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Libia: il ritorno di Gheddafi?

15 Giugno 2017

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L’11 giugno scorso Seif Al Islam Mu Ammar Gheddafi, figlio preferito di Gheddafi, è stato rilasciato dalla Brigata Abu Bakr al Sadiq, una milizia di ex ribelli che controlla la città di Zintan, su richiesta del governo ad interim di Abdullah al-Thani, Primo ministro della Libia dall’11 marzo del 2014. La notizia della liberazione viene annunciata da un post, pubblicato su Facebook, il quattordicesimo giorno del Ramadan, in base ad un’amnistia del Parlamento, che si trova a Baida, nell’est del Paese, vicino Bengasi. Il post recita «Abbiamo deciso di liberare Saif al Islam Gheddafi, egli ora è libero».

Seif Al Islam, oltre ad essere stato designato dal padre, come suo successore, ha svolto più volte funzioni in realtà appartenenti al Primo Ministro. Il suo nome in arabo significa spada dell’Islam, è considerato da sempre il successore alla leadership libica, nonostante fosse il secondo degli otto figli di Gheddafi.  Si è sempre schierato dalla parte del padre fin dallo scoppio della Guerra civile libica del 2011. Insieme a Musa Ibrahim, portavoce ufficiale del governo, è stato per anni l’interlocutore privilegiato tra l’ex-governo e la stampa internazionale. Proprio per questo impegno politico al fianco del padre, è stato emanato, nei suoi confronti, un mandato d’arresto il 16 maggio 2011. Il mandato fu firmato dal procuratore della Corte Penale Internazionale dell’Aja Luis Moreno Ocampo, con l’accusa di ‘crimini contro l’umanità’, provvedimento confermato il 27 giugno dello stesso anno. Oltre al tribunale dell’Aja, anche un tribunale di Tripoli, a luglio 2015, ha ordinato l’immediata cattura e la condanna a morte di Al Islam, per il suo ruolo nella repressione della rivolta.  La guerra civile è durata otto lunghi mesi nel 2011, e nella rivoluzione persero la vita altri tre dei figli di Gheddafi. Al termine gli ultimi tre fratelli di Seif, insieme alla madre Safiya, trovarono rifugio prima in Algeria e poi in Oman.