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Migranti, la rotta spagnola che può rovesciare gli equilibri dell’Ue

26 Agosto 2017

Nel 2017 sono arrivati 8.700 richiedenti asilo via Gibilterra. La breccia alternativa all’Italia. Il vicino Marocco però è il secondo Paese per numero di foreign fighter. Un quadro esplosivo che vede Madrid impreparata.


La Spagna non rispetta gli impegni. Madrid ha accolto solo il 6,8% delle quote migranti concordato con l’Unione europea e il tempo a sua disposizione sta per scadere. Dall’altra parte sono 8.700 le persone arrivate dal Marocco in cerca di asilo dall’inizio del 2017. L’attentato di Barcellona pone interrogativi su un Paese finora rimasto all’ombra della questione migranti. La rotta del Mediterraneo occidentale potrebbe essere una nuova alternativa all’Italia per chi cerca di raggiungere l’Europa, ma rischia di generare una pressione pericolosa sulle frontiere terrestri di Ceuta e Melilla.

La Spagna si era impegnata con Bruxelles nel 2015 ad accogliere 1.449 rifugiati fermi in Paesi esterni alla Ue, come Turchia, Libano e Giordania, prima del 20 luglio 2017. A tempo scaduto solo 631 persone, ossia il 43%, erano effettivamente arrivate. Dall’altra parte il governo di Mariano Rajoy ha accordato l’asilo di 15.888 rifugiati già presenti nel territorio di altri Stati membri dell’Unione, principalmente Grecia e Italia. Di questi solo 1.093 persone sono arrivate in Spagna, cioè il 6,8%.

«RAJOY NON VUOLE I RIFUGIATI». Secondo i patti il periodo per accogliere questo gruppo scade il 26 settembre 2017. Un tempo che appare ormai troppo esiguo perché la Spagna possa recuperare il ritardo accumulato. Esteban Beltrán, direttore di Amnesty international a Madrid, spiega: «Il governo non vuole che la Spagna si trasformi in un Paese di rifugiati. Ci sono prove evidenti di come l’esecutivo di Rajoy stia evitando la questione. Certo non è facile, però altri Stati hanno dimostrato di saper fare meglio. Quello che manca è la volontà politica».

Gli impegni mancati toccano l’Italia, che deve sopportare anche quei numeri originariamente destinati alla Spagna. Nell’ultima riunione dell’esecutivo, il 12 luglio, la vice presidente Santamaría Soraya Sáenz dichiarava che il Paese avrebbe cominciato ad accogliere 500 migranti in più al mese. Le promesse sono però svanite nel nulla: nel mese di luglio solo 24 migranti sono arrivati in Spagna dall’Italia, 23 eritrei e un siriano.

EL PUEBLO DISPOSTO AD ACCOGLIERE. Nel frattempo la società civile spagnola, in controtendenza a quasi tutto il resto dell’Europa, spinge perché il governo metta in pratica azioni concrete per l’accoglienza dei migranti. Il 27 giugno, più di un centinaio di associazioni, Ong, collettivi e movimenti sociali hanno riunito alcune migliaia di persone. Una manifestazione che ha attraversato le strade della capitale al grido di «Queremos acoger ya», vogliamo accogliere. Per non parlare dei movimenti sociali di Catalogna e Paesi Baschi, da sempre a favore dell’aiuto umanitario. Secondo Gonzalo Fanjul, giornalista esperto in migrazioni e crisi umanitarie, «è fondamentale far sapere che la società civile sta dalla parte giusta della storia».

La Spagna non è solo un Paese di destinazione, ma anche di sbarco. La rotta del Mediterraneo occidentale, di cui si parla meno, passa attraverso lo stretto di Gibilterra. Rifugiati provenienti principalmente dall’Africa occidentale: Guinea, Costa d’Avorio e Gambia. Secondo i dati dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) dall’inizio del 2017 sono 8.700 i richiedenti asilo sbarcati in Spagna, poco in confronto ai 97.376 dell’Italia e ai 12.440 della Grecia.

OLTRE LA FRONTIERA TERRESTRE. Degli arrivati in Spagna, più di 4 mila l’hanno fatto via mare, partendo dai vari porti del Nord del Marocco per approdare in Andalusia. Molti altri invece, quasi 3 mila, hanno attraversato la frontiera terrestre che divide le due enclavi spagnole in territorio africano dal Marocco: Ceuta e Melilla. Questi due territori rappresentano la sola frontiera terrestre tra Europa e Africa.

«IL PAESE NON È PREPARATO». María Jesús Vega, portavoce di Unhcr in Spagna, spiegava poco prima della strage di Barcellona: «Il Paese non è preparato per accogliere i migranti. Non ci sono i mezzi né le risorse per far fronte all’esodo massiccio dal Nord Africa. Quello che chiediamo è che vengano messi in atto meccanismi che permettano di ricevere con dignità le persone che arriveranno».

Secondo l’International organisation for migration (Iom) la Spagna potrebbe diventare una destinazione più importante della Grecia e una nuova alternativa all’Italia. La rotta spagnola, seppur poco seguita da giornali e televisioni, è sempre stata una delle tre strade principali per raggiungere l’Europa. I recenti cambiamenti politici rischiano di farla esplodere.

MAROCCO AD ALTA TENSIONE. Non è il solo problema che deve risolvere la Spagna, che si ritroverà probabilmente a dover chiedere aiuto all’Europa con la cattiva immagine degli impegni mancati in precedenza. Lì vicino c’è anche il Rif: il Nord del Marocco è una regione da anni in forte recessione economica, le recenti manifestazioni violente mettono in luce i punti deboli del nuovo progetto economico marocchino.

Il Marocco è il secondo per provenienza di foreign fighter (i combattenti stranieri) nell’esercito dello Stato islamico, 1.700 dall’inizio della guerra civile siriana. La maggior parte di questi arriva dal vuoto di prospettive che si é creato sul Rif. In questo contesto potenzialmente esplosivo la Spagna si presenta impreparata, con un governo intento a difendersi dalle accuse di corruzione e con la spinosa questione del referendum per l’indipendenza catalana dell’ottobre 2017.

EQUILIBRIO UE SCRICCHIOLANTE. Le colonne d’Ercole sono un anello debole nella cortina protettiva che sta creando attorno a sé l’Unione europea per difendersi dalla minaccia del terrorismo. Un aumento della pressione migratoria tra Marocco e Spagna potrebbe alleggerire le tensioni in altri Paesi, soprattutto in Italia, ma anche rovesciare un equilibrio europeo già scricchiolante.