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CARLO FORMENTI – Alitalia, Ilva, Arlecchino e Pantalone

5 Maggio 2017

Alitalia e Ilva sono due imprese strategiche per il sistema industriale italiano, due imprese che – in ossequio ai dettami del pensiero unico liberista – sono finite assieme ad altre non meno strategiche nel tritacarne delle privatizzazioni, messo in moto da tutte le forze politiche – di destra e “di sinistra” – che si sono succedute alla guida di questo Paese dagli anni Ottanta del secolo scorso a oggi. Se mai qualcuno scriverà la storia del processo di de industrializzazione che i Paesi del Sud Europa hanno dovuto subire negli ultimi decenni, per adattarsi alla divisione internazionale del lavoro imposta, non dalla impersonale razionalità dei “mercati”, bensì dai superiori interessi della Ue a guida tedesca, non potrà non paragonare il ruolo delle nostre élite economiche e politiche a quello delle borghesie “compradore” e dei governi corrotti che in Africa, e in altre regioni coloniali ed ex o neo coloniali del mondo, hanno venduto i rispettivi popoli agli interessi del capitale globale.

Penso che in quella storia dovrà esserci un capitolo dedicato al ruolo dei media che hanno taciuto su quei crimini, sfornando narrazioni che falsificano la realtà. Un ultimo esempio? Sul Corriere del 2 giugno, Goffredo Buccini si scaglia contro i sindacati i quali, per salvare i posti di lavoro delle migliaia di dipendenti che verranno sacrificati in seguito alla svendita di Alitalia e Ilva a multinazionali straniere, pretenderebbero di nazionalizzare i due marchi, pensano cioè, scrive il nostro, “che al dunque possa pagare ancora e sempre Pantalone, cioè lo Stato, cioè noi”.

Prima di decodificare questo estemporaneo riferimento alla commedia dell’arte, vanno ricordate alcune cosette: 1) è quantomeno difficile (come lo stesso Buccini riconosce) scaricare sui lavoratori e sul sindacato la responsabilità del doppio disastro, sorvolando su quelle di manager e governi; 2) ancor più difficile attribuire al sindacato una sistematica strategia “statalista”, visto che la resistenza sindacale alle privatizzazioni selvagge è stata dir poco moderata, ad eccezione di casi – come i due di cui stiamo parlando – in cui la rabbia dei lavoratori rischia di sommergerli (giova ricordare che in Alitalia e all’Ilva i sindacati di base hanno già eroso gran parte del consenso di CGIL, CISL e UIL); 3) chi acquisterà le due imprese non avrà alcun interesse a “risanarle”, ma ne prosciugherà le risorse per poi buttarle via come limoni spremuti: 4) Buccini ricorda (in questo caso a ragione) che in passato i sindacati hanno chiuso entrambi gli occhi sul disastro ambientale provocato dall’Ilva, dimentica però di aggiungere che gli eventuali acquirenti si guarderanno bene dall’investire nelle costosissime tecnologie che permetterebbero, ad un tempo, di non ridurre la produzione e salvaguardare l’ambiente: meglio tagliare la produzione (anche per non fare concorrenza alle altre imprese del proprio gruppo) e l’organico.