l’idea che l’Italia stia pagando tali milizie per fermare i traffici, ma questo non posso confermarlo, in quanto non ho trovato conferme ufficiali. Ritengo opportuno però dire che, se l’Italia stesse aiutando la comunità di Sabrata in termini di infrastrutture, di sanitari e di supporto alle esigenze della comunità stessa, e così facendo riuscisse a far sì che la Brigata 84, invece di prendere il pizzo dai trafficanti, li fermi e li combatta, io credo che l’Itali abbia fatto un’ottima operazione.

Ma le milizie non sono irregolari?

Se ci fosse una polizia efficiente ed efficace in Libia non avremo nemmeno il problema dell’emergenza migranti. Quindi, è necessario trattare, dialogare e discutere e trovare intese con chi è presente e ha il controllo del territorio, e se si tratta delle milizie, è gioco forza trattare con loro se si vogliono risolvere i problemi. Credo, quindi, che l’Italia stia facendo l’unica cosa necessaria, e che la stia facendo da sola, perché l’Europa, come al solito, è aria fritta. I nostri partner europei sono i nostri peggiori rivali, sarebbero ben felici i francesi e i tedeschi di vederci invasi da altri 3 milioni di africani che fanno saltare per aria l’Italia sul paino sociale e forse anche della democrazia. Sono d’accordo con quanto detto dal Ministro Minniti, ovvero che dobbiamo agire perché la nostra democrazia è a rischio.

La ‘mossa’ italiana per fermare i flussi migratori, ovvero pagare le milizie, ammesso che sia vero, è quindi collegata a quanto asserito dal Ministro?

Io sono convinto che il cambio di rotta del Governo italiano sia determinato essenzialmente dal fatto che la maggioranza dell’attuale Governo abbia preso una batosta elettorale a giugno. Le elezioni hanno fatto capire anche alla maggioranza che la questione dei migranti sta montando l’odio degli italiani, ma per una ragione molto semplice: l’Italia ha attuato sull’immigrazione una politica che è quella di decentrare e mettere nei piccoli centri piccoli gruppi di immigrati illegali, evitando così grandi rivolte nei centri urbani. Così facendo, però, molti italiani, anche nei piccoli communi, si sono trovati di fronte a una realtà diversa. Mi spiego, hanno visto che i migranti non sono bambini disperati, bensì uomini adulti in condizioni fisiche perfette, che non scappano da guerre e che spesso hanno pretese assurde e sono anche arroganti. Tutto ciò ha fatto capire al PD che le prossime elezioni le avrebbero perse con questa politica migratoria e infatti, dopo le elezioni amministrative, è stato dato il via al Ministro Minniti, il quale ha molti più nemici nel Governo che nell’opposizione. Minniti sta percorrendo una strada giusta che l’Italia avrebbe dovuto percorrere 4 anni fa, anziché fare Mare Nostrum, e cioè decidere di fermare queste persone, soccorrerle tutte e riportarle in Libia. Se l’avessimo fatto subito, ci saremo risparmiati 650 mila sbarchi di immigrati illegali negli ultimi 4 anni.

Si parla di ben 5 milioni di dollari alle milizie libiche da parte del governo italiano per fermare i traffici di migranti e contrattare quindi con i trafficanti illegali e pare che questa sia una procedura che l’Italia segue da tempo nel sud della Libia. Può commentare?

Non ho informazioni a tal proposito e non posso quindi aggiungere dettagli a quanto sostengono queste fonti. Posso però dire due cose al riguardo: in primis, secondo me, qualora fosse vero, avrebbero fatto bene: questo è un Paese che spende 5 miliardi di euro destinati a cooperative , caritas, enti cattolici, etc, per accogliere in Italia persone senza alcun diritto di essere accolte, in quanto la convenzioe di Ginevra sui rifugiati non prevede che i criminali possano essere pagati per attraversare le frontiere. La convenzione prevede che un individuo possa lasciare un Paese in stato di guerra, o dove è perseguitato, recarsi in un campo profughi e fare domanda di accoglienza ed asilo. Quindi, chiuque sbarchi in Italia pagando dei criminali è un clandestino e andrebbe non solo rimpatriato, ma respinto immediatamente in base al diritto internazionale . Nel 2017 l’Italia ha speso 5 miliardi per arricchire i vari enti – ciascuno con il proprio carro politico di riferimento, non per forza solo del centro sinistra-, e ci scandalizziamo se abbiam speso cinque milioni per pagare una milizia affinché fermi questi traffici illeciti? Ben vengano queste iniziative, anzi spero che l’Italia paghi altri 5 milioni ad altre milizie per boccare questi flussi.

La seconda valutazione che mi sento di fare è questa. Improvvismente la stampa internazionale -e quindi i Paesi che hanno spesso dietro i loro governi e i loro servizi di intelligence – attacca l’Italia per aver pagato delle milizie libiche, guarda caso nelle ultime due settimane, proprio quando l’Italia ha deciso di agire per fermare i flussi che la stavano facendo andare a fondo. Questa coincidenza mi fa un po’ riflettere, dal momento che, finchè l’Italia era un Paese materasso che accoglieva chiunque pagasse i criminali , la stampa la lodava, mentre oggi che l’Italia si dimostra non solo capace di difendere i suoi interessi vitali nazionali, ma si presenta ai vertici europei dimostrando che si possono fermare i flussi migratori, i media internazionali, imboccati a dovere, ci raccontano come fonti importantissime e molto ben informate dichiarano che l’Italia paga i criminali. Non credo ci sia bisogno di ripetere che i nostri alleati sono i nostri peggiori nemici, dagli americani agli inglesi, francesi,e tedeschi. Fanno i moralisti tramite i loro media, accusando Roma di avere rapporti con milizie e criminali, ma gli inglesi, i francesi e gli americani sono in Libia con le loro forze speciali e le loro intelligence da molti anni, e anche loro hanno sempre lavorato appoggiandosi alle milizie locali, come quelle di Misuraata e Haftar.

In Libia ci sono solo le milizie, e se si vuole operare o lavorare nel Paese devi solo parlare con loro.

Allora se questi 5 milioni fossero serviti a tutelare la sicurezza e gli interessi vitli nazionali perchè il governo non lo ha reso pubblico?

Io non so se l’Italia abbia pagato o meno, ma qualora così fosse, secondo me avrebbe fatto bene, e allo stesso tempo avrebbe fatto bene a negarlo, in quanto uno Stato non ammette mai di negoziare con gruppi e/o enti illegali e questo non vale solo per l’Italia.

Per esempio, quando uno Stato paga il riscatto per liberare persone catturate da terroristi non ammetterà mai di averli pagati, dal momento che esistono convenzioni che gli Stati devono rispettare. Non è neanche detto che l’italia abbia stretto accordi direttamente con questi gruppi. Esitono diversi modi per poter arrivare ad un accordo, per esempio affidandosi ad intermediari – non è necesssari inviare un Ministro per trattare con un capobanda, i servizi di sicurezza hanno anche questo tra i loro obiettivi.

Che cosa ci puo’ dire delle fonti libiche che avrebbero confermato quanto detto?

Avere fonti in Libia non è difficile, ma avere fonti affidabili è molto difficile. Quando dico affidabili, intendo dire che non parlino per soldi, o per portare o togliere acqua al mulino di qualche gruppo, attore e/o milizia locale . La Libia è un Paese destabilizzato e non vi sono garanzie. Prenderei pertanto con le pinze qualsiasi informazione che proviene da lì.

Siccome mi pare che nessunno abbia intenzioni di sbarcare in libia e piazzarci il tricolore e farla diventare una colonia, in modo da poter gestire noi italiani la libia, è quindi necessario trattare con chiscontrola i vari territori, se l’Italia lo sta facendo, vuol dire che finalmente ha attuato una poitica dell’agire e non delle chiacchere buoniste, umanitarie e non disinteressate ad acuni inutili interessi.

Un’Italia che agisce e che torna ad essere protagonista in Libia, facendo sentire la sua voce e conquistando il consenso di milizie e fette di societa libiche. Tutto ciò non viene visto di buon occhio dai suoi pseudo–alleati – ma competitors -, che furono gli stessi che nel 2011 vollero la guerra contro Gheddafi con l’obiettivo di togliere l”influenza dell’Italia in Libia. Il Ministro degli esteri britannico si è recato a Bengasi circa una settimana fa per promettere ad Haftar 9 milioni di euro di aiuti per combattere il terrorismo e l’immigrazione illegale, ma sappiamo che dalle coste di Haftar -Cirenaica – non partono i barconi diretti in Italia,ma partono dalle coste della Tripolitania.

 Quindi, secondo lei perchè il Ministro britannico avrebbe promesso 9 milioni di euro ad Haftar per la questione migratoria, quando la maggior parte dei barconi salpano dalle coste della Tripolitania?

È chiaro che così facendo il Ministro sta perseguendo gli interessi britannici, che – sia chiaro – non sono quelli dell’Itaia, ma spesso sono un’antitesi.

Basta pensare che lo stesso Macron ha organizzato poche settimane fa un meeting con Haftar e Al-Sarraj senza coinvolgere l’Italia, dimostrandosi così come un leader che persegue gli interessi della Francia e non quelli dell’Europa.

L’accordo con le milizie, secondo le fonti , durerà un mese, 5 milioni in cambio di 30 giorni di stop ai flussi migratori illegali, dopo di che?

Non so cosa potrà succedere, l’unica cosa che posso dire è che l’Italia deve lavorare per garantire una maggior stabilità in Libia e, semmai sarà possibile, ci vorrà qualche tempo.

Quando la Libia sarà un Paese stabile, quando ci sarà un Governo legittimo, quando avrà le sue fonti di reddito – probabilmente il petrolio libico tornerà ad essere il principale, come lo è già, fornitore di denaro per un Governo legittimo, allora le milizie diventeranno il corpo di polizia che riceverà uno stipendio e probabilmente svolgerà il suo mestiere in maniera autonoma.

In questo momento l’Italia non è in grado di determinare da sola il futuro della Libia.

Pertanto, se si vogliono fermare i flussi migratori illegali, si deve inevitabilmente trattare con chi in Libia vi ha che fare con i trafficanti, e se e milizie chiedono 5 milioni di dollari , questa somma va data loro.

Non c’è un’ alternativa?

L’unica alternativa che mi viene in mente è la seguente: soccorrere in mare tutti i migranti e sbarcarli su di una spiaggia libica a caso senza negoziare con i libici. Così facendo, però, l’Italia si trovrebbe di fronte a delle milizie locali inevitabilmente ostili. Inoltre, i respingimenti forzati con una protezione navale italiana potrebbero essere interpretati come un’azione militare in un territorio sovrano – anche se privo di un Governo vero. Questo tipo di azione potrebbe consentire all’Italia di riportare indietro migranti illegali senza fare accordi con milizie locali, ma comporterebbe allo stesso tempo molti rischi, come ad esempio il rischio di provocare uno scontro tra i nostri militari che sbarcano i migranti respinti e le stesse milizie.

Se oggi l’Italia decide di riportare indietro i migranti e di bloccare i flussi senza usare la forza militare, ma attraverso l’aiuto della Guardia Costiera libica e contando sulla collaborazione delle milizie locali – le stesse che fino a ieri si guadagnavano il pane sostenendo i trafficanti illegali – , vuol dire che sta scegliendo di pagare, e l ‘alternativa a pagare è sparare. L’Italia è pronta a dover sparare contro la costa libica respingendo i migranti illegali?

Secondo me, il Governo italiano attuale non ha nè la volontà, nè l’interesse a farlo, anche perchè l’Italia guadagnerebbe nel pagare i miliziani locali, in quanto spenderebbe 60 milioni l’anno, anzichè i 5 miliardi spesi per foraggiare cooperative,caritas e vari personaggi che accolgono in Italia immigrati. Pertanto, secondo me, conviene spendere 60 milioni l’anno per far rimanere gli immigrti sulle coste libiche, anzichè spendere 5 miliardi per un’accoglienza sempre piu’ assurda , inutile e devastante per l’Italia.