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Qatar-Arabia, uno strappo figlio dell’azzardo di Trump

5 Giugno 2017

I sauditi mettono all’angolo Doha, forti dell’appoggio incondizionato del presidente statunitense. Che con questa mossa si dimostra impreparato. E soffia sul fuoco di nuovi conflitti. Il politologo Parsi a L43.

Hanno finanziato l’estremismo islamico in giro per il mondo fin dagli Anni 80, subendone il ritorno di fiamma quando i gruppi jihadisti gli si sono rivoltati contro. E adesso, usando proprio il pretesto della guerra al terrorismo, i sauditi hanno sferrato un attacco diplomatico senza precedenti contro vicino di casa: il Qatar. L’Arabia Saudita ha puntato il dito contro lo stesso atteggiamento ambiguo verso il fondamentalismo che ha contraddistinto per anni la sua stessa politica. Ed è riuscita, spalleggiata da Egitto, Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Yemen, a isolare un avversario tanto piccolo quanto potente.

L’AMICIZIA RITROVATA CON WASHINGTON. Per fare ciò ha avuto bisogno del tacito assenso degli Usa, i grandi protettori del Golfo Persico, il cui presidente, all’opposto del suo predecessore, è apertamente disinteressato alle beghe interne degli alleati. «È una follia», spiega a Lettera43.it il politologo Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni Internazionali, «i sauditi si sentono forti del nuovo appoggio incondizionato dell’America e fanno ciò che non potevano fare prima. Ma Trump ha fatto i conti senza l’oste, dimenticandosi apparentemente che gli Usa hanno la loro più importante base aerea in Medio Oriente proprio in Qatar».